Il parlamento azero discute a giorni nuove norme restrittive della libertà religiosa
Baku (AsiaNews/F18) – Il presidente azero Ilham Aliyev ha sottoposto al Parlamento un emendamento alla legge sulla libertà religiosa, che sarà discusso il 10 giugno. Leader religiosi criticano la proposta come ancora più restrittiva verso i gruppi religiosi, che già hanno difficoltà a ottenere il riconoscimento statale.
Il nuovo disegno di legge richiede, per ottenere la registrazione statale, che almeno 50 persone si dichiarino fondatori del gruppo (oggi ne bastano 10), riferisce l’agenzia Forum 18 (F18). Inoltre si richiede che la sede centrale di un gruppo abbia controllo su tutte le comunità, così da facilitare un controllo centralizzato dello Stato.
Inoltre la nuova legge richiede la necessaria autorizzazione statale per poter “tenere corsi religiosi per studiare i libri sacri”, in pratica per fare catechismo e persino per riunirsi a leggere la Bibbia insieme.
Le comunità islamiche, oltre a doversi munire di tutte le prescritte autorizzazione, devono anche presentare periodici “rapporti sulle loro attività”. Per di più le comunità religiose islamiche devono essere costituite “presso le moschee da cittadini azeri”.
L’islamico Ilgar Ibrahimoglu Allahverdiev osserva a F18 che “questi emendamenti sono anticostituzionali e violano la Convenzione europea sui diritti umani e le previsioni Onu sui diritti umani”.
Ancora più critico Igbal Agazade, parlamentare d’opposizione, secondo il quale “gli emendamenti restringono i diritti umani e non sono in accordo con la legge azera e i requisiti internazionali”.
Dopo la nuova legge sulla libertà religiosa nel 2009, tutti i gruppi hanno dovuto chiedere la registrazione, anche quelli che già l’avevano. Ma molti ancora non hanno ottenuto risposta, per cui sono costretti ad agire senza autorizzazione, in modo “illegale” e con il rischio di gravi sanzioni. L’aumento del numero necessario di membri, per chiedere la registrazione, è visto da molti come un modo per diminuire le autorizzazioni e, comunque, per costringere tutti i gruppi a chiederla di nuovo, ricominciando la complessa e lunga procedura.