Imprese del Nepal: No alla Costituzione “socialista”. Il libero mercato è l’unico a garantire prosperità al Paese
Kathmandu (AsiaNews) - La comunità degli imprenditori del Nepal ha presentato ieri una petizione al primo ministro in cui chiede al governo di Kathmandu e all’Assemblea costituente di eliminare il termine “socialismo” e sostituirlo con la definizione di “economia di mercato” all’interno della bozza della nuova carta costituzionale. Gli imprenditori infatti ritengono che il libero commercio sia l’unico in grado di assicurare prosperità e sviluppo al Paese, in via di ricostruzione dopo il devastante terremoto di circa 100 giorni fa.
Secondo Pashupati Muraraka, presidente delle Camere di commercio e industria del Nepal (Fncci), la Costituzione deve garantire la libertà economica a tutti i cittadini. “I legislatori - ha aggiunto - devono sostituire subito la parola ‘socialismo’ presente nella bozza se vogliono evitare il probabile conflitto sociale tra ricchi e poveri”. “Solo la libertà economica derivante dal libero commercio, a differenza di un’economia di stampo socialista, garantisce il diritto di scegliere come produrre, vendere e usare le proprie risorse, nel rispetto del diritto degli altri a fare lo stesso”.
Dopo oltre 240 anni di monarchia assoluta indù, nel 2007 il Nepal è diventato uno Stato laico. Il Paese è stato poi governato da un governo di coalizione e ha subito continue pressioni da parte dei maoisti. L’instabilità politica ed economica che ne è scaturita ha rafforzato i movimenti indù filo-monarchici che sognano il ritorno al potere del re.
Gli imprenditori privati ritengono che un’economia liberale crei nuove opportunità di lavoro e migliori la qualità della vita. Spiegano che “i Paesi sviluppati sono divenuti tali grazie al coinvolgimento dei propri cittadini nella produzione e nella vendita. Questo non ha solo aumentato i loro guadagni, ma ha contribuito anche a migliorare la loro aspettativa di vita e lo sviluppo umano in generale”.
La bozza della nuova Costituzione, presentata a fine giugno dopo anni di disaccordo e lotte parlamentari, sta suscitando continue polemiche. L’ultima diatriba si unisce alle proteste delle scorse settimane, che hanno visto scendere in piazza decine di attivisti in favore dei diritti delle donne, l’associazione dei cittadini non residenti, rappresentanti della minoranza cristiana che lamentano discriminazioni religiose e, solo pochi giorni fa, le minoranze tribali e dalit che si oppongono alla scelta della vacca come simbolo nazionale.
Infine Muraraka sostiene che con il termine “socialismo” i legislatori abbiano fatto un passo indietro agli anni ’90, quando il Paese aveva adottato tale orientamento economico. La dimostrazione è data dalle norme della bozza che incoraggiano le cooperative piuttosto che il settore privato. Secondo Keshab Acharya, esperto nel settore, la previsione di entrambe le forme di commercio rispecchia la confusione esistente all’interno del sistema partitico del Nepal, in cui convivono differenti posizioni.