India nuova frontiera dell’amministrazione Obama
Mumbai (AsiaNews) – La parziale sconfitta alle elezioni di mid-term e la crisi economica ridimensionano le aspettative della prima visita di Barak Obama in India che inizierà domani e durerà fino al prossimo 9 novembre. Il governo di New Delhi ha già annunciato che la visita non genererà alcun "big bang" , ma contribuirà soprattutto a creare un quadro strategico di lungo termine sia dal punto di vista economico che diplomatico, ma anche sulla lotta al terrorismo. Da parte americana vi è invece la volontà di dare un forte segnale al governo cinese in costante espansione nella regione. Nei giorni scorsi lo stesso presidente Usa ha sottolineato che il suo viaggio in Asia “punta ad aprire nuovi mercati alle nostre aziende per creare posti di lavoro”.
Obama arriverà domani mattina all’aeroporto di Mumbai e soggiornerà presso l'hotel Taj Mahal Palace, dove renderà omaggio alle 166 vittime degli attentati terroristici del 2008. Nella capitale economica dell’India il presidente Usa incontrerà i rappresentanti di oltre 350 società indiane e celebrerà la festa del Diwali alla scuola elementare cattolica del Santo Nome, situata a sud di Mumbai. Domenica si recherà a New Delhi dove cenerà insieme al Primo ministro Manmohan Singh. L’8 novembre Obama, dopo una cerimonia al palazzo presidenziale, farà visita alla tomba del Mahatma Gandhi, da lui considerato uno dei suoi grandi ispiratori.
Secondo p. George Palthottam, segretario esecutivo della Conferenza episcopale indiana per le comunicazioni sociali, la visita porterà un sensibile avvicinamento tra i due Paesi.
"Credo – afferma ad AsiaNews – che relazioni indo-statunitense miglioreranno, ma l'America deve fidarsi di più dell’impegno dell’India nella lotta al terrorismo globale. Nel nostro Paese la percezione è che gli Stati non facciano abbastanza per difendere gli indiani dalle minacce dell’estremismo islamico”.
“Penso – continua – che gli Usa siano troppo preoccupati a proteggere i loro interessi economici e non tengano conto dell’importante contributo all’economia globale dato dall’India”. Il sacerdote sottolinea che in questi anni New Delhi ha compiuto molti progressi anche nel promuovere la pace e la stabilità mondiale, ma ha bisogno del riconoscimento e dell’aiuto di Paesi come gli Stati per progredire. “L’ India – afferma – non può essere considerato solo un utile alleato, ma deve essere coinvolta come partner attivo nella discussione di questi temi fondamentali”.
Per p. George Obama, con la sua storia, può dare un segnale potente a quanti sostengono la politica delle caste e della discriminazione razziale e religiosa.
“Tutti noi dobbiamo capire che è ora di uscire dal medioevo e che non c'è nulla di male nel mutuare da Paesi come gli Usa valori come l’uguaglianza, pari opportunità e altri principi democratici”.
Sullo stesso argomento, Lenin Raghuvanshi, direttore del People’s Vigililance Committee on Human Rights (Pvchr) afferma: “Facciamo appello ad Obama perché tenga conto nella sua visita la situazione di milioni di dalit che ogni giorno subiscono privazioni e violenze a causa dei pregiudizi di casta”. Il responsabile del Pvchr spera che il presidente Usa affronti anche il problema della tutela minoranze religiose, in particolare i cristiani spesso oggetto di violenze sia da parte degli estremisti indù che musulmani.
Ha collaborato Nirmala Carvalho