'Il papa tra noi a Ulan Bator, si avvera il sogno di mons. Padilla e Giovanni Paolo II'
Dalla capitale mongola la testimonianza di sr. Nirmala Rani, missionaria indiana da 21 anni nel Paese. "Già nel 2003 era stato ipotizzato un viaggio, ma le condizioni di salute di Wojtyla l'avevano reso impossibile. Anche la Mongolia sta cambiando e la Chiesa cerca di raccogliere la sfida tra i giovani. Che cosa ci attendiamo da questi giorni? Un'esperienza forte di incontro con Dio".
Ulan Bator (AsiaNews) - È una vigilia storica quella della piccolissima comunità cattolica della Mongolia che si appresta ad accogliere la mattina del 1 settembre papa Francesco. Da Ulan Bator pubblichiamo una testimonianza di sr. Nirmala Rani, missionaria indiana del Tamil Nadu da 21 anni presente in questo Paese di frontiera per la missione.
Mi chiamo sr. Nirmala Rani, sono una missionaria delle Suore del Cuore Immacolato di Maria (ICM), da 21 anni in Mongolia al servizio della Chiesa cattolica con gioia e impegno. Sicuramente in questi giorni sentirete spesso parlare della Mongolia, visto che il Santo Padre, papa Francesco, da domani compirà il suo viaggio apostolico in questa terra sconosciuta, senza sbocco sul mare, confinante con la Russia a nord e con la Cina a sud.
I mongoli, con la loro cultura nomade e le loro credenze religiose buddiste e sciamaniche, stanno lentamente incontrando il cristianesimo. La Chiesa cattolica ha iniziato il suo impegno missionario con l'arrivo dei padri della Congregazione del Cuore Immacolata di Maria nel 1992. Già nel 2003, il nostro amato compianto vescovo Wenceslao Padilla aveva pianificato una visita del papa, allora Giovanni Paolo II, ma fu annullata a causa del declino della sua salute. Ora, dopo 20 anni, siamo entusiasti di accogliere papa Francesco.
Che gioia per il nostro piccolo gregge celebrare la presenza di sua santità. Riuscite a immaginarlo? Il 266° vescovo di Roma e capo di tutto il mondo cattolico decide di venire a visitare la nostra piccola Chiesa, che sulla carta conta appena 1.500 battezzati.
Come missionaria che lavora tra i giovani, soprattutto nella formazione all'insegnamento cattolico nella parrocchia della Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, ho sentito l’entusiasmo per questa visita vibrare nei corridoi dei nostri uffici parrocchiali e negli incontri con i fedeli. Una ragazza mi chiedeva meravigliata: “Cosa può offrirci questo pontefice?”. E senza tanti indugi ho risposto: “Un’esperienza di Dio”. Questo è infatti il desiderio di molti nostri fedeli: che il viaggio apostolico di papa Francesco ci porti un’esperienza di incontro con Dio.
È un'occasione d'oro per noi, un tempo di grazia per i fedeli in Mongolia, perché con profonda gratitudine ci mettiamo davanti a Dio in preghiera, chiedendo al Signore di guidarci nelle sue vie per questo importante evento. Il nostro cardinale Giorgio Marengo invita i fedeli a pregare la nostra Madre celeste della Mongolia affinché interceda per noi, mentre attendiamo con fede e pazienza questa comunione ecclesiale.
Sono arrivata in Mongolia nel 2002 e, lavorando con i giovani nella commissione giovanile della prefettura e nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, ho sperimentato la gioia e la bellezza del lavoro con i giovani. Il mondo anche qui sta cambiando rapidamente. La nostra società di oggi è completamente diversa da come era quando sono arrivato due decenni fa. I problemi principali che vediamo tra i giovani di oggi in Mongolia sono la povertà e la disoccupazione, l’abuso di alcol e droghe, i genitori single, l’insicurezza nella fede, il divorzio, l'uso improprio della tecnologia. La Chiesa organizza molti programmi di formazione attraverso le parrocchie e la commissione per i giovani per formare i nostri giovani sul senso della loro vita.
La visita del Papa crea nei loro cuori il desiderio di vederlo di persona per crescere nel proprio cammino spirituale. Sono i nostri giovani a formare oggi le famiglie cristiane e a portare i loro figli alla fede. Ed è un percorso impegnativo perché molti vengono da una radice buddhista. Durante il Covid-19 tutte le nostre attività sono state sospese perché le chiese erano ufficialmente chiuse. Le messe online hanno aiutato i fedeli a continuare il loro cammino di fede ed è stata una sfida amministrare i sacramenti.
Quando giunsi qui la chiesa era molto piccola; ora dopo 21 anni vedo una grande crescita nella vita delle comunità e dei fedeli. Molti hanno abbracciato la fede in Gesù. L’insegnamento della catechesi è impegnativo e non è stato facile far capire loro i dogmi e le dottrine. Tuttavia, vedo un Dio vivo in mezzo a questa gente: Dio era presente già prima che io toccassi il suolo mongolo. In questo mio percorso missionario una realtà di cui faccio tesoro è il percorso che da 15 anni ormai compio con i bambini con difficoltà mentali nel centro ICM Rainbow. Lì ho incontrato un Dio che soffre in silenzio. Le parole di Gesù sulla croce "Ho sete" sono una chiamata per me che riecheggia ogni giorno nel mio cuore per rispondere ai loro bisogni inespressi.
Sono felice di servire la gente in Mongolia, perché Dio mi ha mandato come missionaria nella terra del cielo blu per essere sua testimone fino alla fine della mia vita.
* missionaria delle Suore del Cuore Immacolato di Maria a Ulan Bator
(ha collaborato Nirmala Carvalho)
03/10/2020 08:19
26/05/2023 13:37