In piazza Lubianka a Mosca il ricordo delle vittime del terrore staliniano
Mosca (AsiaNews) - Davanti alla Lubianka, la famigerata sede dei servizi segreti sovietici e ora russi, dalla mattina alla sera del 29 ottobre si leggono i nomi di tutte le vittime degli anni '30, mentre secondo i sondaggi quasi la metà dei russi oggi pensa sia possibile che si ripetano le persecuzioni degli anni del terrore staliniano.
L'iniziativa, che si svolge da otto anni sotto il titolo "Restituzione dei nomi", è organizzata dalla Ong per i diritti umani Memorial alla vigilia della 'Giornata della Memoria delle vittime delle repressioni politiche", che si celebra in Russia ogni 30 ottobre. Il ritrovo è nel piccolo parco che sorge intorno alla pietra portata dal lager delle isole Solovki - tra i primi campi di lavoro sovietici e tra i più crudeli - e dove vengono letti ad alta voce i nomi dei fucilati a Mosca tra gli il 1937 e il 1938, biennio noto come "Grande Terrore", e che solo nella capitale russa vide uccise 30.000 persone. Secondo quanto riferito da una rappresentante di Memorial, Elena Zhemkova, verranno letti i nomi di migliaia di vittime accompagnati semplicemente dall'età, professione e data dell'esecuzione. Stessa cerimonia si ripete il 30 ottobre al poligono di Butovo, poco fuori Mosca, dove sorge la chiesa dei Nuovi martiri e confessori e dove furono giustiziati numerosi cristiani, sia cattolici che ortodossi. Il defunto Patriarca di Mosca, Alessio II, aveva definito Butoov "uno due tanti Golgota russi".
Secondo un recente sondaggio, condotto dal Fondo per l'opinione pubblica, il 48% dei russi pensa che vivrà repressioni politiche di massa, simili a quelle degli anni '30. Il 14% degli intervistati, invece, ritiene che vi sia una "alta probabilità". Secondo la ricerca, i due terzi dei russi dichiara che l'Urss ha condotto persecuzioni politiche di massa, fatto negato dal 16% dei rispondenti. Il 40% indica in Stalin il responsabile delle repressioni e il 9% in "tutto il popolo". Il 15%, invece, non incolpa nessuno "perché allora era così".
Il Grande Terrore, anche chiamato semplicemente "Il Trentasette" è simbolo del sistema di uccisioni di massa organizzate ed eseguite dal potere centrale sovietico. Tra il 1937 e il 1938 furono arrestati più di 1,7 milioni di persone con imputazioni politiche. Se poi si contano le vittime delle deportazioni e gli "elementi socialmente dannosi" condannati, il numero dei repressi supera i due milioni. Più di 700mila arrestati furono giustiziati. Le repressioni toccarono profondamente i rappresentanti della nuova élite sovietica: politica, militare, economica. L'eliminazione di persone, i cui nomi erano noti a tutto il Paese e della cui lealtà non vi era motivo di dubitare, accresceva il panico e la psicosi di massa. (N.A.)