01/03/2019, 08.15
ISRAELE
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Il premier israeliano verso l’incriminazione per corruzione e frode

Il procuratore generale Mandelblit intende chiedere il rinvio a giudizio. L’interrogatorio di garanzia e la tornata elettorale rischiano di creare un corto-circuito politico e istituzionale. Netanyahu si difende attaccando: una “caccia alle streghe” di matrice politica, un “castello di carta” destinato a crollare. 

Tel Aviv (AsiaNews/Agenzie) - Una “caccia alle streghe” di matrice politica, con il solo scopo di esautorarlo del potere e costringerlo ad abbandonare l’incarico. Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha commentato la notizia del possibile rinvio a giudizio con l’accusa di corruzione, frode e abuso della fiducia. Il Primo Ministro risponde all’inchiesta giudiziaria che potrebbe travolgerlo e mettere a rischio la carriera politica contrattaccando; egli denuncia un complotto orchestrato da polizia, procura e istituzioni giudiziarie su istigazione della sinistra e dei media. 

Ieri il procuratore generale Avichai Mandelblit ha informato il capo del governo che intende chiedere il rinvio a giudizio, in relazioni a tre diverse vicende di (presunta) corruzione. Per la prima volta nella storia del Paese un premier in carica viene messo sotto inchiesta, anche se servirà ancora tempo prima di un possibile processo. A Netanyahu va concesso infatti l’interrogatorio di garanzia, al termine del quale il procuratore deve confermare l’intenzione di procedere. 

In caso di incriminazione, le opposizioni hanno già fatto sapere che Netanyahu dovrà dimettersi dalla carica di Primo Ministro. Per il procuratore Mandelblit è la Corte suprema l’organismo competente e sarà lei a doversi pronunciare sulla legittimità dell’incarico. I supremi giudici hanno peraltro già respinto una petizione del Likud, in cui si accusava la sinistra di “complotto” e “bullismo” contro il capo dell’esecutivo e l’indagine una “interferenza del voto”. 

Del resto la richiesta di rinvio a giudizio è destinata ad avere pesanti ripercussioni sulla campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del 9 aprile. Netanyahu è in cerca del quarto mandato - che lo porterebbe a superare lo stesso padre fondatore del Paese David Ben Gurion -, ma dovrà battersi contro il nuovo partito centrista dell'ex capo di stato maggiore Benny Gantz e l’alleato Yair Lapid. 

Il Primo Ministro è accusato fra gli altri di aver intascato beni e regalie per quasi 270mila dollari in sigari e champagne di marca, in cambio di favori politici. In secondo filone di inchiesta, egli avrebbe varato regolamenti favorevoli alla compagnia di telecomunicazioni Bezeq, in cambio di una copertura stampa a lui favorevole. Infine, avrebbe beneficiato di articoli e reportage lusinghieri sul proprio operato e sulla famiglia del quotidiano Yedioth Ahronot, il più venduto del Paese, in cambio di provvedimenti vessatori e discriminanti nei confronti di un media rivale.

Egli rischia condanne che vanno da tre a 10 anni di prigione. 

Di fronte alle accuse Netanyahu ha scelto il mezzo televisivo per difendersi e contrattaccare, denunciando una “caccia alle streghe” per eliminarlo. “Intendo servire voi - ha detto rivolgendosi al pubblico - e il Paese come Primo Ministro per molti anni. Ma dipende da voi”. Le inchieste, ha concluso, sono un “castello di carte destinato a crollare”. In suo soccorso è giunto il presidente Usa Donald Trump, che conferma il “sostegno al leader” israeliano definendolo “un grande”.

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