Il patriarca Kirill guida la processione per s. Aleksandr Nevskij
Celebrati gli 800 anni dalla nascita del principe “protettore” della Russia ortodossa. Speaker Senato: “Figura che unifica le epoche della storia russa e sovietica”. Ricordati anche gli 80 anni dall’inizio dell’assedio nazista di San Pietroburgo. Storia usata per preservare il sistema di potere putiniano.
Mosca (AsiaNews) – Il patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev) ha presieduto nella sua città natale di San Pietroburgo una solenne liturgia in onore del santo principe Aleksandr Nevskij (1221-1263), il “protettore della Russia” sotto i tatari, di cui ricorrono gli 800 anni dalla nascita.
Il rito, celebrato il 12 settembre, è stato ridotto all’essenziale per mantenere le precauzioni contro la pandemia, ancora molto attiva in Russia. Il patriarca ha recitato il Moleben (preghiera litanica) insieme a molti vescovi e sacerdoti, e ha guidato poi una simbolica processione, a cui hanno partecipato circa 1.000 persone.
La preghiera è iniziata alla Lavra di sant’Aleksandr Nevskij, il monastero che sorge al termine della prospettiva Nevskij, la grande via centrale di San Pietroburgo. I celebranti hanno trasportato la splendida arca con le reliquie del santo, fatta preparare nel 1700 dallo zar Pietro il Grande.
Il prezioso reliquiario lascia la sede monastica soltanto una volta l’anno in occasione di questa festa, istituita nel 1724 proprio per l’occasione della traslazione delle reliquie. Hanno preso parte alla cerimonia la speaker del senato, Valentina Matvienko, una fedelissima del presidente Putin che ha governato a lungo la regione di San Pietroburgo, l’attuale governatore Aleksandr Drozdenko, il sindaco Aleksandr Beglov e il rappresentante della presidenza Aleksandr Gutsan. Era presente anche una delegazione della Serbia, Paese ortodosso in cui si venera molto Aleksandr Nevskij, guidata dal sindaco di Belgrado Zoran Radojčič.
La festa corona l’anno dedicato al principe del nord, che aveva assunto i titoli di Kiev, Novgorod e Vladimir, le capitali dell’antica Rus’, quando ancora Mosca era una semplice stazione di posta. Il santo è festeggiato anche dai bielorussi, e a lui sono stati dedicati vari monumenti, chiese, libri e pubblicazioni, anche concorsi artistici e altre manifestazioni. La sua canonizzazione ha avuto luogo nel 1547, nel periodo del massimo fulgore della teoria politica di “Mosca-Terza Roma” sotto lo zar Ivan il Terribile.
Come ha ricordato Matvienko, il santo è una figura che unifica le epoche della storia russa e sovietica, “grande condottiero, diplomatico, politico e grande patriota, che a ragione chiamano il capostipite della rinascita dell’antica Rus’”. I russi hanno conservato gelosamente le sue reliquie anche durante gli anni dell’ateismo sovietico. Nel 1989 Gorbačev le ha restituite alla Chiesa ortodossa russa, dopo le celebrazioni per il millennio del Battesimo di Kiev nel 1988, che ha segnato l’inizio della rinascita religiosa in Russia.
Insieme alla gloria del santo vittorioso, a San Pietroburgo sono stati ricordati i tristi giorni dell’assedio nazista di 80 anni fa, iniziato l’8 settembre 1941. I tedeschi hanno tenuto la città sotto scacco per oltre 900 giorni, con la popolazione locale che ha dato esempio di sommo eroismo e sacrificio. Matvienko ha esortato a “non falsificare la nostra memoria storica delle varie epoche, come oggi molti tentano di fare. Dobbiamo trasmettere la memoria autentica alle future generazioni”. La preservazione della verità storica è il contenuto di un’apposita legge approvata quest’anno dal Parlamento russo, in seguito anche ad apposite modifiche costituzionali.
Il giorno precedente alla festa, il patriarca Kirill si era unito a Putin per l’apertura di un complesso memoriale, con una grande composizione bronzea dedicata a “sant’Aleksandr Nevskij e la sua compagnia” sulle rive del Čudskoe (Peipus per i prussiani). È il lago dove nel 1242 è avvenuta la tanto celebrata “battaglia dei ghiacci”, in cui il principe ha sconfitto le armate livoniche dei Cavalieri Teutonici, intenzionati a conquistare la Russia a vantaggio dell’Occidente latino.
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