04/06/2010, 00.00
HONG KONG – CINA
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In 150mila a Hong Kong ricordano il massacro di Tiananmen

di Annie Lam
Oltre 700 giovani cattolici hanno partecipato a una veglia di preghiera, che ha preceduto la fiaccolata al Victoria Park. I ragazzi sottolineano l’importanza della memoria e il valore della fede, che aiuta a capire “l’importanza della vita e la dignità umana”.
Hong Kong (AsiaNews) – I giovani cattolici si sono uniti a oltre 150mila persone che hanno partecipato alla fiaccolata al Victoria Park di Hong Kong, organizzata oggi 4 giugno per ricordare il 21mo anniversario del massacro di piazza Tiananmen del 1989. La popolazione ha marciato a difesa del movimento pro-democrazia, per il rilascio di Liu Xiaobo e di tutti gli attivisti per i diritti umani in Cina.
 
I manifestanti hanno sfilato alla presenza delle due statue della Dea della democrazia, protestando contro la persecuzione politica verso l’Alleanza di Hong Kong a sostegno del Movimento patriottico in Cina. La polizia ha restituito le due statue (nella foto), dopo l’ondata di polemiche sollevata contro il loro sequestro avvenuto nei giorni scorsi. Poco prima della marcia, più di 700 giovani cattolici si sono riuniti nel parco per pregare, riflettendo sul tema: “Beati coloro i quali sono perseguitati a causa della fede” (Matteo 5:10).
 
Tre giovani cattolici, di vent’anni circa, spiegano ad AsiaNews che la fede dona loro la speranza per chiedere la “verità” sul 4 giugno. Essi ricordano le sofferenze patite dagli studenti di Pechino, ma non sono animati da sentimenti di odio o di vendetta. I giovani, invece, li considerano “testimoni di un sacrificio – come ha fatto Gesù sulla croce – per la libertà, la democrazia e la dignità umana e per questo “vanno ricordati con affetto”.  
 
Michelle Siu, giovane insegnante e membro della Commissione di giustizia e pace della Chiesa cattolica, sottolinea di aver reso omaggio nel 2004 alle tombe di tre giovani uccisi il 3 e il 4 giugno del 1989 e che ora riposano nel cimitero di Babao Shan, sobborgo di Pechino. Essi erano: Yin Jing, impiegato statale 36enne, Wu Xiangdong, studente di 20 anni e Sun Tie, 26enne bancario. “Quando ero bambina – racconta l’insegnate – i miei genitori mi portavano alle marce per il 4 giugno. Ricordo ancora gli slogan che risuonavano: 'sangue al sangue'. Sono stata educata dai miei insegnanti delle scuole medie, i quali hanno spiegato a noi alunni l’incidente del 4 giugno. Ora sono io a fare la stessa cosa con i miei, di studenti”. Michelle aggiunge che “oggi non chiediamo una ritorsione, ma difendiamo il movimento e la verità”.
 
Jacky Liu, 21 anni, presidente della Federazione studenti cattolici di Hong Kong, afferma che da metà maggio studenti cattolici di diversi istituti e università hanno organizzato incontri di preghiera e momenti di condivisione, perché “i giovani possano riflettere sugli avvenimenti del 4 giugno”. Nato nel luglio 1989, un mese dopo il massacro, Liu spiega di essersi interessato alle celebrazioni del 4 giugno dopo l’ingresso in università. “La vita è un dono di Dio – sottolinea – le vite di tutti gli studenti e i sostenitori del movimento del 1989 sono preziose e non dovrebbero essere cancellate”.
 
Egli ha tratto ispirazione dagli studenti di Pechino, che hanno voluto cambiare la società e ribellarsi contro le ingiustizie e la corruzione. “I giovani hanno il compito di continuare a raccontare la verità e costruire una società migliore” conclude Liu. Bosco Wong, 25 anni, ha iniziato a simpatizzare con il movimento democratico in Cina nel 2005, unendosi alle attività dei giovani cattolici in università. Egli ricorda un seminario in cui ha riflettuto a lungo sul tema “cosa significa la mancanza di libertà” e questo lo ha spinto ad “approfondire le conoscenze sul movimento per la democrazia in Cina”.
 
“Gli studenti in piazza Tiananmen nel 1989 – dichiara Bosco Wong – desideravano godere di diritti universali quali la libertà e la democrazia. Ideali che sono propri di noi cristiani. In più, grazie alla fede, capiamo quanto siano preziose la vita e la dignità umana, e che non vi sono giustificazioni per omicidi e soppressioni”. La tragedia del 4 giugno non è ancora conclusa, ammonisce il giovane, e “fino a quando non sarà riconosciuta, noi continueremo a diffondere il messaggio alle generazioni future”.
 
Foto: Eugenia Cheung
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