Inchiesta Onu: Lahoud tra i motivi dell’uccisione di Hariri
Beirut (AsiaNews) – Il prolungamento della presidenza di Emile Lahoud – avvenuto nel 2004 su pressioni siriane - è uno dei tre motivi che hanno originato l’uccisione dell’ex premier Rafic Hariri. E’ una delle affermazioni contenute nel rapporto presentato al segretario delle Nazioni Unite da Serge Brammertz, capo della Commissione internazionale di indagine sull’attentato del 14 febbraio 2005, costato la vita ad Hariri e ad altre 22 persone, e su altri 16 successivi crimini politici, compresa l’ipotesi di un collegamento tra i diversi fatti.
Nelle 20 pagine del rapporto, presentato ieri a New York e che ora dovrà essere approvato dal Consiglio di sicurezza, si afferma tra l’altro che sono stati ottenuti “nuovi progressi” e trovate “nuove prove” nell’indagine, che la Siria sta collaborando in modo soddisfacente e che gli altri Stati ai quali sono state fatte domande hanno risposto, compresi i 10 che in precedenze erano apparsi riluttanti. La Commissione, inoltre, si prepara ad interrogare 50 delle 250 persone che vuole ascoltare, va avanti nella preparazione del tribunale speciale internazionale che dovrà giudicare i responsabili e ritiene necessario il prolungamento del suo mandato, che scade nel giugno di quest’anno.
A differenza di precedenti rapporti, non ci sono i nomi delle persone ritenute a qualche titolo coinvolte nella vicenda, mentre nei precedenti si parlava del coinvolgimento di esponenti di primo piano del regime di Damasco. Si sottolinea però che “la comprensione dei fatti” collegati all’attentato contro Hariri “ha fatto considerevoli progressi”. Vengono individuate tre questioni che erano al centro dell’attenzione di Hariri: “l’inizio della discussione sulla risoluzione 1559 del Consiglio di sicurezza (che chiede il rispetto della sovranità del Libano, il ritiro delle truppe straniere, il disarmo di tutte le milizie libanesi e un processo regolare e libero per le prossime elezioni presidenziali, n.d.r.) e le implicazioni politiche della sua attuazione; il prolungamento della presidenza di Emile Lahoud; le dinamiche esistenti tra Hariri e gli altri partiti politici e leader in Libano, Siria ed altri Paesi; la preparazione e le manovre in vista delle elezioni parlamentari che si sarebbero dovute tenere nel maggio 2005, oltre ad altri affari nei quali era coinvolto. La commissione giudica credibile che una combinazione dei tre fattori può avere creato l’ambiente nel quale sono maturati il motivo e l’intenzione di ucciderlo”.
Tra le piste investigative che sta seguendo, la Commissione dedica spazio alle indagini per stabilire la provenienza, il percorso seguito e la preparazione del furgone che fu usato per l’attentato, ed a quelle sulle sei carte Sim per cellulari pure individuate, mentre dà poco credito al filmato nel quale un uomo, poi scomparso, Ahmad Abu Adass, si dichiara responsabile del crimine.Per gli altri 16 attentati, dal tentativo di uccidere Marwan Hamade, nell’ottobre 2004, alle bombe sui bus ad Ain Alak, del 13 febbraio scorso, la Commissione sottolinea la piena collaborazione in atto con le autorità libanesi, anche per chiarire eventuali legami tra tutti gli episodi.