Il patriarcato di Mosca si preoccupa di giovani e Paesi vicini
Il Sinodo approva riorganizzazione della Chiesa ortodossa, anche alla luce della guerra con l’Ucraina. Nuovo dipartimento definirà i modi di assistenza al “vicino estero”, le nazioni una volta sotto l’Urss. A breve le nomine per l’esarcato d’Africa.
Mosca (AsiaNews) – Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa si è riunito in seduta plenaria nei giorni scorsi, approvando una serie di documenti e progetti per riorganizzare il lavoro del patriarcato, anche alla luce delle nuove situazioni che si stanno creando in seguito all’operazione militare in Ucraina. La preoccupazione principale è per la formazione della gioventù, particolarmente segnata dalle contraddizioni della guerra, e molto importanti sono le disposizioni dirette al “controllo pastorale” dei Paesi confinanti con la Russia, in vario modo coinvolti nel conflitto.
Su proposta del giovane vescovo Serafim (Amelčenkov), direttore del Dipartimento sinodale per la pastorale giovanile, il Sinodo ha approvato una nuova “Concezione dell’organizzazione del lavoro con i giovani e del loro servizio nella Chiesa ortodossa russa”, che completa e sviluppa un analogo documento del 2019, discusso tra i vescovi negli ultimi tre anni.
Il testo di 56 pagine è stato integrato per volontà del patriarca Kirill (Gundjaev) da una presentazione storica della cura della gioventù fin dalle origini del cristianesimo russo nel Battesimo del 988, che ha “determinato il corso successivo del cammino spirituale e storico-culturale del nostro popolo”. Vengono ricordate le “istituzioni religiose di formazione, nate presso i monasteri e le chiese, che sono state alla base del sistema patriottico di tutta l’educazione e l’istruzione delle giovani generazioni”, a cui oggi è necessario richiamarsi.
Una delle decisioni più importanti del Sinodo ha poi riguardato “l’amministrazione delle eparchie nei Paesi del vicino estero”, un’espressione molto tipica del periodo sovietico che era caduta in disuso: “Estero lontano” erano i Paesi occidentali e di altra impostazione socio-ideologica, mentre “estero vicino” indicava le nazioni sotto il controllo dell’Unione Sovietica, soprattutto quelle dell’Europa orientale.
Ora per la loro cura pastorale è stato istituito un nuovo dipartimento ad hoc, per desiderio dello stesso patriarca Kirill, affidato al suo vicario Pavel (Ponomarev), ex esarca della Bielorussia e oggi metropolita di Krutitskij e Kolomna, la storica sede vicariale di Mosca. Sotto la sua giurisdizione dovranno essere coordinate le attività della Chiesa patriarcale in Ucraina, dell’esarcato di Bielorussia, delle Chiese nei Paesi Baltici e delle due metropolie di Kazakistan e Asia centrale, oltre all’eparchia russa dell’Azerbaigian, vale a dire le strutture patriarcali nello spazio ex-sovietico.
Il nuovo dipartimento ha facoltà di definire in varie modalità l’assistenza del vicino estero, ampliando le sue competenze a seconda delle esigenze dei fedeli russi presenti nei vari Paesi o in movimento lavorativo, comprendendo le missioni militari. Saranno riviste le posizioni di vescovi e metropoliti russi in questi Paesi, anche in base alle posizioni da loro assunte nei confronti delle operazioni in Ucraina.
Una di queste Chiese “vicine” è anche l’eparchia russa in Armenia, la cui responsabilità si trova però affidata a un gerarca di prospettive assai più ampie, a livello geografico e “politico”. Si tratta del metropolita Leonid (Gorbačev) che cumula anche la carica di esarca russo per l’Africa, unendo dimensioni vicine e lontane dell’estero “ortodosso-sovietico”.
L’esarcato patriarcale africano è stato anch’esso considerato durante la sessione del Sinodo, approvandone il nuovo statuto che specifica le diverse competenze e disposizioni organizzative per i vari Paesi e zone della parte di continente contesa al patriarcato greco di Alessandria d’Egitto. A breve saranno annunciate nuove nomine di responsabili ecclesiastici di tali zone, per creare una struttura più stabile e capillare.
31/07/2018 08:12
14/10/2019 08:00