Il re Bhumibol legittima il colpo di Stato, ma il Paese resta diviso
Bangkok (AsiaNews) - Il re thai Bhumibol Adulyadej ha fornito oggi il proprio sostegno al capo dei militari, legittimando con un gesto formale il colpo di Stato dell'esercito della scorsa settimana che ha messo la parola fine a una situazione di stallo politico che perdurava da mesi nel Paese asiatico. Nel quartier generale dell'esercito, il generale Prayuth Chan-ocha - capo delle Forze armate e mente del blitz - è stato nominato in via ufficiale (durante una cerimonia cui non ha partecipato l'86enne monarca) alla guida della nazione. Il 20 maggio i militari hanno dichiarato la legge marziale, imposto la censura sui media e dopo 48 ore, assunto il controllo della nazione con il colpo di Stato, mettendo fine a mesi di proteste delle "Camicie gialle" che volevano le dimissioni dell'ex premier Yingluck Shinawatra. Un'operazione giunta al termine di una due giorni di colloqui fra le varie fazioni politiche che, come i negoziati delle scorse settimane, si era conclusa con un nulla di fatto.
Le proteste anti-governative hanno causato quasi 30 morti e centinaia di feriti; tuttavia la decisione dei militari di portare a compimento il colpo di Stato ha sollevato critiche della comunità internazionale, Stati Uniti e Onu in testa. Nel fine settimana a Bangkok piccoli gruppi di simpatizzanti della ex premier Shinawatra hanno manifestato contro l'operazione militare, a dispetto dei divieto di assembramenti di cinque o più persone emesso dalle autorità.
Analisti ed esperti di politica thai riferiscono che la scelta dell'esercito di cacciare il governo, assumere il potere e introdurre la legge marziale, in vigore anche per i civili, non servirà a sanare le ferite del Paese e le divisioni fra Camicie gialle e Camicie rosse è destinato ad aumentare. Il capo delle Forze armate e oggi guida del Paese ha sottolineato che l'obiettivo primario è "mantenere la pace e l'ordine"; egli ha aggiunto che le elezioni si terranno al più presto, senza peraltro delineare date certe.
Nelle ultime ore l'esercito ha rilasciato l'ex premier Yingluck, trattenuta all'indomani del colpo di Stato per colloqui con i militari; seppur libera, resta comunque sotto la stretta sorveglianza dell'esercito, cui è tenuta a riferire delle sue azioni. Rilasciato anche il leader delle Camicie gialle Suthep Thaugsuban, che ha guidato per mesi le manifestazioni di piazza; egli deve rispondere dell'accusa di insurrezione, ma è potuto uscire dietro cauzione.
Una fonte diplomatica di AsiaNews a Bangkok, dietro anonimato, riferisce che "il sostegno del re all'azione dei militari è una prassi", che era attesa in queste ore come peraltro è avvenuto in passato in occasione di altri colpi di Stato. L'esercito ha "preso possesso" dei settori nevralgici della vita politico-istituzionale della Thailandia, coprendo "con un manto" la vita del Paese mentre "Gialli e Rossi restano sempre polarizzati ciascuno sulle rispettive posizioni". Oggi scuole e uffici sono aperti, tutto "sembra tranquillo", prosegue il diplomatico, e nelle zone periferiche della capitale "la presenza dei soldati è minima". Tuttavia, stampa e comunicazioni devono sottostare a una stretta censura e i militari "fanno trapelare pochissimo, si aspetta di vedere cosa succede".
Il capo delle Forze armate ha dichiarato che la situazione "non durerà a a lungo", ma non è possibile effettuare previsioni; sembra però plausibile che i militari mettano mano alla Costituzione, per garantire una "maggiore presenza e controllo dell'esercito in Parlamento" con le prossime elezioni, che dovranno essere concesse "entro un periodo di tempo relativamente breve". "I thai sono sempre stati pazienti verso i colpi di Stato - conclude la fonte - ma questa volta c'è una massa critica di persone più cosciente, che non comprende solo gli studenti o gli intellettuali come in passato. E questa massa finisce per esercitare una pressione maggiore sui militari".
Dal 1932 a oggi, i militari hanno thai compiuto almeno 12 colpi di Stato, l'ultimo dei quali la scorsa settimana. Una decisione che rischia di affossare l'economia, i cui indicatori registrano da tempo un saldo negativo. La crescita del Prodotto interno lordo (Pil), ipotizzata in un primo momento fra il 3 e il 4%, scende all'1,5-2,5%; nel frattempo il flusso di visitatori è già calato del 5% nei primi mesi del 2014. La situazione è precipitata nel dicembre scorso, quando la premier Shinawatra - accusata di essere un "pupazzo" nelle mani del fratello Thaksin, in esilio per sfuggire a una condanna a due anni per corruzione - ha dissolto il Parlamento e convocato elezioni anticipate. Ai primi di maggio un tribunale ha ordinato la rimozione della premier e di nove ministri per abuso di potere; la Shinawatra è inoltre sotto inchiesta per lo schema di sussidi per la produzione di riso voluto dal governo, che avrebbe causato un buco di miliardi di dollari nel bilancio. Gli oppositori chiedono riforme politiche, nuove elezioni e "la fine del regime dei Thaksin", i quali hanno vinto le elezioni politiche dal 2001 a oggi potendo contare su un vasto sostegno popolare al nord e al nord-est.
06/06/2014