29/03/2023, 10.50
SIRIA - TURCHIA
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Ilo: dal sisma impatto devastante sul mercato del lavoro turco e siriano

Per gli esperti senza un sostegno “urgente e dedicato” vi è il pericolo di ulteriore povertà, impiego sommerso e sfruttamento dei minori. In Turchia oltre 658mila lavoratori senza fonte di sostentamento, 150mila luoghi di lavoro danneggiati e inutilizzabili. Nella vicina Siria danni legati al sisma per 725mila persone; il 23% circa di quanti hanno perso il lavoro sono donne. 

Damasco (AsiaNews) - Il terremoto del 6 febbraio scorso in Turchia e Siria ha avuto un impatto devastante non solo in termini di vite umane con le oltre 57mila vittime, ma ha messo in ginocchio anche centinaia di migliaia di imprese e lavoratori, che oggi si ritrovano disoccupati e senza prospettive di ripresa. Senza un sostegno “urgente e dedicato”, spiegano gli esperti dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) in uno studio che mette in correlazione il sisma e l’impatto sul mercato del lavoro, “la povertà, [l'impiego] sommerso e lo sfruttamento del lavoro minorile sono destinati ad aumentare”.

Gilbert F. Houngbo, direttore generale dell’agenzia Onu che si occupa di diritti e lavoro, sottolinea che “la promozione dell’occupazione è fondamentale per una risposta efficace e inclusiva al disastro”. Egli spiega che “le persone possono iniziare a ricostruire le loro vite solo se hanno ricostruito i loro mezzi di sussistenza. Lo dobbiamo a coloro che hanno perso così tanto nel terremoto per garantire che i principi della giustizia sociale e del lavoro dignitoso siano incorporati nel processo di ripresa e di ricostruzione”.

Dalle stime iniziali che provengono dalla Turchia emerge che il terremoto ha lasciato più di 658mila lavoratori senza alcuna fonte di sostentamento e che oltre 150mila luoghi di lavoro hanno subito danni devastanti da risultare inutilizzabili. L’Ilo avverte che questi lavoratori devono affrontare perdite di reddito medie di poco inferiori alle 230 euro al mese per tutto il tempo in cui continuerà l’interruzione delle attività. Nel complesso, è probabile che la crisi abbia ridotto pure il reddito del lavoro da casa per un valore complessivo attorno ai 150 milioni di euro al mese nelle aree colpite.

Le province colpite in Turchia ospitano più di quattro milioni di lavoratori, la maggior parte dei quali attivi nell’agricoltura, nella produzione manifatturiera, nel commercio o in altri servizi a basso valore. A Malatya si stima si siano perse oltre il 58,8% delle ore di lavoro; ad Adıyaman il dato è del 48,1% e ad Hatay la cifra è di poco superiore al 45,2%. Oltre alle perdite di occupazione, la valutazione dell’Oil sulla Turchia mette in guardia sull’aumento dei rischi per la sicurezza e la salute sul lavoro, oltre al pericolo di uno sfruttamento di quello minorile. 

In Siria, dove 12 anni di guerra civile hanno causato pesanti ripercussioni all’economia e al mercato occupazionale, una prima stima riferisce di circa 170mila lavoratori che avrebbero perduto il lavoro a causa del terremoto. Sono circa 154mila, proseguono gli esperti Ilo, le famiglie direttamente colpite pari a oltre 725mila persone; a queste si aggiungono 35mila micro, piccole e medie imprese (Pmi). Una disoccupazione ”temporanea” che ha portato a perdite complessive di reddito da lavoro che hanno sfiorato quota 5,7 milioni di euro al mese. I cinque governatorati siriani più colpiti - Aleppo, Hama, Idlib, Lattakia e Tartous - ospitavano circa il 42,4% della popolazione totale del Paese, dato che include circa 7,1 milioni di persone in età lavorativa (16 anni o più), di cui 2,7 milioni risultavano occupati (in via formale o informale). Il 22,8% del totale erano donne. 

Da qui lo studio di politiche Ilo, in collaborazione con i governi locali di Siria e Turchia, a sostegno del mercato del lavoro e per il rilancio delle imprese. Fra questi vi sono programmi di emergenza per le imprese, perché possano garantire occupazione e continuità nella produzione, iniziative dedicate per agricoltori stagionali, bambini schiavi del lavoro o rifugiati, sostegno alle attività di ricostruzione. In Siria sono infine previste sovvenzioni alle parti sociali per contribuire al rilancio di imprese e lavoratori, oltre a migliorare le pratiche di sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro.

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