31/03/2023, 08.57
RUSSIA
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Il ritorno dell’Ičkeria nel Caucaso russo: separatismo ceceno minaccia Putin

di Vladimir Rozanskij

Riappaiono i sostenitori dell’indipendenza della Cecenia, soppressa da Putin 20 anni fa. Il leader locale Kadyrov potrebbe cavalcare il movimento se ignorato dal Cremlino. Battaglione indipendentista ceceno combatte in Ucraina contro i russi.

Mosca (AsiaNews) – Nel centro di Groznyj, capitale della repubblica russa della Cecenia nel Caucaso settentrionale, sul prospekt Kadyrov dedicato al “fondatore della patria” Akhmat, padre dell’attuale presidente Ramzan, sono apparsi striscioni e video-banner inusitati. Le scritte e i volti su sfondo rosso-scuro inneggiano ai rappresentanti della “intelligentsija Vajnakhskaja”, i sostenitori dell’indipendenza dell’Ičkeria, lo Stato ceceno-inguscio per cui si è consumata la lunga guerra civile del post-comunismo.

I Vainachi erano quelle tribù, stanziate nelle regioni del Caucaso, che hanno dato origine all'attuale popolo ceceno, al gruppo etnico degli ingusci e ad altri della regione, secondo una definizione apparsa tra gli etnografi all’inizio del XX secolo. Con questo termine si volevano indicare i portatori delle antiche lingue derivate da quella “nakhskaja”, in una rilettura delle radici piuttosto oscure dei popoli di questa area antica e multiforme, al confine tra Europa e Asia.

Lo schermo degli striscioni propagandistici espone le immagini dello scrittore degli anni ‘70 Abuzar Ajdamirov, autore dell’inno dell’Ičkeria, e dell’eroe della guerra civile Jusup Temirkhanov, condannato per l’assassinio del comandante russo Jurij Budanov, che aveva rapito e ucciso la 18enne cecena Elza Kungaeva. Compaiono anche il chirurgo Khasan Baiev, molto attivo durante il conflitto, e il cantore dell’indipendenza cecena, lo scrittore Abdurakhman Avtorkhanov.

Il primo a diffondere le immagini del video-banner sulla sua pagina Facebook è stato il noto imprenditore Juni Uspanov, da alcuni detto il “cuoco di Kadyrov”, ristoratore premiato nel 2011 come “eroe civile”. I suoi ristoranti, diffusi in tutto il Caucaso, sono rinomati non solo per i piatti prelibati, ma anche per le esposizioni che ne fanno dei veri musei della storia dei popoli caucasici, e anche gli interni sono sempre arredati in stile locale.

Il richiamo agli indipendentisti dell’Ičkeria risulta provocatorio nel contesto della guerra in Ucraina, di cui il presidente ceceno è uno dei principali sostenitori e animatori, in sintonia – ma anche in concorrenza – con l’altro famoso guerrafondaio, il “cuoco di Putin” Evgenij Prigožin. Se quest’ultimo sembra pronto a candidarsi come avversario di Putin alle elezioni presidenziali del 2024, Kadyrov da qualche tempo lascia intendere che se la Russia non gli darà il dovuto spazio politico, potrebbe virare di nuovo sulla separazione.

Avtorkhanov è stato il grande dissidente dell’epoca sovietica ai tempi della seconda guerra mondiale, quando per sostenere la causa dell’indipendenza dell’Ičkeria aveva deciso di appoggiare il regime nazista in Germania, con motivazioni simili all’eroe dell’indipendenza ucraina Stepan Bandera. La “denazificazione dell’Ucraina”, motivazione iniziale dell’invasione putiniana, si riferiva proprio a queste tendenze, che sembrano riprodursi sul versante caucasico.

Il chirurgo Baiev ha salvato la vita a uno dei capi della guerra cecena contro i russi, il comandante Šamil Basaev, amputandogli una gamba direttamente sul campo. È stato poi perseguitato sia dai combattenti ceceni sia dalle forze federali putiniane, e ancora oggi vive e lavora a Groznyj.

Finora i sostenitori della rinascita dell’Ičkeria sono schierati contro Kadyrov, colpevole di appoggiare l’imperialismo bellico di Putin, e nell’estate del 2022 avevano lanciato una jihad contro il presidente ceceno. Anzor Maskhadov, figlio dell’ex presidente dell’Ičkeria Aslan, guida il battaglione dei ceceni che combattono dalla parte dell’Ucraina. Il suo scopo è di giungere alla “de-occupazione e indipendenza” della Cecenia, soppressa da Putin all’inizio degli anni 2000, la prima grande operazione politico-militare del leader del Cremlino.

La Verkhovnaja Rada, il Parlamento di Kiev, ha approvato una dichiarazione a ottobre per il riconoscimento della Cecenia come “territorio temporaneamente occupato dalla Russia”, accusata di “genocidio del popolo ceceno”. Gli esiti della guerra potrebbero portare a mutamenti profondi in una regione già sottoposta a frequenti scosse di terremoto, che si faranno sentire fino a Mosca e Kiev, e magari fino a Washington e Pechino.

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