06/11/2017, 10.16
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Il viaggio di Trump in Asia: un occhio alla Nordcorea, uno al commercio

Negli incontri coi leader di Giappone, Corea del Sud, Cina si affronta la minaccia nordcoreana. Ma anche lo squilibrio della bilancia commerciale. Tentativi di accerchiare la potenza economica cinese nei dialoghi con Hanoi e Manila. Il superamento dell’area Asia-Pacifico, che diviene ora “Indo-Pacifico”.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) - Da ieri il presidente Usa Donald Trump è in Giappone, nel suo primo viaggio internazionale che lo porterà a toccare diversi Paesi asiatici: dopo Tokyo, Seoul, Pechino, Danang (Vietnam) e Manila.

A tema vi è la sicurezza dell’estremo oriente, con le crescenti minacce della Corea del Nord, ma anche il tentativo di riequilibrare la bilancia commerciale con i Paesi dell’Asia-Pacifico. Già ieri, al suo arrivo a Tokyo, Trump ha delineato i due temi. Parlando ai militari della base aerea di Yokota, a ovest della capitale nipponica, in un chiaro riferimento alla Corea del Nord e al suo capo Kim Jong-un, egli ha affermato che “nessuno, nessun dittatore, nessun regime e nessuna nazione dovrebbe sottostimare… la risolutezza americana”. Oggi invece, parlando a un gruppo di imprenditori Usa e giapponesi, ha messo in luce che “per molti anni, gli Usa hanno sofferto un massiccio deficit commerciale col Giappone”.

Dall’inizio del suo mandato presidenziale, Trump ha abbandonato l’accordo del Trans-Pacific Partnership (Tpp), che regola i commerci nell’area Asia-Pacifico e vuole ridiscutere per nuovi accordi da Stato a Stato.

Gli Usa hanno un deficit commerciale di 69 miliardi di dollari col Giappone. Trump vuole premere perché si riducano i dazi sui prodotti agricoli e sulle auto americani. Allo stesso tempo, vuole che le compagnie automobilistiche giapponesi trasferiscano negli Usa una parte della loro produzione.

Trump dovrà toccare il tema del riequilibrio della bilancia commerciale anche con la Corea del Sud, con la quale gli Usa hanno un deficit di 28 miliardi. Egli vorrebbe rinegoziare l’accordo di libero commercio firmato con Seoul nel 2012, con cui sono stati liberalizzati gli scambi su più del 90% dei prodotti scambiati fra le due nazioni.

Ma è soprattutto con la Cina che questo problema è acuto. Trump ha spesso definito “orribile” e “imbarazzante” il deficit commerciale Usa verso Pechino, che si aggira sui 347 miliardi di dollari. In passato Trump ha minacciato di applicare dazi fino al 45% sui prodotti cinesi e ha lanciato un’inchiesta sul possibile dumping dell’acciaio cinese (veduto sottocosto grazie alla sovrapproduzione e agli aiuti statali) e sulla non difesa delle proprietà intellettuali.

Anche la minaccia della Corea del Nord è un tema commerciale, essendo una spinta al Giappone e alla Corea del Sud ad armarsi. Già all’inizio del suo mandato Trump aveva detto che Seoul e Tokyo dovevano spendere di più per la loro sicurezza militare, pur appoggiandosi all’amicizia con gli Usa.

In settembre Trump ha promesso a entrambi di offrire “un aumento sostanziale di materiale” militare sofisticato.

Su questo aspetto Tokyo e il premier Shinzo Abe sono pronti ad aumentare le spese militari e preferiscono la linea dura verso Pyongyang, ma Seoul e il presidente Moon Jae-in preferiscono lasciare aperto lo spiraglio per il dialogo, mentre resistono allo spiegamento completo del sistema anti-missilistico Thaad (made in Usa).

Sulla questione Corea del Nord, gli Stati Uniti e Donald Trump continuano ad accusare la Cina di “non fare abbastanza” per bloccare il programma nucleare di Pyongyang, anche se Pechino ha aderito all’ultima serie di sanzioni contro la dittatura del Nord.

Secondo analisti, la pressione Usa su Pechino e l’amicizia militare con Corea del Sud e Giappone ha anche un altro scopo: contenere l’espansione della potenza cinese. A questo dovrebbe servire anche la tappa in Vietnam e Filippine, che con la Cina hanno aperto un contenzioso per la sovranità sulle isole del Mar Cinese meridionale. Ma la potenza economica di Pechino e la promessa di coinvolgere molti Paesi dell’Asia nel progetto Belt and Road Initiative, rende dubbiosi Vietnam e Filippine sul continuare a stringere alleanza strategica con gli Stati Uniti.

Domani Trump sarà a Seoul e l’8 novembre in Cina. Il 10 sarà a Danang (Vietnam) per partecipare al summit per la cooperazione economica dell’area Asia-Pacifico (Apec), e poi ad Hanoi. Quasi a relativizzare l’espansione cinese, la Casa Bianca a questo proposito tende a parlare della regione “Indo-Pacifica” e non più di “Asia-Pacifico”, facendo entrare in gioco l’altro gigante economico dell’Asia.

Il 12 novembre Trump arriverà a Manila per dialoghi con il presidente Rodrigo Duterte e per partecipare all’incontro dell’Asean (Associazione dei Paesi dell’Asia sudest).

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