25/11/2024, 11.25
SINGAPORE
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Impiccato per 57 grammi di droga: terza esecuzione in una settimana a Singapore

di Joseph Masilamany

Comminata la pena di morte a Rosman Abdullah, un singaporiano di 55 anni. Le critiche delle associazioni per i diritti umani e dell'Onu che contestano le severissime leggi della città-Stato, contestandone l'efficacia nella deterrenza del narcotraffico. Sono già 24 le sentenze capitali eseguite dalla ripresa due anni fa dopo il blocco legato al Covid.

Singapore - (AsiaNews) - Un uomo di 55 anni è andato al patibolo venerdì per traffico di droghe illegali. Rosman Abdullah, singaporiano, è stato il terzo spacciatore a essere messo a morte in una sola settimana in base alle dure leggi antidroga della città-stato. 

L'esecuzione di Rosman è arrivata esattamente una settimana dopo quella di un malese di 39 anni e di un singaporiano di 53 anni per reati simili legati al traffico di droga.
Le Nazioni Unite hanno chiesto di fermare queste impiccagioni, mentre Amnesty International ha condannato l'esecuzione di Rosman come “agghiacciante” ed “estremamente allarmante”. I gruppi per i diritti umani affermano che la pena capitale non ha alcun effetto deterrente dimostrato e ne hanno chiesto l'abolizione, ma i funzionari di Singapore insistono nell’affermare che avrebbe contribuito a rendere il Paese una delle città più sicure dell'Asia.

L'Ufficio Narcotici di Singapore (CNB) ha dichiarato che la condanna a morte è stata eseguita nei confronti di Rosman Abdullah, condannato per traffico di 57,43 grammi di eroina. Secondo le severe leggi antidroga del Paese, la pena di morte viene pronunciata per qualsiasi quantità superiore alla soglia di 15 grammi. Secondo il CNB, a Rosman nel processo sono state garantite tutte le prerogative previste dalla legge.

Condannato nel luglio 2010, Rosman aveva esaurito le sue possibilità di appello, compreso quella di ottenere un atto di clemenza del presidente. La sua esecuzione è l'ottava di quest'anno nella città-stato, sette per reati di traffico di droga e una per omicidio.

Singapore, con la sua reputazione di città-stato moderna e di hub finanziario internazionale, ha impiccato 24 persone da quando ha ripreso a eseguire la pena di morte nel marzo 2022, dopo due anni di stop durante la pandemia di Covid-19. La portavoce dell’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani, Ravina Shamdasani, ha ribadito l'invito al Paese a rivedere la sua posizione: “L'uso della pena di morte per reati legati alla droga è incompatibile con il diritto internazionale”, ha dichiarato sottolineando l'aumento delle prove che dimostrano l'inefficacia della pena capitale come deterrente.

Singapore è uno dei pochi Paesi - tra cui Indonesia, Cina e Corea del Nord - che prevedono la pena di morte per reati legati al traffico di droga. L'anno scorso la Malaysia ha formalmente approvato una nuova legislazione per abolire la pena di morte obbligatoria per una serie di reati gravi, tra cui omicidio, traffico di droga, tradimento e terrorismo. In sostituzione, i tribunali malesi hanno ora la possibilità di imporre pene detentive fino a 40 anni.

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