04/10/2023, 13.18
ASIA - PACIFICO
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In Asia ancora 53 milioni di persone senza elettricità

Il dato emerge da un rapporto sul raggungimento degli obiettivi di sostenibilità entro il 2030 e pubblicato oggi dalla Commissione economica e sociale per l'Asia e il Pacifico proprio nel giorno della pubblicazione dell'esortazione apostolica "Laudate Deum". Altri 1,2 miliardi di cittadini asiatici utilizzano combustili tradizionali inquinanti a livello domestico. I progressi registrati negli ultimi 10 anni nelle tecnologie rinnovabili si sono però concentrati solo in pochi Paesi.

Bangkok (AsiaNews) - Almeno 53 milioni di cittadini asiatici non hanno accesso all’elettricità e 1,2 miliardi di persone residenti nelle aree rurali dipendono da fonti energetiche tradizionali (legno, rifiuti animali, carbone) per cucinare e riscaldare la propria abitazione. Ad affermarlo è un rapporto pubblicato oggi dalla Commissione economica e sociale per l'Asia e il Pacifico (ESCAP), in linea con l’esortazione apostolica “Laudate Deum” di Papa Francesco e diffusa anch’essa oggi. Secondo il pontefice, negli otto anni dalla pubblicazione dell’enciclica “Laudato si’”, non si è “reagito abbastanza” per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici e garantire un’equa distribuzione delle risorse tra Paesi avanzati e in via di sviluppo. 

Il rapporto ESCAP, intitolato “Closing the gap for SDG 7 in the Asia-Pacific region” evidenzia come tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite, il numero 7, garantire l'accesso all'energia a prezzo accessibile, affidabile, sostenibile e moderna per tutti entro il 2030, si stia dimostrando, nonostante recenti miglioramenti, di difficile realizzazione per l’Asia, il continente che ospita oltre metà della popolazione mondiale, consuma oltre il 40% dell'energia globale e produce più del 50% delle emissioni globali di gas a effetto serra. 

Tuttavia, nonostante 53 milioni di persone non abbiano ancora accesso all’energia elettrica, i progressi nell’Asia-Pacifico sono stati più rapidi rispetto alla media globale, e nel 2021 più del 98% della popolazione asiatica ha ottenuto accesso all’elettricità contro l’87,2% del 2010 grazie “al miglioramento delle reti elettriche nazionali e all'introduzione di soluzioni decentralizzate nelle aree remote”, si legge nel rapporto. Nello stesso periodo, invece, l’accesso a tecnologia pulita per cucinare è passato da appena il 50% a oltre il 70%, una percentuale ancora lontana dall’obiettivo di accesso universale.

Il continente sta andando incontro a un rapido sviluppo che alimenta (e alimenterà per i prossimi anni) una crescente domanda di energia. Negli ultimi anni è sicuramente cresciuta l’offerta di energia rinnovabile - il cui contributo nella produzione di energia è passato dal 29,2% del 2011 al 38,2% del 2020 -, grazie agli avanzamenti tecnologici e al calo dei costi, un trend che ci si aspetta continuerà anche nei prossimi anni, ma gli investimenti si sono concentrati solo in alcuni Paesi (in particolare Giappone, Corea del Sud, Cina, India e alcuni Paesi del sud-est asiatico come Vietnam e Indonesia), per cui la produzione di energia pulita e la costruzione di infrastrutture energetiche moderne restano un problema per gran parte dei cittadini asiatici, mentre il carbone e il petrolio sono tuttora le principali fonti di energia. In particolare, nel 2020, il carbone rappresentava il 42,2% dell'approvvigionamento energetico totale, il petrolio il 23,4% e il gas naturale il 19,1%. La dipendenza dal carbone, spiega il rapporto, incide sui cambiamenti climatici, ma anche sull'uguaglianza di genere, sulla salute e sul livello di povertà. 

Nonostante il 76% dei Paesi dell’Asia-Pacifico sia sia impegnato a ridurre a zero le emissioni nei prossimi decenni, ai ritmi attuali non sarà possibile raggiungere tutti gli obiettivi prefissati dall’Onu entro il 2030. Tuttavia, i livelli di avanzamento variano molto da una nazione all’altra, con i Paesi vulnerabili che registrano i maggiori ritardi per non aver avuto accesso agli investimenti: ampie percentuali di coloro che non hanno accesso all’elettricità risiedono infatti in un numero limitato di Paesi, in particolare in Myanmar, da due anni tormentato da un conflitto civile, e in Pakistan, colpito da una grave crisi economica, seguiti poi dalla Papua Nuova Guinea e dall’India. Ciò “implica l’opportunità di ottenere un impatto significativo con un numero limitato di interventi” in pochi Paesi specifici, spiega il rapporto prendendo come esempio l’Afghanistan, dove dal 2000 al 2021, prima della riconquista del Paese da parte dei talebani, il tasso di elettrificazione era passato dall'1,6% al 97,7% grazie all'estensione della rete e alla diffusione di nuove tecnologie.

Il documento mostra inoltre che l’incremento della domanda di energia è stato costante nel settore industriale, consolidando il ruolo dell’Asia come principale polo manifatturiero mondiale, mentre il consumo della regione nei settori dei trasporti è cresciuto del 91,5%, un incremento dovuto alla rapida crescita della classe media della regione: con il trasferimento di un maggior numero di persone nelle città e l'aumento del benessere, il numero di veicoli in circolazione è aumentato in modo significativo.

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