18/08/2009, 00.00
IRAN
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Il nuovo capo della giustizia iraniana: perseguirò chi tortura i prigionieri

Nominato dala Guida suprema, si è istallato ieri Sadeq Lariani, fratello del presidente del parlamento, Ali, considerato molto vicino a Khamenei e “alternativo”, tra i conservatori, al presidente della Repubblica. Un alto ufficiale delle Guardie della rivoluzione chiede di processare Mousavi, Khatami e Karoubi. A quest’ultimo, un religioso vuole siano date 80 frustate.
Beirut (AsiaNews) - Con un richiamo agli “orientamenti ben precisi e mirati” avuti dalla Guida suprema e un avvertimento contro chi tortura i prigionieri, il nuovo capo dell’ordine giudiziario iraniano ha preso possesso ieri della carica alla quale lo ha nominato lo stesso Ali Khamenei. Il neoeletto è Sadeq Larijani (nella foto, tra Rafsanjani e Ahmadinejad), fratello del presidente del parlamento, Ali, considerato molto vicino a Khamenei e “alternativo”, tra i conservatori, al presidente della Repubblica.
 
La sua nomina è vista come una mossa della Guida suprema nel braccio di ferro in atto con Ahmadinejad, per bilanciare il crescente potere del presidente e dei paramilitari delle Guardie della rivoluzione e dei basji, che lo sostengono.
 
L’importante ruolo che nell’Iran di oggi ha il capo del sistema giudiziario è evidenziato da una serie di recenti avvenimenti: domenica proprio da un alto ufficiale delle Guardie è venuta la richiesta di processare Mousavi, Khatami e Karoubi, ossia quasi l’intera leadership dei “riformisti”, rei di aver organizzato una “rivoluzione di velluto” per abbattere il regime. La dichiarazione di Yadollah Jvanai è stata diffusa dall’agenzia ufficiale IRNA, con tutto ciò che tale fatto comporta. Ieri, poi, un quotidiano, Kayhan, ha riferito le parole di un religioso, Ahmad Khatami, che chiede la punizione “islamica” di 80 frustate per Karoubi, in quanto non è in grado di provare le accuse di violenze sessuali lanciate contro i carcerieri di Evin e di Kahrizak, quest’ultimo chiuso per ordine di Khamenei.
 
Proprio tenendo conto della decisione di Khamenei, c’è chi vede in una frase di Sadeq Larijani un avvertimento contro coloro che nelle prigioni usano la violenza contro i carcerati - il che allarga il sostegno per i “riformisti”. In una dichiarazione fatta a margine della cerimonia e riportata dalla televisione di Stato, ha detto: “nessuno può avere l’ardire di agire contro la legge o violare i diritti civili e queste persone debbono essere sicure che prima o poi saranno prese dalla giustizia e in questo importante proposito non voglio mostrare clemenza nei confronti di nessuno di loro”.
 
Nel confronto in atto tra i conservatori cercano di incunearsi i “riformisti”, che vogliono accreditarsi come i veri continuatori degli ideali fondanti della Repubblica. Così Rafsanjani, nel corso della stessa cerimonia di inaugurazione, ha messo in guardia contro “verdetti non giusti” che “possono spingere la società al caos”, mentre l’altro esponente di primo piano del gruppo, anch’egli ex presidente della Repubblica, Mohammad Khatami, ha affermato che “siamo noi i veri protettori della Repubblica islamica e non coloro che nei recenti mesi hanno dimostrato di star sradicando la sua natura e il suo fondamento”. (PD)
 
 
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