18/01/2007, 00.00
INDIA
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Indù accusano cristiani di convertire le vittime del “villaggio degli orrori”

di Nirmala Carvalho
Estremisti hanno manifestato perché il governo risarcisca i parenti dei bambini fatti a pezzi a Nithari, per evitare che “missionari cristiani cerchino di convertirli con il denaro”. All India Christian Council: si tratta di propaganda, la polizia non ci ha neppure permesso di avvicinarci.
Mumbai (AsiaNews) - Un centinaio di membri del gruppo estremista Akhil Bhartiya Hindu Mahasabha hanno dimostrato ieri a Noida, Uttar Pradesh, contro i “tentativi dei cristiani di convertire” le famiglie delle vittime di Nithari, l’ormai famigerato “villaggio degli orrori”. Attivisti provano, però, che le accuse nei loro confronti sono solo propaganda fondamentalista indù, che si ripete in ogni situazione di disastro, in cui intervengono i cristiani.
 
Qui ad inizio anno, nel giardino e nelle fogne dell’abitazione di un uomo d’affari, sono stati rinvenuti i resti di circa 40 tra donne e bambini da tempo scomparsi e probabilmente abusati sessualmente e poi uccisi. Le autorità indagano, il padrone di casa Moninder Singh, e il suo cameriere Surender, sono agli arresti, mentre ancora non è chiaro se dietro la vicenda vi sia anche un traffico d’organi.
 
Subito dopo la macabra scoperta, un team dell’All India Christian Council (Aicc) ha visitato le famiglie colpite, denunciando che le vittime erano poveri e fuori casta (dalit), in molti casi provenienti da altri Stati o membri di minoranze religiose. I genitori dei bambini scomparsi raccontano che i figli di famiglie ricche o di caste alte anche se avevano perso i loro bambini, li hanno poi ritrovati con l’aiuto della polizia, mentre le loro prime denunce di sparizione non sono mai state ascoltate.
 
Gli estremisti indù, che hanno manifestato ieri a Noida chiedono al governo di pagare risarcimenti adeguati ai parenti delle vittime, per evitare che “missionari cristiani promettendo denaro e conforto cerchino di convertirli”.
 
John Dayal, Segretario generale dell’Aicc, spiega ad AsiaNews che queste accuse sono tipiche dei fondamentalisti indù: “Hanno fatto lo stesso durante le operazioni di soccorso per lo tsunami, quelle seguite al terremoto in Jammu e Kashmir e in altri disastri; anche Nithari si può considerare una zona disastrata dal punto di vista morale e sociale”. “Come cristiani - continua l’attivista che ha guidato la visita a Nithari – volevamo solo portare conforto a famiglie povere e distrutte dal dolore, questo è anche un segno di responsabilità civica oltre che un valore religioso”.
 
Dayal porta poi le prove della falsità delle accuse mosse contro la comunità cristiana: “Ogni incontro che abbiamo avuto con i parenti delle vittime si é svolto sotto la supervisione della polizia; questa, inoltre, insieme al magistrato locale, ha fermato l’azione del nostro team di indagine per evitare possibili attacchi nei nostri confronti. Non vedo, quindi, come possano essere avvenute conversioni o tentativi di conversione dato che nessun gruppo cristiano si è più potuto avvicinare”.
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