Il silenzio dell'ayatollah Al-Sistani divide gli sciiti
Najaf (AsiaNews) - Nel momento in cui tutto il mondo condanna le torture dei prigionieri iracheni, l'ayatollah Ali Al-Sistani continua ad ignorare l'argomento e ad osservare un silenzio totale. Nessuna condanna, nessuna Fatwa, nessun commento e l'opinione pubblica irachena comincia a porsi delle domande. La mancata presa di posizione da parte dell'ayatollah assume connotati misteriosi soprattutto dopo l'ingresso delle truppe Usa a Najaf, considerata dall'ayatollah stesso una linea rossa da non oltrepassare. La stampa irachena ha ampiamente parlato del silenzio dell'ayatollah Al-Sistani, guida spirituale suprema ed infallibile, stimato da circa 120 milioni di sciiti nel mondo. AsiaNews ha appreso da fonti irachene che esistono delle divergenze sempre più forti fra Moqtada Al-Sadr e l'ayatollah Al-Sistani, soprattutto dopo che l'imam ribelle ha optato di rifugiarsi a Najaf. Secondo quanto riferito da persone a lui vicine, l'ayatollah considera l'azione "avventata e provocatoria". Secondo le stesse fonti l'ayatollah ha chiesto all'imam ribelle di tornare a Kufa e di ritirare i suoi uomini armati dalla città di Najaf. Lo sceicco Abdel Hadi Al-Darragi, dell'ufficio di Moqtada Al-Sadr, ha condannato il silenzio dell'ayatollah Al-Sistani, considerandolo "una forma di complicità nel crimine commesso dall'occupante". Un altro ulema sciita di Baghdad, lo sceicco Jawad Al-Khalessi, si è chiesto perchè la stampa internazionale dà sempre molta importanza a tutte le azioni e parole di Al-Sistani, presentandolo "come la massima autorità sciita". Il silenzio di Al-Sistani ha spinto i suoi rivali a ritenerlo " assegnato a questo incarico per tacere nei momenti cruciali". I sospetti sulla "purezza politica" di Al-Sistani è stata messa ancora di più alla prova dopo l'assenza di condanna per l'assassinio di Al Rantissi, capo di Hamas. Dopo l'uccisione di Yassin, Al-Sistani, aveva osservato il silenzio, ma ha poi dovuto esprimere la propria condanna in seguito alle pressioni esercitate da Hassan Nassrallah, capo degli Hezbollah libanesi. I sostenitori di Al-Sistani ritengono che l'ayatollah preferisca tacere per saggezza in quanto teme che qualsiasi sua dichiarazione "vista la situazione molto delicata del paese" potrebbe essere erroneamente "interpretata come un invito alla guerra aperta", unica cosa che l'ayatollah vuole in questo momento evitare al proprio paese.
Alcuni analisti pensano che dietro le critiche ad Al Sistani vi sia un'influenza iraniana. Proprio ieri l'ayatollah ha emanato una Fatwa che vieta l'ingresso degli stranieri dai paesi vicini a meno che questo non avvenga attraverso i varchi ufficiali e controllati. La Fatwa mira a bloccare l'infiltrazione di elementi destabilizzatori dall'Iran e dalla Siria.(PB).