22/11/2024, 14.05
CINA-GIAPPONE
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In Cina senza visto anche dal Giappone (nonostante le tensioni)

Come richiesto dagli imprenditori anche Tokyo è stata inserita tra i 38 Paesi ai cui cittadini la Repubblica popolare ha facilitato l'ingresso come visitatori. L'annuncio dopo l'incontro a Lima tra Xi Jinping e il premier nipponico Ishiba. Sullo sfondo restano comunque le diatribe storiche, come la stessa partita di calcio tra le due nazionali ha mostrato pochi giorni fa a Xiamen.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - La Cina ha aggiunto anche il Giappone al suo programma di esenzione dei visti: anche i visitatori giapponesi potranno soggiornare nel Paese fino a 30 giorni senza permesso d’ingresso. Ad annunciarlo è stato il portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian, spiegando che la misura si applicherà dal 30 novembre fino alla fine del prossimo anno.

Il Giappone è uno dei nove Paesi aggiunti all'elenco di quelli esentati dal visto, che diventano così 38. Gli altri annunciati oggi sono Bulgaria, Romania, Croazia, Montenegro, Macedonia del Nord, Malta, Estonia e Lettonia. La Cina ha inaugurato questa politica lo scorso anno, partendo da alcuni grandi Paesi europei tra cui Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi e Spagna, con l’obiettivo di dare ossigeno al turismo e agli affari.

Fino al 2020, i titolari di passaporto giapponese potevano entrare nel Paese senza visto per un massimo di 15, secondo una politica introdotta nel 2003. La misura era stata poi sospesa durante la pandemia da Covid-19. Per entrare in Giappone, invece, i visitatori cinesi devono ottenere un visto indipendentemente dalla durata o dallo scopo del loro soggiorno.

La decisione di Pechino arriva dopo che, all'inizio di quest'anno, centinaia di investitori giapponesi avevano sollecitato la Cina a riprendere le regole di ingresso senza visto per espandere gli affari e gli investimenti e dopo l'incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba a margine del vertice dell’Apec in Perù la scorsa settimana. Il Giappone dipende fortemente dalle catene di approvvigionamento cinesi ed è uno dei principali partner per le importazioni e le esportazioni del Paese.

Sullo sfondo, però, restano le storiche rivalità tra Tokyo e Pechino, che negli ultimi anni la retorica nazionalista di entrambi i Paesi non ha mancato di cavalcare. Emblematica è stata la polemica durissima condotta dagli organi ufficiali cinesi contro il rilascio in mare delle acque di raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima, con il conseguente blocco delle importazioni ittiche dal Giappone. Nel mese di settembre Pechino ha accettato di revocare gradualmente la misura, a seguito di colloqui e chiarimenti di Tokyo. Ma sui social network cinesi la retorica anti-giapponese resta fortissima, con conseguenze anche gravi come la vicenda del bambino di una famiglia nipponica colpito a morte fuori da una scuola di Shenzhen qualche settimana fa. E ancora due giorni fa - in occasione della partita di calcio tra le due nazionali tenutasi a Xiamen per le qualificazioni ai Mondiali di calcio - buona parte dello stadio ha sonoramente fischiato l’inno nazionale giapponese.    

A Lima Xi ha dichiarato che il Giappone dovrebbe “affrontare la storia in modo corretto, essere lungimirante e gestire adeguatamente le questioni del passato, quelle relative a Taiwan e altre importanti questioni di principio”, ha affermato Xi. Ishiba ha risposto che la posizione del Giappone su Taiwan rimane invariata, sulla base della dichiarazione congiunta Giappone-Cina firmata nel 1972. Ha inoltre dichiarato che i Paesi continueranno a mantenere il dialogo e a tradurre in azione il consenso raggiunto su Fukushima il prima possibile.

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