Il nuovo sindaco di Mosca, vittoria di Putin o accordo con Medvedev
Mosca (AsiaNews) – Ormai si tratta solo di formalità. A breve - con ogni probabilità giovedì - Mosca avrà il suo nuovo sindaco dopo la defenestrazione del potente primo cittadino Yuri Luzhkov. Il presidente russo Dmitri Medvedev ha nominato il suo candidato, che ora dovrà solo avere l’approvazione (scontata) del Consiglio comunale. Si tratta del capo di Gabinetto del premier Vladimir Putin, nonché vice primo ministro, Sergei Sobjanin.
Tra i nomi che in questi giorni circolavano come possibili successori di Luzhkov, quello di Sobjanin era il più quotato. Siberiano di Tjumen, 52 anni, il vicepremier aveva iniziato ad apparire più spesso in televisione nell’ultima settimana. Il 14 ottobre scorso era stato lui a dare il via al grande censimento della popolazione russa in diretta tv.
La vicenda Luzhkov, licenziato il 28 settembre dal Cremlino per “perdita di fiducia”, era stata letta da molti analisti come la punta dell’iceberg del più profondo scontro tra Putin e Medvedev in vista della candidatura alle elezioni presidenziali del 2012. Sulla scelta di quello che in molti considerano un “uomo di Putin” gli analisti ora si dividono. Da una parte c’è chi sostiene che la nomina del “braccio destro” del premier non segni automaticamente la vittoria della vecchia guardia sulle spinte modernizzatrici di Medvedev, che licenziando Luzhkov si era liberato di uno degli ultimi dinosauri politici sopravvissuti al crollo dell’Urss. Sobjanin, infatti, rappresenterebbe più una soluzione di compromesso, una sorta di “tregua”, spiega Vladimir Pribylovsky, capo del think-tank Panorama. L’alternativa poteva essere l’altro vice primo ministro, Igor Sechin, uno dei consiglieri più conservatori di Putin, massimo rappresentante della lobby dei siloviki (gli ex uomini degli apparati di sicurezza ora ai vertici del potere politico). Allora sì che la vittoria sarebbe stata palesemente del primo ministro .“Sobjanin è più moderato e meno ambizioso di Sechin”, aggiunge Pribylovsky.
Per altri come Michail Daljagin del quotidiano Nezavisimaja Gazeta, invece, la nomina di Sobjanin chiarisce che la manovra di siluramento di Luzhkov era nata soprattutto per volere del premier: il nuovo primo cittadino “consegnerà Mosca, e il suo immenso giro d’affari, nelle mani di Putin”.
A ogni modo, quello che più importa ora è riportare la capitale sotto l’egida del governo centrale.
Sulla nomina di Sobjanin si è espressa in questi giorni anche la Chiesa ortodossa. Vladimir Legoyda, responsabile per l’informazione del patriarcato di Mosca, afferma: “Noi speriamo che la cooperazione costruttiva e produttiva tra la Chiesa ortodossa russa e il governo di Mosca continui in futuro e che si sviluppi in qualità". Il funzionario del patriarcato ricorda che la capitale è l’ultima città della Russia per chiese pro capite e invita le nuove autorità a portare avanti il progetto di costruzione delle 200 nuove chiese ortodosse iniziato con la precedente amministrazione. Legoyda sottolinea inoltre le necessità di impostare una politica educativa nelle scuole che tenga conto dello studio delle culture religiose tradizionali.
Nei 18 anni del regno Luzhkov, Mosca è diventata una sorta di feudo, uno Stato nello Stato. L’ex sindaco l’ha trasformata in una moderna e scintillante megalopoli di lusso, tra accuse di corruzione e affarismo a favore della moglie Elena Baturina, diventata la donna più ricca del Paese. Con il tempo Luzhkov era diventato troppo potente per restare gradito al Cremlino. Medvedev lo ha chiarito subito: “L’autorità cittadina dovrà essere pienamente integrata con il potere federale, perché possa essere efficiente e possa mantenere la fiducia nei propri confronti”.
31/07/2018 08:12
22/10/2019 09:15
14/10/2019 08:00
14/12/2018 11:29