In scena il copione già scritto delle presidenziali russe
di D. Dudochkin e A. Pirogov
Scontato il plebiscito che incorona il successore di Putin, Medvedev. Come pure i dati sulle preferenze e l’affluenza alle urne, le critiche dell’opposizione e il plauso della Chiesa ortodossa al nuovo capo del Cremlino. Gli elettori erano con le spalle al muro: non vi era reale possibilità discelta, capillari le pressioni a più livelli per recarsi alle urne.
Mosca (Asianews) – Come anticipato e in linea con ogni previsione, Dmitry Medvedev è il nuovo presidente russo. Succede a Vladimir Putin, che il prossimo 7 maggio concluderà ufficialmente il suo secondo mandato. La Commissione elettorale ha reso noti i risultati definitivi delle elezioni-plebiscito di ieri, 2 marzo. Con il 99,4 per cento delle schede scrutinate, Medvedev ha ottenuto il 70,23 % dei suffragi. Il suo più diretto avversario, il comunista Gennady Zyuganov, si e' fermato al 17,76 per cento dei voti; il nazionalista Vladimir Zhirinovskij ha ottenuto il 9,37%, mentre appena l’1,29% delle preferenze è andato al quasi sconosciuto europeista Andrej Bogdanov. Nelle prime dichiarazioni dopo il voto, Medvedev ha assicurato la linea della continuità: "Penso che la mia presidenza sarà una diretta continuazione" di quella di Putin. Dal canto suo l’ex capo di Stato non esce di scena, ma come è ormai prevedibile andrà ad occupare la poltrona di premier alla Casa Bianca.
Le pressioni sugli elettori “senza scelta”
Il timore del Cremlino che si verificasse una larga astensione, in grado di delegittimare il “delfino” dello zar Vladimir, è stato spazzato via dall’alta affluenza alle urne: 69,65%. Dato superiore alle elezioni per il rinnovo della Duma, lo scorso dicembre e a quello delle ultime presidenziali del 2004. Sui numeri della consultazione del 2 marzo aleggia il dubbio di inviti alle urne troppo pressanti da parte di datori di lavoro e dei governi provinciali, nominati direttamente dal presidente russo, appunto. Nelle zone più remote della Federazione, si è registrata un’affluenza anche superiore all’80%, in confronto al 58,32% di Mosca o al 51% di San Pietroburgo. L’astensione è stata presentata dai critici del governo Putin come l’unica possibilità di dissenso in elezioni scarsamente democratiche. Durante la campagna elettorale non solo l’opposizione politica, ma anche cittadini comuni hanno denunciato pressioni a più livelli. Un abitante di Mosca racconta: “I miei bambini tornavano dalla scuola elementare chiedendomi se avrei votato; la settimana scorsa mia moglie, un’insegnate, è stata avvertita da alcuni colleghi che se non si fosse recata al seggio entro una certa ora sarebbero venuti a casa a chiederci il perché; due giorni prima del voto, sul mio cellulare arrivavano sms del tipo ‘la tua scelta è importante per il Paese’”. “Gli elettori erano con le spalle al muro - sostiene l’analista politico Serhiy Kudelia – non vi era un’effettiva scelta, non esisteva un ‘candidato per il cambiamento’ e nessuno incarnava le loro aspettative democratiche”.
Critiche interne e internazionali
Come da copione arrivano anche le critiche interne. “Hanno di nuovo ingannato il Paese”, ha detto il comunista Zyuganov, che ha partecipato alla sua terza campagna elettorale per le presidenziali. Zhirinovskij, generalmente rispettoso del potere in carica, preannuncia ricorso contro quelli che ha definito "brogli massicci”. “Non abbiamo elezioni, ma una procedura di nomina di un presidente già designato”.
Pochi gli osservatori internazionali, visto che l'Ocse si è rifiutata di monitorare le elezioni per mancanza di requisiti minimi. Gli osservatori, su 109 milioni di elettori sono stati solo 235. Unica missione occidentale presente nel Paese è quella dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (Apce), che ha inviato 20 membri. Il suo capo, Andreas Gross, giudica i risultati delle elezioni russe come il “riflesso della volontà degli elettori”, ma sottolinea che “il potenziale democratico non è stato realizzato pienamente”.
La Chiesa ortodossa
Prevedibile e da copione anche il plauso della Chiesa ortodossa. Già prima del voto, il Patriarcato di Mosca aveva espresso, per bocca di un alto rappresentante, il suo pieno appoggio al candidato sostenuto dal Putin. Il 29 febbraio, Vsevolod Chaplin, vice capo del Dipartimento per le relazioni esterne, aveva invitato i fedeli a “votare scendo coscienza”, ricordando però che l’appoggio della Chiesa era per Medvedev. Lo stesso patriarca Alessio II ne aveva apprezzato l’ “investitura” da parte di Putin.
Ieri, dopo aver votato, il capo della Chiesa russo ortodossa ha sottolineato l'importanza del corso politico avviato dal presidente uscente . “Speriamo che le elezioni avranno successo: così saremo in grado di dare il benvenuto al nuovo capo di Stato, che si assumerà la grande responsabilità per il futuro del nostro Paese", ha concluso il Patriarca.
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