Il nunzio vaticano brinda con Lukašenko. Incerta la sorte di Kondrusiewicz
Mons. Ante Jozic ha anche portato le lettere gratulatorie di papa Francesco. Il riconoscimento dell’elezione del presidente bielorusso non piace a molti cattolici, impegnati nelle manifestazioni. Lukašenko ha anche accusato l’arcivescovo di Minsk “cospirare per la distruzione del nostro Paese”. Per il presidente, la Chiesa ortodossa è il “bastione della religiosità” bielorussa. Molti sacerdoti ortodossi non seguono le indicazioni del metropolita e sostengono apertamente le proteste.
Mosca (AsiaNews) – I cattolici bielorussi sono piuttosto scioccati per le immagini trasmesse anche alla tivù del nuovo nunzio apostolico, mons. Ante Jozic, che stringe la mano e alza il calice insieme al presidente Alexandr Lukašenko.
Il presidente bielorusso ha ricevuto il nunzio lo scorso 6 novembre, segnando il riconoscimento ufficiale della sua rielezione da parte della Santa Sede. Lukašenko ha anche ricevuto le lettere gratulatorie di papa Francesco insieme a quelle dei rappresentanti di Venezuela, Iran, Corea del Nord, Siria, Turchia e Giappone, i Paesi che hanno finora riconosciuto la legittimità della sua rielezione. Durante l’incontro, Lukašenko si è rivolto a mons. Jozic con calorose espressioni di ringraziamento: “Trasmettete al papa di Roma i miei migliori auguri. Io lo rispetto immensamente. Mi sono incontrato con molti suoi predecessori, ma lui è il miglior papa di Roma”.
Per sacerdoti cattolici locali e fedeli che appoggiano le proteste popolari contro la falsificazione delle elezioni del 9 agosto, le immagini dei brindisi sono umilianti. Ricordando poi che l’arcivescovo di Minsk Tadeusz Kondrusiewicz, è in esilio in Polonia, un sacerdote ha commentato: “Il Vaticano propone una nuova mossa di Ostpolitik: privilegia la diplomazia invece che dar sostegno alla Chiesa locale”.
Proprio alla vigilia dell’incontro con mons. Jozic, Lukašenko aveva addirittura minacciato i cattolici, e in particolare il metropolita Kondrusiewicz, accusandoli di “cospirare per la distruzione del nostro Paese”, in particolare insieme agli odiati polacchi, e ha dichiarato di riporre tutta la sua fiducia nell’appoggio alla locale Chiesa ortodossa, “bastione della religiosità” bielorussa.
Domenica 8 novembre, in occasione della festa per l’icona “Gioia di tutti i sofferenti”, il metropolita ortodosso Venjamin (Tupeko) ha pronunciato un’omelia diffusa dai siti ufficiali dell’esarcato di Minsk. In essa egli afferma che “nel nostro tempo la gente vuole sentire dalla Chiesa una parola di verità, ma la nostra parola non dev’essere come quella degli scribi e dei farisei. La nostra verità supera quella di persone del genere, dev’essere la verità di Dio, non solo sulla base della giustizia umana, ma corrispondente alla Sua volontà… è meglio per noi tacere, in attesa che il Signore riveli la sua volontà”. Secondo Venjamin, in base a questa “attesa della rivelazione divina… non è opportuno attribuire le colpe a una parte sola”, e conviene continuare a tacere e digiunare. Preghiera, silenzio e digiuno sono la soluzione da lui proposta fin dalla sua nomina come via per uscire dai conflitti sociali.
In realtà, molti sacerdoti ortodossi non seguono le indicazioni del metropolita e sostengono apertamente le proteste. Fra questi vi è padre Aleksandr Shramko, secondo il quale “la maggior parte delle persone coscienti non sono quelle che si limitano ad accendere qualche candelina davanti alle icone, ma quelle che si sentono vicine alle manifestazioni di protesta… la Chiesa non sopravvive solo grazie all’appoggio del potere in carica”.
Il nunzio mons. Jozic viene visto in Bielorussia come un “manager anti-crisi”, la cui carriera si è svolta per lo più in Paesi ostili al cattolicesimo (India, Russia, Cina e altri), e la posizione da lui espressa sembra “considerare i cattolici bielorussi come sacrificabili per le strategie geopolitiche vaticane portate avanti dall’attuale pontificato”, secondo l’opinione di Petr Rudkovskij, direttore dell’Istituto bielorusso per le ricerche strategiche.
L’imbarazzo di molti cattolici per il brindisi tra Jozic e Lukašenko ha trovato diverse espressioni. Il diacono Jurij Reshetko, moderatore degli studi al College cattolico di Minsk, ha compiuto un picchetto solitario davanti alla cattedrale, tenendo in mano un cartello con la parola “Smentisco” (Oprovergaju), riferito al riconoscimento presidenziale da parte dei cattolici.
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