India, minacce di morte a John Dayal, attivista cristiano: "La mia gogna pubblica è una cospirazione degli indù"
New Delhi (AsiaNews) - Si tratta di un “attacco pianificato. Ho ricevuto minacce di morte e di violenza da tante persone. La mia reputazione è distrutta, la mia vita in pericolo. Temo per la mia vita e la mia libertà, ma soprattutto è in corso una cospirazione per distruggere l’armonia religiosa”. È quanto scrive il dott. John Dayal, attivista cristiano e membro del National Integration Council, nella denuncia formale presentata presso il commissariato di polizia a Delhi, in seguito agli attacchi che egli riceve da giorni sul suo profilo Twitter e sul telefono cellulare. “La campagna di insulti - continua - non è rivolta solo contro di me, ma contro la comunità cristiana in generale. Appare come un vero attacco orchestrato per compromettere l’armonia religiosa e ferire i sentimenti dei cristiani e di tutti gli indiani”.
Un gruppo di cinque persone - tra cui Pramod Singh, presidente della Christians Lawyers Association, Abraham M. Pattiyani, membro governativo della Delhi Minority Commission e p. Savari Muthu, portavoce dell’arcidiocesi di Delhi - hanno incontrato ieri Bhim Sain Bassi, commissario della capitale indiana. I cinque hanno espresso preoccupazione per le minacce che l’attivista cristiano sta subendo. Iniziato il 12 settembre scorso, l’attacco sul social network è diventato virale, tanto che nel giro di poche ora il tema “Vergogna per John Dayal” è diventato una delle “Tendenze” della famosa piattaforma [le “Tendenze” indicano i temi più seguiti dal pubblico, che ritwittando lo stesso argomento creano una classifica delle questioni calde del momento - ndr].
Il dott. Dayal, anche segretario generale dell’All India Christians Council ed ex presidente della All India Catholic Union, riceve da tempo intimidazioni e offese. Nella denuncia scrive: “Utilizzo Twitter come mezzo di comunicazione con le persone. Sono il bersaglio di vili attacchi (alla persona e alla mia fede) da parte di criminali. Ricevo minacce in modo regolare e vivo sotto costante paura. Ho sporto reclamo davanti alle autorità competenti, ma non è stato preso alcun provvedimento”.
Egli racconta anche che i radicali indù sono entrati in possesso del suo numero di cellulare e lo hanno pubblicato sul sito, invitando il mondo intero a minacciarlo e offenderlo. Da quel momento, non può più utilizzare il telefono. Dayal ha richiesto alla polizia indiana di agire contro chi lo perseguita e di proteggerlo da ulteriori danni alla sua persona e alla comunità dei cristiani.
Da tempo i fondamentalisti indù prendono di mira chiese e comunità cattoliche, accusate di fare proselitismo tra la popolazione. Molti attivisti hanno condannato l’attacco sui propri profili web. Tra questi anche il dott. Ram Puniyani, laico e strenuo difensore dell’armonia sociale in India. Egli ha scritto sulla sua pagina personale: “Le minacce di offese e morte contro il dott. John Dayal sono uno degli episodi più allarmanti degli ultimi tempi. Egli è il principale difensore dei diritti umani. È impegnato in modo serio nella difesa di valori come pluralismo, laicità, armonia sociale e degli strati più poveri della società. È un attivista stimato e di lunga data, sostiene i diritti delle minoranze, dei dalit e adivasi”. “Abbiamo bisogno - continua Puniyani di affermare il ‘diritto al dissenso’ e di assicurare che queste minacce online siano registrate come crimini. Chiediamo che sa garantita al dott. Dayal adeguata protezione. Coloro che insistono in questi crimini di odio devono essere identificati e puniti secondo la legge”.
Infine Karuna Dayal, la figlia, direttrice di un giornale online, riferisce: “Mio padre è un cittadino indiano, giornalista e attivista in favore dei diritti delle minoranze. Io ho visto crescere il suo impegno giorno dopo giorno, e i suoi risparmi ridursi sempre di più perché è un giornalista senza mezzi termini, troppo intrepido per lavorare a tempo pieno. È stata una sua scelta ridurre il proprio lavoro per dedicarsi ai più svantaggiati, ma non deve essere una scelta il diritto di vivere senza paura nel suo Paese. Il suo attivismo non dà il permesso di perseguitarlo o insultarlo a chi non è d’accordo con lui”.
Nonostante le minacce, il dott. Dayal scrive nella denuncia: “Mi rifiuto di rimanere in silenzio, costretto o intimidito. Continuerò il mio lavoro in favore della giustizia e dei diritti umani”.
24/01/2019 11:36
31/05/2018 08:56