In stallo i dialoghi di pace a Ginevra. Si allunga il cessate-il-fuoco a Homs
Damasco (AsiaNews) - I dialoghi di pace a Ginevra sono in stallo e vi è il rischio di fallimento. Ma intanto ad Homs si cerca di mantenere il cessate-il-fuoco e riprendere l'evacuazione dei civili dalle zone occupate dai ribelli e sotto assedio da un anno e mezzo.
A tre giorni dalla ripresa dei dialoghi, l'inviato Onu Lakhdar Brahimi afferma che gli incontri sono "faticosi" e le discussioni non hanno fatto "molto progresso". Entrambe le parti cominciano a parlare di "fallimento". Il ministro siriano della riconciliazione, Ali Haidar, ha dichiarato a Damasco che "sotto le presenti circostanze, Ginevra [II] si concluderà in un fallimento". Il portavoce dell'opposizione, Louay Safi, dice che la sua parte non lascerà i colloqui, ma che "sarebbe onesto dire che abbiamo fallito".
Le due parti sono bloccate nell'affermare qual è la mossa più importante. Secondo il governo siriano, i dialoghi devono vertere su come fermare il "terrorismo" (in cui rientrano l'opposizione interna, i ribelli del Free Syrian Army, gli islamisti radicali, quelli legati ad Al Qaeda, i combattenti stranieri); per l'opposizione la cosa più urgente è aderire alla carta di Ginevra I (i dialoghi del 2012), in cui si proponeva la costituzione di un governo transitorio e provvisorio, con la presenza di membri del Partito di Bashar Assad, ma escludendo un futuro politico per l'attuale presidente.
Da parte sua Brahimi afferma che la maggiore urgenza per i dialoghi è di "aiutare il popolo siriano a venir fuori dall'incubo in cui sono vissuti" per tre anni.
Dal marzo 2011 la "primavera araba", repressa con violenza dal regime, è divenuta un guerra civile, ma anche una guerra regionale e internazionale, con miliziani di altri Paesi sostenuti da Arabia saudita, Qatar, Turchia e Paesi occidentali; gruppi legati al terrorismo di Al Qaeda che combattono Assad. Dall'altra parte, consiglieri militari iraniani ed Hezbollah, insieme alle armi russe e cinesi, sostengono l'esercito e il governo siriano.
Almeno 130mila persone sono morte nel conflitto e oltre 9,5 milioni di persone sono sfollati all'interno del Paese o all'esterno, nei campi profughi in Libano, Iraq, Giordania, Turchia.
Unico risultato positivo di queste settimane è l'accordo - fra Siria e Onu - su un cessate-il-fuoco ad Homs per permettere a circa 3mila persone sotto assedio nella città vecchia di poter fuggire o essere rifocillati.
L'evacuazione dei profughi è iniziata lo scorso 7 febbraio e ha avuto fasi alterne: il giorno dopo è stata bloccata a causa di bombardamenti e spari - ogni parte accusa l'altra di aver violato il cessate-il-fuoco - ma è ripresa, anche se con difficoltà il giorno seguente. Il governatore di Homs, Talal Barazi, è disponibile a mantenere la tregua fino a che tutti i civili che vogliono possano essere trasportati lontano dall'assedio.
Finora, secondo l'Onu, sono state evacuate 1132 persone. Il governo ha fermato 336 uomini fra i 15 e i 55 anni per interrogarli. Membri della Croce rossa rimangono nelle vicinanze del luogo dell'interrogatorio che mira a verificare loro legami con il terrorismo. Delle centinaia di fermati, 111 sono già stati rilasciati.
Fra i profughi usciti dall'assedio di Homs vi sono 400 bambini e 20 donne incinte. La maggior parte di loro testimonia di aver sofferto "il freddo, la fame, la mancanza di acqua pulita e i bombardamenti incessanti".
Le discussioni a Ginevra dovrebbero continuare fino al 14 febbraio. La settimana seguente Brahimi andrà a New York per dare relazione dei colloqui a Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu e al Consiglio di sicurezza.
10/03/2016 08:35