In Medio oriente le maggiori persecuzioni a sfondo confessionale
È quanto emerge dal 12mo rapporto sulle “Restrizioni globali alle religioni” del Pew Research Center. In calo gli attacchi di gruppi terroristi, ma crescono le restrizioni e i vincoli imposti dallo Stato o agenzie governative. I cristiani restano il gruppo religioso più perseguitato al mondo, almeno 153 le nazioni in cui subiscono attacchi di varia natura.
Beirut (AsiaNews) - Su scala globale la persecuzione dei governi contro le religioni ha raggiunto un livello record nell’ultimo anno, mentre il terrorismo di matrice confessionale è in continuo calo, facendo registrare un nuovo minimo storico. È quanto emerge dal 12mo rapporto annuale sulle “Restrizioni globali alle religioni” elaborato dagli esperti del Pew Research Center, che prende in esame 198 fra nazioni e territori; le maggiori criticità si registrano nell’area mediorientale dove è maggiore la persecuzione.
Il rapporto è basato sui dati raccolti nel 2019, gli ultimi disponibili prima della pandemia di Covid-19. Esso misura l’ostilità sociale e le restrizioni imposte per legge al culto. Ad esempio, una nazione può avere un livello basso di violenza sociale legata alla fede, ma un ordinamento giudico che impone pesanti restrizioni alla pratica, e viceversa.
Pubblicato nei giorni scorsi, il documento registra un calo degli attacchi terroristici, degli omicidi a sfondo confessionale e della violenza di folle e gruppi che colpiscono per motivo di fede. Fra le nazioni con un alto livello di ostilità sociale troviamo India, Iraq, Israele, Pakistan, Sri Lanka e Siria. Le due sole nazioni “europee” considerate nella fascia a rischio molto elevato sono la Turchia e la Russia, quest’ultima anche l’unico Paese a maggioranza cristiana.
I cristiani restano il gruppo religioso più perseguitato al mondo: sono almeno 153 le nazioni o i territori in cui essi sono vittime di discriminazioni, abusi o attacchi mirati di enti legati allo Stato o ad altri gruppi religiosi. Per quanto riguarda i musulmani sono 147 i Paesi in cui sono oggetto di molestie o attacchi. Nel 2007, quando è stato pubblicato il primo studio annuale del Pew, le nazioni o territori al mondo in cui i cristiani subivano molestie o attacchi da agenzie governative erano 79; in meno di 15 anni sono quasi raddoppiati. Fra i primi 25 Paesi al mondo per numero di abitanti, nel Medio oriente e Nord Africa l’Egitto è quello che registra i dati peggiori per violenze e persecuzioni per mano dello Stato, di agenzie filo-governative o di gruppi religiosi. Per le persecuzioni di matrice governativa, anche Iran e Turchia rientrano nella categoria “molto alta”.
Su scala da uno a 10, la media globale relativa alle restrizioni governative nella pratica del culto è di 2,9. Il dato relativo al Medio oriente è però ben al di sopra delle altre regioni con un punteggio di 6. La seconda in cui vi sono più vincoli è l’Asia-Pacifico, con un 4,1. Analizzando le violenze relative alla società e ai gruppi etnico-confessionali presenti sul territorio, il dato è di 1,7 a livello globale. Anche qui il Medio oriente ha un valore significativamente più alto con 3,8. L’Europa è alle sue spalle con 2,1. Allargando il campo dell’indagine alla rete internet e alle violazioni online, vi sono almeno 28 Paesi con politiche di restrizione, pari al 14% del totale. Di queste, sono 10 quelle provenienti dal Medio oriente.
A livello globale il 22% delle nazioni rientra nella categoria “alta” o “molto alta” per persecuzioni di matrice sociale o di gruppi religiosi estremisti. Infine, si registra il dato record per abusi e violenze governative, con il 29% delle nazioni a un livello “alto” o “molto alto”.
01/10/2019 11:46