07/09/2015, 00.00
TIBET – CINA
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Il vero Panchen Lama “sta bene e non vuole essere disturbato”. E' scomparso da 20 anni

Un funzionario del Dipartimento del Fronte unito della provincia del Tibet ha risposto a una domanda su Gedhun Choekyi Nyima, rapito da Pechino quando aveva 6 anni: “Studia e cresce in salute. Ma il suo riconoscimento da parte del Dalai Lama è stato illegale e invalido”.

Lhasa (AsiaNews/Agenzie) – Il vero Panchen Lama, rapito dalle autorità cinesi 20 anni fa per interrompere la linea dinastica del buddismo tibetano, “sta vivendo una vita normale e non vuole essere disturbato”. Lo ha dichiarato un membro del governo cinese, rispondendo a una domanda posta in conferenza stampa. Pechino non ha mai negato di essere la responsabile della sparizione del piccolo Gedhun Choekyi Nyima, ma cerca in ogni modo di non menzionarlo in attività pubbliche.

Norbu Dunzhub, membro del Dipartimento del Fronte unito della provincia del Tibet, ha invece voluto chiarire: “Il Panchen Lama che avete menzionato ha ricevuto un’istruzione, vive una vita normale, cresce in salute e non vuole essere disturbato”. Il ragazzo ha oggi 26 anni, ed è stato rapito quando ne aveva 6.

Il Panchen Lama ha il compito – dopo la morte del Dalai Lama – di riconoscerne la nuova rinascita. L’attuale XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, ha riconosciuto come Panchen Lama il giovane Gedhun Choekyi Nyima il 14 maggio 1995: pochi giorni dopo, il 17 maggio, la polizia ha rapito il bambino di 6 anni e la sua famiglia, da allora scomparsi. Per ricordare questo avvenimento e chiedere la liberazione del piccolo Nyima, definito “il più giovane prigioniero di coscienza della storia”, lo scorso maggio in diverse città del mondo si sono svolte manifestazioni a suo favore.

Ma Pechino non si è limitata a far sparire il legittimo “numero 2” del buddismo tibetano. Nel novembre 1995 la Cina ha “scelto” Gyaltsen Norbu come “vero” Panchen Lama, adducendo l'utilizzo di rituali religiosi “più autentici” di quelli del Dalai Lama, per attuare uno stretto controllo sulla pratica religiosa nella regione. Nel 2004 il regime è andato oltre e ha emanato un regolamento secondo il quale tutti i “buddha viventi”, autorità religiose molto importanti nel buddismo tibetano, devono essere approvati dal governo. In questo modo Pechino spera di controllare il prossimo Dalai Lama.

Il funzionario comunista ha sottolineato che le reincarnazioni all’interno del buddismo tibetano devono avere l’approvazione del Partito: “L’identificazione del Panchen Lama avvenne senza autorizzazione, quindi è illegale e invalida. Non importa cosa il Dalai Lama dice o fa: non si può negare il diritto del governo centrale a riconoscere le rinascite dei buddha viventi”.

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