Il santo zar Nicola e Matilda, la ballerina polacca
Manifestazioni, minacce, incendi di sale cinematografiche per il film “Matilda”, che narra il rapporto amoroso fra il futuro zar e la giovane ballerina del teatro imperiale. I nazionalisti gridano allo scandalo patriottico e religioso (lo zar Nicola è stato canonizzato nel 2000). Indetti pellegrinaggi riparatori. La Chiesa ortodossa suggerisce di proibire la proiezione del film.
Mosca (AsiaNews) - Da diversi mesi la Russia è agitata da uno scandalo piuttosto singolare, che sta mettendo a nudo i sentimenti della popolazione riguardo all’identità stessa del Paese. I russi si stanno accapigliando per una specie di soap opera, rievocata da un film sulla vita dell’ultimo zar e sul suo rapporto con una ballerina polacca.
Il film “Matilda”, girato dal regista Aleksej Uchitel’, non è ancora neanche ufficialmente in commercio, ed è stato mostrato solo in alcune sale di Vladivostok, all’estremo oriente del Paese. La proiezione per il grande pubblico è prevista per fine ottobre, ma c’è il rischio che non riuscirà ad arrivare nelle sale, anche se la polemica sui suoi contenuti sta rendendo spasmodica l’attesa per la sua visione. Il film racconta la storia della relazione romantica tra il 22enne erede al trono Nikolaj Romanovich, futuro zar, e la 18enne ballerina polacca del teatro imperiale Matilda Kshesinskaya, dal 1890 al momento dell’incoronazione di Nicola II nel 1896.
Dalle scene presentate nel trailer del film, s’intuisce che tra il giovane imperatore, sua moglie Aleksandra e la ballerina si realizzò una specie di triangolo amoroso, simile al matrimonio “troppo affollato” di Carlo e Diana d’Inghilterra. Nella storia la zarina riveste il ruolo dell’arpia gelosa e vendicativa, pronta a gettarsi con il coltello contro la giovane rivale. Tali elementi ricorrono in molte soap-opera di tutte le latitudini, se non che Nicola e la moglie sono stati canonizzati nel 2000, insieme agli altri membri della famiglia imperiale, come santi martiri della Chiesa Ortodossa, assassinati a Ekaterinburg nell’estate del 1918 dai bolscevichi. Le loro spoglie, pur nell’incertezza della loro autenticità, riposano nella cattedrale dei Ss. Pietro e Paolo a San Pietroburgo, in una cappella apposita accanto alle tombe degli altri zar della dinastia dei Romanov.
Nazionalisti scandalizzati
Dopo l’apparizione dei primi trailer nel 2016, nel Paese si è scatenata un’ondata di sdegno, in difesa dei sentimenti religiosi e della venerazione della sacra figura dello zar. A iniziare la crociata anti-Matilda è stata una giovane deputata della Duma di Stato, Natalia Poklonskaja, personaggio molto noto alle cronache russe degli ultimi anni. Nel febbraio 2014 rivestiva l’incarico di procuratore in una cittadina di provincia in Crimea, quando scoppiò il conflitto tra russi e ucraini, e le sue polemiche dimissioni furono il segnale della riscossa patriottica dei russi nella penisola. Dopo il referendum sull’annessione a Mosca, Poklonskaja è stata nominata da Putin procuratore generale della nuova Crimea russa. In quel ruolo si è distinta per la crudele repressione della minoranza tartara nella regione, prima di essere “promossa” al parlamento nel 2016. Dopo aver dato il via alle proteste contro “Matilda”, la deputata ha dichiarato anche di aver assistito alla lacrimazione miracolosa di un busto di Nicola II, da lei molto venerato, in una cappella di Simferopoli in Crimea.
La Poklonskaja si è fatta portavoce di un movimento nazionalista chiamato “Croce dello zar”, che aveva denunciato il film perché contenente gravi travisamenti storici e offensivo dei sentimenti religiosi, soprattutto per le scene erotiche dei rapporti intimi tra Nikolaj e Matilda. La polemica è continuata a crescere di livello per tutto il 2017, fino al parossismo delle ultime settimane. In agosto il noleggiatore cinematografico monopolista in Inguscezia, una regione della Federazione russa (peraltro, a maggioranza musulmana), ha rifiutato di mostrare il film nelle sue sale. A seguire hanno dichiarato lo stesso rifiuto i gestori delle sale di Kemerovo, città della Siberia, e di alcuni circuiti di gestori in tutto il Paese. Dall’inizio di agosto si è attivato contro il film un movimento ortodosso radicale, chiamato “Quaranta quarantine” (un termine medievale per indicare l’insieme delle chiese di Mosca), che ha annunciato di voler organizzare proteste di massa contro l’uscita del film, sotto forma di veglie di preghiera e pellegrinaggi riparatori.
Le minacce e le azioni
Un altro movimento ancora più estremista, chiamato “Stato cristiano – Santa Russia”, ha inviato lettere minacciose ai direttori delle sale cinematografiche, intimando loro di rinunciare al noleggio di “Matilda”. Nelle lettere si arriva ad annunciare possibili danni e incendi delle sale che si rifiutano di ottemperare alla richiesta.
Dalla fine di agosto, in effetti, si sono verificati diversi incendi di sale cinematografiche a Mosca, San Pietroburgo, Ekaterinburg e in altre città, insieme ad atti di vandalismo di varia entità, fino alle macchine schiantate contro le vetrine dei cinema. Il leader di “Stato cristiano”, Aleksandr Kalinin, ha negato la responsabilità degli attentati. I rappresentanti politici, compreso lo stesso Putin, hanno finora timidamente cercato di difendere il regista Uchitel’, presentandolo come un “buon patriota”, in nome della libertà artistica.
Molto più negative sono state le prese di posizione di diversi gerarchi della Chiesa ortodossa, che hanno appoggiato l’idea del divieto alla proiezione del film. Il vescovo Tikhon (Ševkunov), “padre spirituale” di Putin, ha messo l’accento sulla falsificazione storica, dichiarando che le relazioni tra lo zarevič Nikolaj si erano interrotte ben prima della sua intronizzazione. Il patriarca Kirill ha evitato di intervenire direttamente nella diatriba.
La polemica promette di montare ulteriormente nelle prossime settimane, evidenziando le diverse sfumature dell’ideologia patriottica russa: quella più radicale, che appare più diffusa e aggressiva di quanto si pensasse, quella “di Stato”, più ideologica e sovranista, e quella della stessa Chiesa, in generale più moderata, ma con espressioni che si sovrappongono alle prime due. La ballerina polacca, simbolo delle tentazioni dell’Occidente degradato, continua ancora a sconvolgere gli animi della Santa Russia.
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