Impennata dei costi dei visti: scontro a Colombo tra industria turistica e governo
Un incidente avvenuto all'aeroporto internazionale Bandaranaike di Colombo l'1 maggio ha fatto emergere la tensione tra industria turistica e governo. Imprese private come GBS e VFS sono state autorizzate a rilasciare visti, facendo crescere le tariffe. Rimbalzo di accuse tra il ministero della Pubblica Sicurezza e il governo, che avvierà un'indagine.
Colombo (AsiaNews) - Un episodio imprevisto accaduto l’1 maggio all’aeroporto internazionale Bandaranaike di Colombo sta gettando luce sull’attuale mala gestione dei visti in Sri Lanka. Il rifiuto al rilascio di un visto, da parte del personale “indiano” responsabile dell’immigrazione alla moglie straniera dell’avvocato e cittadino singalese Sandaru Kumarasinghe, ha fatto scoppiare una polemica a seguito della diffusione via social media di un video che riprendeva l’accaduto. Nel Paese è infatti in corso uno scontro tra l’industria turistica e il governo a causa dell’esternalizzazione delle pratiche di rilascio dei visti a società private, che ha generato un’impennata delle tariffe; ma anche dell’eliminazione dell’Electronic Travel Authorisation (ETA) e della scomparsa dei visti turistici di 30 giorni, di fatto i più flessibili ed economici.
Le persone coinvolte nell’episodio diffuso per mezzo video sono dipendenti di una società che vede coinvolte GBS Technology Services & IVS Global FZCO e VFS VF Worldwide Holdings Ltd, imprese che il Ministero della Pubblica Sicurezza ha autorizzato il mese scorso a gestire i documenti per i visti elettronici all’arrivo. L'attuale accordo ha infatti fatto “schizzare” i costi dei visti turistici a oltre 100 dollari per una durata di 180 giorni. Di conseguenza, i turisti che desiderano soggiornare per meno di un mese devono pagare 75 dollari per un permesso d'ingresso di minimo di tre mesi, di cui 18,5 dollari e 5 dollari come tasse di “servizio” e “convenienza”. In merito alla questione, Tiran Alles, Ministro della Pubblica Sicurezza, ha dichiarato che “saranno presi provvedimenti contro la persona che ha causato il disordine e contro gli ufficiali che hanno registrato l’incidente”.
L’avvocato Sandaru Kumarasinghe, il quale stava rientrando nel Paese da un viaggio in Thailandia, è stato successivamente convocato alla stazione di polizia a Katunayake, sobborgo in cui è sito l’aeroporto internazionale, per registrare una dichiarazione sull'incidente dell’1 maggio. Ha espresso rammarico per la convocazione al commissariato, dicendo che “il popolo deve stabilire se la dichiarazione deve essere registrata da lui, che rappresenta il popolo, o da coloro che hanno deciso di esternalizzare il rilascio dei visti a una società straniera”. Tentando quindi di portare l’attenzione sui veri responsabili della fallace gestione del rilascio di visti, ovvero il governo e le società private autorizzate, evitando di portare a processo o di mettere sotto interrogatorio comuni cittadini e turisti che di questo sistema sono vittime.
Alti funzionari dell’aeroporto Bandaranaike hanno rivelato ad Asia News che “le esorbitanti tariffe sono in diretta contraddizione con la Gazzetta del Ministero della Pubblica Sicurezza emessa nel novembre dello scorso anno, che permetteva di ottenere visti gratuiti per sette Paesi, tra cui Giappone, Thailandia, India, Cina, Indonesia, Russia e Malesia, ma anche di ridurre la precedente tariffa per i visti online di 30 giorni per tutti i Paesi non appartenenti all'area Saarc (South Asian Association for Regional Cooperation, ndr) da 50 a 35 dollari”. Secondo i cambiamenti annunciati dal Dipartimento per l'Immigrazione e l'Emigrazione a partire dal 17 aprile, il visto a breve termine non è attualmente offerto, mentre è disponibile il più costoso visto di tre mesi con le tariffe aggiuntive che il Ministero della Pubblica Sicurezza ha concordato con le parti private. Tuttavia, né la Gazzetta né l'avviso del Dipartimento dell'Immigrazione contenente le categorie di visti e le relative tariffe menzionano alcun accordo con le società private o pubblicizzano le tariffe dei loro servizi. La situazione così delineata contiene zone d’ombra che giustificano la polemica.
Nel frattempo, VFS Global, rinomata azienda globale coinvolta nella controversia sul rilascio dei visti all’arrivo, ha comunicato al Ministero della Pubblica Sicurezza una serie di preoccupazioni, dichiarando di essere “scioccata di essere rimasta vittima”, rimettendo la responsabilità dell’accaduto a un presunto guasto della rete internet all’aeroporto, che avrebbe mandato in tilt i sistemi. L’1 maggio, quindi, si sarebbero verificati gravi ritardi allo sportello dei visti d'ingresso dell’aeroporto a causa del malfunzionamento della rete e VFS e GBS hanno presentato accuse di sabotaggio presso il Ministero della Pubblica Sicurezza.
Secondo una fonte altamente qualificata, “poiché le società straniere coinvolte hanno sollevato queste preoccupazioni con il Ministero della Pubblica Sicurezza, il governo avvierà presto un'indagine guidata dall'Assistente Segretario del Presidente Chandima Wickramasinghe”. Così, per il fatto che la società interessata ha tardato a rimettere in funzione la piattaforma, lo sportello per i visti d'ingresso è stato nuovamente affidato al Dipartimento per l'Immigrazione e l’Emigrazione (lo gestiva in precedenza), che ha continuato a operare senza problemi. Attualmente, VFS Global gestisce il rilascuo simili all'arrivo in 67 Paesi.
27/02/2017 12:18
21/01/2019 12:34