India, leader del Bjp polemizza col Papa: "ingiustificata l'accusa di intolleranza religiosa"
Rajnath Singh, presidente del più grande Partito nazionalista indiano, risponde alla preoccupazione del Papa per le leggi anti-conversione in India. "Sono le conversioni che vanno contro la laicità dello Stato, non le leggi che le vietano"
Delhi (AsiaNews/Icns) - Polemica replica di Rajnath Singh, presidente del Bharatiya Janata Party [Bjp, maggior partito politico indiano, di impronta nazionalfondamentalista ndr] alle affermazioni di Benedetto XVI sulle leggi anticonversioni in India. In una lettera al Papa, Rajnath Singh afferma che i commenti papali sono "ingiustificati" ed hanno "addolorato tutti gli indiani".
Il riferimento è al discorso che il Papa ha rivolto il 18 maggio scorso al nuovo ambasciatore dell'India presso la Santa Sede, Amitava Tripathi, in occasione della presentazione delle lettere di credenziale di quest'ultimo. Benedetto XVI ha definito infatti "preoccupanti" i segni "di intolleranza religiosa" che si registrano in alcuni Stati indiani, nei quali a volte emerge "il tentativo riprovevole di legiferare in favore di limitazioni chiaramente discriminatorie sul diritto fondamentale alla libertà religiosa".
Questo, ha sottolineato il Papa, non è soltanto "incostituzionale" e da rifiutarsi "fermamente", ma anche "contrario ai più alti ideali dei padri fondatori dell'India, che hanno creduto in una nazione caratterizzata dalla coesistenza pacifica e dalla tolleranza reciproca fra le religioni differenti ed i gruppi etnici".
"Le leggi indiane risponde Singh nella sua lettera alla Santa Sede non sono contrarie al carattere laico della nazione e sono state approvate in completo accordo alla nostra Costituzione. Esse sono passate anche al vaglio della Corte Suprema, che ne ha eliminato ogni riferimento ad eventuali interpretazioni fraudolente del termine conversione".
"Ha addolorato tutti noi aggiunge il leader politico il riferimento all'intolleranza religiosa fatto al nostro ambasciatore e la richiesta di eliminare le leggi anti-conversione. Sono le conversioni, infatti, le vere attività che vanno contro la laicità della nazione e non le leggi che le proibiscono".
Stesso sdegno per il ministero indiano degli Esteri che in un comunicato stampa diramato il 22 maggio dichiara, in riferimento ai commenti del Papa: "E' universalmente riconosciuto che l'India e' un Paese democratico e laico in cui i fedeli di tutte le religioni godono di pari diritti".
Ancora meno diplomatiche le proteste di alcuni gruppi di fondamentalisti indù del Madhya Pradesh, che sabato 20 maggio hanno bruciato delle fotografie di Benedetto XVI per protesta contro la sua "interferenza negli affari interni dell'India".