Il “riconoscimento” ortodosso di san Patrizio, "ecumenismo irlandese" in Russia
Il Patriarcato di Mosca ha deciso di inserire nel suo calendario liturgico la memoria del santo patrono degli irlandesi. La decisione forse è anche una spia dell’auspicata amicizia russo-americana, che dovrebbe instaurarsi dopo l’elezione del presidente Trump, o forse è una conseguenze della ripresa del dialogo cattolico-ortodosso, seguita all’incontro del patriarca Kirill con papa Francesco dello scorso febbraio 2016 a Cuba.
Mosca (AsiaNews) – Non è sorprendente – rientra nel tradizionale reciproco riconoscimento delle tradizioni spirituali, delle feste liturgiche e della venerazione dei santi - la decisione del Patriarcato di Mosca di inserire nel suo calendario la memoria liturgica di San Patrizio, vescovo dei tempi patristici della Chiesa indivisa (morì il 17 marzo 461), patrono degli irlandesi e dagli americani di New York e Boston. E forse la decisione è una spia della nuova amicizia russo-americana, che dovrebbe seguire l’elezione del presidente Trump, o forse è una conseguenze della ripresa del dialogo ecumenico, di certo è un’occasione di condivisione della gioia e della fraternità tra i popoli.
Il reciproco riconoscimento delle tradizioni spirituali, delle feste liturgiche e della venerazione dei santi è un campo privilegiato per la coltivazione dell'unità universale dei cristiani, fin dai primi secoli della Chiesa. Basti ricordare la duplice celebrazione del Natale, quella occidentale, legata al Dies Solis pagano del 25 dicembre, e quella orientale della Teofania o Battesimo del Signore, istituita al 6 gennaio proprio per evitare la coincidenza con la festa imperiale. Le due date vennero poi scambiate pacificamente, arricchendo il calendario di tutti i cristiani di due feste dell'incarnazione divina, appunto il Natale e l'Epifania.
Nel primo millennio della storia cristiana, la liturgia ha poi man mano integrato le devozioni che il popolo attribuiva spontaneamente ai martiri e ai santi, asceti e monaci, vescovi e fondatori di chiese, taumaturghi e "folli per Cristo", anche principi e imperatori. Gli antichi Martirologi, i Leggendari con le vite dei santi e le altre raccolte agiografiche di oriente e occidente si sono sempre diffuse in tutto il mondo cristiano senza particolari limitazioni canoniche o ecclesiastiche, malgrado le accuse di eresia o di scisma. Il dono reciproco delle reliquie dei santi era la modalità privilegiata per esprimere la comunione con le altre Chiese; particolarmente ricercate erano le reliquie della Santa Croce e del Dodici Apostoli, o dei martiri dei primi secoli, attorno alle cui sepolture si costruirono le prime chiese.
Solo nel secondo millennio i criteri per le canonizzazioni e le celebrazioni dei santi si sono fatti più rigidi e più esigenti, riservando la loro proclamazione al Papa di Roma in occidente, e ai maggiori vescovi e metropoliti in oriente. Questo non ha impedito peraltro la diffusione della fama di santità delle maggiori figure della spiritualità di entrambi i campi, al di là di ogni steccato confessionale. Clamorosa la vicenda di San Nicola di Myra, divenuto patrono della Russia neo-convertita all'ortodossia bizantina solo quando le sue spoglie furono traslate nella cattolica Bari. Gli orientali ammirano la povertà di Francesco d’Assisi, l'ardore di Domenico di Guzman e la mistica di Teresa d’Avila, mentre i latini sono attratti dalle icone di Andrej Rublev, dall'esicasmo di Gregorio di Palamas e dalla paternità spirituale di Serafino di Sarov, solo per fare qualche esempio.
Non è quindi sorprendente che il Patriarcato di Mosca abbia deciso di inserire nel suo calendario la memoria liturgica di San Patrizio, vescovo dei tempi patristici della Chiesa indivisa (morì il 17 marzo 461), nobile romano di origini scozzesi, che si recò sull'adiacente isola di Hibernia (Irlanda) a predicare il Vangelo, ed è venerato patrono dagli irlandesi e dagli americani di New York e Boston. Il suo nome è da sempre inserito anche nei santorali delle chiese ortodosse, come nei Minej russi con il nome di Patrikij, Illuminatore dell'Irlanda.
In realtà, nella liturgia ortodossa vengono ricordati ogni giorno numerosi santi, quelli principali legati ad una specifica data, e quelli particolarmente venerati dalla Chiesa nazionale o locale. Non si applica il criterio della riduzione quotidiana a una sola memoria liturgica, come nella riforma cattolica successiva al Concilio Vaticano II. Da quest’anno, secondo le dichiarazioni fatte dal portavoce del Patriarcato russo Vladimir Legojda all’agenzia Interfax, accanto a questi santi nel calendario liturgico verrà nominato anche san Patrizio, che terrà quindi compagnia a s. Gerasim del Giordano, a s. Gerasim di Vologda, al beato principe Daniil di Mosca (fondatore della città nel 1300), al beato Vasilij di Rostov, al martire Ioasaf di Pskov, agli antichi martiri Paolo e Giuliana, al santo asceta Giacomo il digiunatore, alla memoria della traslazione delle reliquie del beato principe Vjačeslav di Cechia nel 938, e a s. Gregorio, vescovo di Costanza a Cipro.
La decisione patriarcale è stata presa nella riunione del Sinodo del 9 marzo scorso, e si estende a tutti i santi antichi già contemplati dai sinassari ortodossi, vissuti nell’Europa centrale e settentrionale, cioè nelle terre del cattolicesimo latino del primo millennio. Si tratta di una quindicina di santi latini, tra cui spicca la figura del patrono irlandese, molto amato in tutto il mondo anglosassone, e la cui festa è stata solennizzata da manifestazioni pubbliche anche a Mosca negli ultimi vent’anni, per iniziativa dell’ambasciata irlandese e di quella americana e della comunità anglofona residente in Russia.
Secondo le parole di Legojda, la lista è stata approvata in base alla devozione che a tali santi viene prestata dalle comunità ortodosse locali nei vari Paesi dei santi stessi. I criteri che consentono la loro inclusione nel calendario ortodosso sono “la confessione irreprensibile della fede ortodossa [s’intende quella dei primi concili], le circostanze della loro canonizzazione [se vi è un’approvazione ecclesiastica chiara], e anche l’assenza del nome del santo nei trattati polemici riguardanti i conflitti con la Chiesa orientale e il rito orientale [come invece, ad esempio, occorre per il papa san Gregorio Magno o i santi carolingi, che attaccarono le tradizioni bizantine]”. E comunque, vista la persistente divaricazione tra il calendario gregoriano dell’occidente e quello giuliano dell’oriente, il 17 marzo nel calendario ortodosso cade in realtà il 30 marzo. Quel giorno nella liturgia russa si ricorderà s. Patrizio.
Le agenzie russe ricordano che il giorno di s. Patrizio è festa nazionale irlandese e americana, nazione abitata da una storica diaspora irlandese, e nel 2012 lo stesso presidente americano Obama si mischiò ai clienti di un pub di Washington per scolarsi una pinta di birra in onore del santo. Forse la decisione del Sinodo patriarcale è anche una spia dell’auspicata amicizia russo-americana, che dovrebbe instaurarsi dopo l’elezione del presidente Trump, o forse è una conseguenze della ripresa del dialogo cattolico-ortodosso, seguita all’incontro del patriarca Kirill con papa Francesco dello scorso febbraio 2016 a Cuba; di certo è un’occasione di condivisione della gioia e della fraternità tra i popoli, predicata da s. Patrizio e innaffiata dalla famosa birra irlandese, molto apprezzata anche in Russia.