31/03/2008, 00.00
INDIA
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India e Cina, cresce la competizione per le fonti d’energia

Battuta dalla Cina per i giacimenti in Kazakistan e Myanmar, ora New Delhi guarda ad Africa e America Latina. Agli Stati africani offre denaro e la costruzione di opere, ma ancora una volta deve competere con Pechino.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – L’India cerca di ottenere il petrolio dell’Angola e perfeziona gli accordi per quello del Venezuela. Il terzo maggior consumatore mondiale di petrolio (241 milioni di tonnellate l’anno, 4,8 milioni di barili al giorno), dopo essere stato battuto dalla Cina per i più vicini giacimenti di Kazakistan e Myanmar, ha lanciato una strategia di respiro mondiale.

L’Angola ha una produzione di 1,9 milioni di barili al giorno ma giacimenti assai poco sfruttati e stimati pari alle importazioni indiane per 11 anni. Ma, ancora una volta, si trova a competere con Pechino, da anni attiva in Africa. Per la ricerca e lo sfruttamento dei giacimenti competono – secondo fonti dell’Angola - 43 compagnie estere, anche di India e Cina. In palio 11 licenze per giacimenti stimati pari a 9,6 miliardi di barili.

New Delhi “impara” dalla Cina: ha offerto a Nigeria e Sudan di costruire porti e ferrovie e lo scorso novembre ha ospitato una conferenza di due giorni con gli Stati africani per discutere di petrolio e cooperazione. L’India produce solo metà del gas necessario per il suo fabbisogno energetico, ciò che causa frequenti black out e intralcia la crescita economica.

Il prossimo mese Murli Deora, ministro indiano per il Petrolio, volerà in Venezuela per perfezionare gli accordi tra la produttrice leader indiana Oil & Natural Gas Corp. e la statale Petroleos de Venezuela SA: previsto un investimento di oltre 356 milioni di dollari per operare nella zona di San Cristobal.

Intanto l’India aspetta che la Russia decida se concederle ulteriori diritti di ricerca ed estrazione nell’area dell’isola Sakhalin. Allo studio, da anni, anche un gasdotto dall’Iran via Pakistan, ma gli Stati Uniti lo contrastano e New Delhi non vede di buon occhio accordi con il tradizionale rivale Pakistan.

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