Il partito di Aung San Suu Kyi per la registrazione. Il Nld sarà "legale"
Il Comitato centrale ha votato "all'unanimità" per il ritorno nel quadro politico del Paese. Il partito dovrebbe partecipare alle prossime elezioni e la Nobel per la pace conquistare un seggio in Parlamento. Non mancano le critiche: la corrente Kachin del partito chiede la pace nelle aree a minoranza etnica; altri ritengono che la presenza della Nld sarà solo "di facciata".
Yangon (AsiaNews) - La Lega nazionale per la democrazia (Nld), principale partito di opposizione birmano, guidato dalla Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, ha confermato che procederà alla registrazione, per rientrare a pieno titolo nell'alveo politico del Myanmar e concorrere per i seggi in Parlamento. La decisione arriva al termine di una tre ore di discussione, nel quartier generale del partito a Yangon. Intanto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha parlato al telefono con la "Signora", confermandole il sostegno degli Usa nella battaglia per le riforme democratiche del Paese. E, a sorpresa, è arrivato l'annuncio di una prossima - storica - visita del segretario di Stato Hillary Clinton in programma a dicembre. Da anni gli Usa impongono pesanti sanzioni economiche e commerciali all'ex regime birmano.
In un comunicato ufficiale della Nld si legge che il Comitato centrale ha deciso "all'unanimità" di procedere alla registrazione e partecipare alla prossima tornata elettorale, per completare la formazione del Parlamento in cui circa 40 seggi restano tuttora vacanti. Esperti di politica birmana riferiscono che la scelta di Aung San Suu Kyi e del partito garantisce alla Nobel per la pace la possibilità di occupare un seggio in Parlamento, e forse aspirare a una carica pubblica o un ruolo attivo all'interno del governo "civile" birmano.
Tuttavia emergono anche voci critiche: più volte nelle scorse settimane Win Tin, uno dei più importanti leader della dissidenza, 19 anni trascorsi in carcere e liberato nel 2008, afferma che "non è davvero una buona decisione, quella di entrare in Parlamento". Anche la corrente del partito vicina alla minoranza Kachin è critica: ha votato per la registrazione, ma chiede alla leadership di concorrere alle elezioni sono quando sarà raggiunta la pace nelle aree teatro di conflitti etnici, soprattutto a nord al confine con la Cina. Altri ritengono infine che la presenza nell'Assemblea della Nld sarà solo "di facciata", ad uso del governo, ma non sortirà benefici concreti nel quadro di una riforma democratica del Myanmar.
La Nld ha boicottato il voto del novembre 2010, bollato come “farsa” dall’Occidente, perché regolato da norme previste nella Costituzione del 2008 e dalla Legge sulla registrazione dei partiti, giudicate “anti-democratiche” e “ingiuste” dai leader dell’opposizione. Guidato dalla Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, che ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni agli arresti, la Lega nazionale per la democrazia ha trionfato alle elezioni del 1990, mai riconosciute dalla giunta militare che ha guidato per due decenni il Myanmar con il pugno di ferro. Il voto del novembre 2010 ha sancito il passaggio a un cosiddetto governo “civile”, ma pur sempre vicino alla leadership dell’esercito.
Nel marzo 2010 in vista del voto, con la “Signora” ancora agli arresti, la maggioranza del partito aveva deciso di non registrarsi e boicottare le urne. Una delle principali richieste avanzate da Aung San Suu Kyi e dai leader del movimento di opposizione, che non è stata ancora soddisfatta in toto dal governo, è la liberazione di tutti i prigionieri politici che affollano le carceri. Al riguardo, l’esecutivo aveva annunciato nei giorni scorsi un nuovo provvedimento di amnistia, che non è stato ancora applicato. Di contro, le autorità hanno dato il via libera per trasferire i detenuti in carceri più vicine alle famiglie di appartenenza; fra questi vi è anche il leader della Rivoluzione zafferano del 2007, il monaco Ashin Gambira, rinchiuso nel carcere di Insein.
In un comunicato ufficiale della Nld si legge che il Comitato centrale ha deciso "all'unanimità" di procedere alla registrazione e partecipare alla prossima tornata elettorale, per completare la formazione del Parlamento in cui circa 40 seggi restano tuttora vacanti. Esperti di politica birmana riferiscono che la scelta di Aung San Suu Kyi e del partito garantisce alla Nobel per la pace la possibilità di occupare un seggio in Parlamento, e forse aspirare a una carica pubblica o un ruolo attivo all'interno del governo "civile" birmano.
Tuttavia emergono anche voci critiche: più volte nelle scorse settimane Win Tin, uno dei più importanti leader della dissidenza, 19 anni trascorsi in carcere e liberato nel 2008, afferma che "non è davvero una buona decisione, quella di entrare in Parlamento". Anche la corrente del partito vicina alla minoranza Kachin è critica: ha votato per la registrazione, ma chiede alla leadership di concorrere alle elezioni sono quando sarà raggiunta la pace nelle aree teatro di conflitti etnici, soprattutto a nord al confine con la Cina. Altri ritengono infine che la presenza nell'Assemblea della Nld sarà solo "di facciata", ad uso del governo, ma non sortirà benefici concreti nel quadro di una riforma democratica del Myanmar.
La Nld ha boicottato il voto del novembre 2010, bollato come “farsa” dall’Occidente, perché regolato da norme previste nella Costituzione del 2008 e dalla Legge sulla registrazione dei partiti, giudicate “anti-democratiche” e “ingiuste” dai leader dell’opposizione. Guidato dalla Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, che ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni agli arresti, la Lega nazionale per la democrazia ha trionfato alle elezioni del 1990, mai riconosciute dalla giunta militare che ha guidato per due decenni il Myanmar con il pugno di ferro. Il voto del novembre 2010 ha sancito il passaggio a un cosiddetto governo “civile”, ma pur sempre vicino alla leadership dell’esercito.
Nel marzo 2010 in vista del voto, con la “Signora” ancora agli arresti, la maggioranza del partito aveva deciso di non registrarsi e boicottare le urne. Una delle principali richieste avanzate da Aung San Suu Kyi e dai leader del movimento di opposizione, che non è stata ancora soddisfatta in toto dal governo, è la liberazione di tutti i prigionieri politici che affollano le carceri. Al riguardo, l’esecutivo aveva annunciato nei giorni scorsi un nuovo provvedimento di amnistia, che non è stato ancora applicato. Di contro, le autorità hanno dato il via libera per trasferire i detenuti in carceri più vicine alle famiglie di appartenenza; fra questi vi è anche il leader della Rivoluzione zafferano del 2007, il monaco Ashin Gambira, rinchiuso nel carcere di Insein.
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