India, democrazia a rischio per le violenze tra indù e musulmani
Mumbai (AsiaNews) - Nel 2013 l'India è stata teatro di 479 disordini di matrice religiosa tra le comunità induista e islamica. In totale 107 persone hanno perso la vita (66 musulmani e 41 indù) e 1.697 sono rimaste ferite (794 indù e 703 musulmani). I dati emergono da un documento ufficiale diffuso dal governo centrale, che ha esaminato gli episodi di violenza dall'inizio dell'anno fino al 15 settembre scorso. Per Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), i politici "devono smetterla di fare leva sull'identità religiosa dei cittadini, perché questo rischia di polarizzare la società dal punto di vista confessionale".
L'Uttar Pradesh è lo Stato con il più alto numero di vittime: 62, di cui 42 sono musulmani e 20 indù. Secondo lo studio vi sono stati in totale 93 episodi di violenza tra le due comunità e 102 casi di "tensione". Tra i feriti un totale di 219 sono di fede islamica, 134 di fede induista.
A seguire c'è il Maharashtra, con 100 casi di violenza registrati; il Gujarat, 54; il Bihar, con 40 disordini registrati nei primi 9 mesi del 2013 e 25 episodi di "tensione". In ciascuno Stato vi sono stati una decina di morti e centinaia di feriti, tra entrambe le comunità.
"La democrazia in India - spiega ad AsiaNews Sajan George - è minacciata dalla politica comune, che rischia di minare la l'unità e l'integrità del Paese. Il Gcic e molti analisti temono che le prossime elezioni generali [2014] saranno le più 'sanguinose' dal punto di vista religioso. È significativo che la maggior parte degli Stati indicati nel documento sono guidati (o lo sono stati) dal Bharatiya Janata Party (Bjp)".
Il Bjp è il partito ultranazionalista indù vicino ai movimenti fondamentalisti del Sangh Parivar, che sono responsabili di violenze contro le minoranze del Paese, in particolare quella cristiana e islamica.
13/04/2018 14:47