Il patriarca Bartolomeo, il rabbino, alcuni armeni accusati di sostenere ‘l’arci-terrorista’ Fethullah Gülen
L’accusa è diffusa in una pubblicazione vicina al presidente Erdogan. Accusati anche Giovanni Paolo II, l'ex patriarca armeno di Turchia Snork Kaloustian, Hillary Clinton e alcuni politici turchi già defunti. Per il Fanar, informazioni simili “potrebbero essere causa di pericolosi atti di razzismo e intolleranza”. La comunità ebraica: “Accuse prive di fondamento… in una pubblicazione dell’odio”.
Istanbul (AsiaNews) – Il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo; il rabbino capo di Istanbul, Isahak Kahleva; alcuni membri della comunità armena sono additati come collaboratori del movimento di Fethullah Gülen, l’imam che vive rifugiato negli Stati Uniti dal 1999, inviso al governo di Recep Tayyip Erdogan.
L’accusa è contenuta in un'edizione speciale di 176 pagine della rivista turca islamista “Gerçek Hayat”, che appartiene al gruppo editoriale del quotidiano filogovernativo “Yeni Safak”, di proprietà della famiglia a cui appartiene il genero del presidente turco.
Nell’ inserto dell’edizione speciale, intitolato “Feto”, si sviluppa la lunga storia del movimento di Fethullah Gülen, definito “arci-terrorista”, e si prendono di mira le minoranze religiose in Turchia e i loro capi, accusati perfino di avere sostenuto il fallito colpo di stato del 16 Luglio del 2016 contro il presidente Erdogan.
Oltre al patriarca Bartolomeo e al rabbino Isahak Kahleva, nella pubblicazione vengono menzionati e presi di mira anche il papa Giovanni Paolo II, l'ex patriarca armeno di Turchia Snork Kaloustian, nonché Hillary Clinton e politici turchi già defunti, come Ismet Inonu, Bulent Ecevit, Suleyman Demirel.
Immediate le reazioni del Fanar e della comunità ebraica di Istanbul. Nel suo comunicato, il Patriarcato ecumenico afferma che le informazioni riportate nella rivista, che hanno come bersaglio i leader e i membri delle minoranze religiose, “sono del tutto false e tendenziose".
“La diffusione di queste notizie – continua il comunicato patriarcale - provocano irrequietezze e disagi tra cristiani, ebrei e musulmani e sono particolarmente gravi e irresponsabili, perché minano l’unità del nostro popolo”.
Purtroppo, continua il comunicato del Fanar, “informazioni del genere sono estremamente pericolose e potrebbero essere causa di pericolosi atti di razzismo e intolleranza. Lo stesso patriarca ecumenico Bartolomeo si sente molto amareggiato e risentito per le accuse che gli sono state rivolte, malgrado il suo impegno profuso per il bene del nostro Paese”.
“Pertanto - conclude il comunicato - siamo convinti che le competenti autorità turche faranno il dovuto”.
La comunità ebraica turca di Istanbul è intervenuta con un post sul suo account di Twitter, affermando: "Condanniamo la discriminazione e la provocazione causate da queste pubblicazioni, con accuse prive di fondamento contro il nostro rabbino capo. Queste pubblicazioni di odio stanno danneggiando la Turchia. Da parte nostra, speriamo in un immediato ripristino della verità contro queste pubblicazioni di odio - attraverso la corretta informazione e le vie legali - in quanto influenzano la nostra Turchia, di cui siamo parte integrante”.
Atti e campagne di disinformazione sono avvenuti assai di frequente nella storia della Turchia, sia ottomana che repubblicana. Secondo Mihail Vassiliadis, direttore dello storico giornale turco in lingua greca, “Apgevmatini”, sta emergendo però un fatto nuovo: per la prima volta le minoranze non musulmane si sono espresse e hanno protestato in modo aperto, facendo capire che non accetteranno dei soprusi come in passato.
05/04/2018 08:05
14/07/2020 09:43