23/10/2014, 00.00
EGITTO
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Il nuovo volto di piazza Tahrir: viaggio tra le strade del Cairo

di Giulia Mazza inviato
A tre anni dalla rivoluzione del 2011, la capitale porta i segni degli stravolgimenti che hanno attraversato l'Egitto. Il traffico senza regole; i palazzi fatiscenti che affiancano alberghi di lusso; i lavori in corso sulla piazza, luogo-simbolo della democrazia; il benessere di Heliopolis. Un abitante del Cairo: "Noi sosteniamo questo nuovo governo perché vogliamo costruire un Paese migliore".

Il Cairo (AsiaNews) - "Il Cairo non dorme mai. Non si lascia cogliere di sorpresa". Fouad, 57 anni, autista, indica con un cenno del capo il traffico che affolla le strade della capitale egiziana. Sono le sei di sera, il buio è già calato, e il fiume congestionato di automobili che si stende oltre e intorno alla sua macchina sembra non seguire alcuna regola. Ogni tanto, qualche pedone azzarda l'attraversamento: non ci sono strisce e le vetture non danno precedenza, quindi è costretto a correre. Nessuna auto si fermerà per lasciarlo passare. Un motorino si insinua tra i veicoli incolonnati in file irregolari: un ragazzo senza casco, vestito all'occidentale, porta una ragazza seduta "all'amazzone" e intabarrata in un niqab.

Eppure, Fouad non sembra riferirsi solo al traffico congestionato - sempre uguale a se stesso a qualunque ora del giorno e della notte - ma a una condizione generale che si respira al Cairo. Sono passati poco più di tre anni dalla rivoluzione che ha stravolto l'Egitto. Dalla caduta di Mubarak l'11 febbraio 2011, al governo guidato dal presidente Mohamed Morsi, fino alla sua destituzione e alla costituzione di un nuovo esecutivo, il Paese delle piramidi ha vissuto tante vite diverse. 

Piazza Tahrir, fulcro delle rivolte di questi tre anni e luogo-simbolo della democrazia in Egitto, oggi è un cantiere a cielo aperto, in cui operai di ogni età lavorano per ultimare un grande parcheggio sotterraneo. L'opera era stata avviata poco prima dell'inizio della "primavera araba", ma a causa dei tumulti venne interrotta. Con la formazione del governo di al-Sisi, i lavori sono ripresi. 

Alle spalle della piazza, dietro il museo egizio, campeggia lo "scheletro" del palazzo del National Democratic Party (Ndp), il partito di Hosni Mubarak. I muri anneriti dalle fiamme appiccate nei giorni della rivoluzione del 2011; le finestre scure come grandi occhi vuoti; le porte semi-divelte o del tutto assenti. "È sempre lì e non si muove - asserisce Fouad scherzando -, ma ci ricorda quello che è stato e che abbiamo passato".

Tuttavia, a ben guardare, buona parte della capitale sembra riproporre lo stesso schema di piazza Tahrir: lussuosi hotel a cinque stelle circondati da palazzi fatiscenti; lavori in corso che sembrano fermi da anni; cartelloni pubblicitari del McDonald's accanto alle insegne di caffetterie locali aperte 24 ore su 24. L'unica eccezione sembra essere Heliopolis, uno dei quartieri più facoltosi della città, che ospita il palazzo presidenziale, il quartier generale delle forze armate e alcune delle più importanti chiese cattoliche della città.

La zona di piazza Tahrir è già lontana, quando Fouad aggiunge, quasi parlando tra sé e sé: "Noi sosteniamo questo nuovo governo perché vogliamo costruire un Paese migliore, che sia un esempio di pace per le sue tante realtà, ma anche per il resto del mondo".

 

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