10/07/2023, 08.38
RUSSIA-KAZAKISTAN
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Il 'mondo russo' del Kazakistan settentrionale

di Vladimir Rozanskij

La regione di Petropavlovsk porta anche nel nome la memoria del dominio zarista russo, e molti indicatori non solo politici, ma anche sociali ed economici confermano gli umori separatisti di gran parte della sua popolazione.

Astana (AsiaNews) - Si moltiplicano sulla stampa russa e internazionale le inchieste sulle prospettive del Kazakistan settentrionale, la regione a forte presenza di russi etnici, chiamata anche la Crimea o il Donbass kazaco. Anche se non si verificano tensioni al livello dell’Ucraina sud-orientale, molti pensano che il separatismo in questa zona sia destinato a crescere ulteriormente.

L’analogia con la Crimea ha un fondamento storico evidente: come con la penisola sul mar Nero, trasferita dalla Russia all’Ucraina, il segretario del partito Nikita Khruščev decise agli inizi degli anni ’60 di creare il cosiddetto “distretto Tselinnyj” o “delle Terre Vergini”, in cui furono inserite 5 regioni del Kazakistan (di Kokšetau, Kustanaj, Pavlodar, Petropavlovsk e perfino Akmola, oggi Astana), da trasferire nel territorio della repubblica sovietica russa Rsfsr, in un piano di ridistribuzione dei territori “dall’alto”. Allora si oppose il presidente del consiglio della repubblica kazaca Kssr, Žumabek Tašenov, che ottenne lo scopo di fermare l’iniziativa, pagando di persona con la perdita della sua carica.

Il Kazakistan del nord oggi coincide in parte con la regione di Petropavlovsk, che porta anche nel nome la memoria del dominio zarista russo, e molti indicatori non solo politici, ma anche sociali ed economici confermano gli umori separatisti di gran parte della sua popolazione. Non si tratta solo, e non principalmente, di “oppressione della minoranza” o di imposizione della lingua kazaca, come per l’ucraino nel Donbass, essendo questo processo molto meno irruento che in Ucraina o in altri Paesi ex-sovietici, pur essendo all’ordine del giorno. Stanno invece molto crescendo nella zona i sostenitori dell’ideologia del russkij mir, che prevede il ruolo-guida della Russia su tutti i popoli storicamente ad essa legati.

I russi del nord kazaco guardano solo i programmi della televisione russa, comunicano soltanto in russo sulle reti social, molti hanno anche il passaporto russo generosamente concesso da Mosca insieme a quello kazaco, e per questo possono percepire perfino la pensione dalla Russia. È diffusa la nostalgia per i tempi sovietici, insieme alla rabbia per le condizioni economiche arretrate della regione, che hanno un tenore di vita inferiore al resto dell’intero Kazakistan, passando da colonizzatori a “marginali”.

Il corrispondente di Currentime Timur Ermašev ha girato le città e i villaggi del Kazakistan settentrionale, cercando di capire quanto questi sentimenti siano radicati tra gli abitanti. L’inchiesta è stata sollecitata dal clamore di un video diffuso lo scorso aprile da Petropavlovsk, in cui una ventina di persone che si definiscono “Consiglio popolare dei lavoratori” ha dichiarato la sua intenzione di separarsi dal Kazakistan sulla base della costituzione sovietica del 1937 che concede “ai popoli sovietici l’indipendenza, l’autonomia e la sovranità”. La Procura generale kazaca ha subito aperto una procedura di verifica di questo gruppo, e a giugno sono state condannate due persone, Denis Rudnik e Kristina Kolčenko, con l’accusa di “incitazione alla divisione e al separatismo nella società”.

I due avevano anche espresso il proprio sostegno a una eventuale “operazione militare speciale” di Mosca nel nord del Kazakistan, affermando che “Uralsk è sempre stata una città russa”, come Pavlodar, Ust-Kamenogorsk e Semipalatinsk, alcuni dei centri principali della zona, e lanciando alla Russia il grido di soccorso: “Prendeteci con voi!”. La capitale della regione Petropavlovsk è in effetti l’unica città del Paese in cui i kazachi non sono l’etnia maggioritaria, rappresentando solo il 33% degli abitanti a fronte del 53% di russi, anche se finora non si sono registrati problemi di convivenza. Esiste perfino un monumento unico nel suo genere, in cui sulla stessa base si stagliano le figure dei massimi poeti dei due popoli, Aleksandr Puškin e Abaj Kunanbaev.

Dalla Russia la propaganda del Cremlino continua a sostenere la “russicità” di queste zone, e la necessità di sostenere il “nazionalismo” dei compatrioti e la difesa della loro identità culturale e politica, con toni molto simili a quelli usati per anni nei confronti del Donbass. I conduttori rivolgono al pubblico, che impersona i russi kazachi, la domanda “State aspettando il mondo russo lì da voi?”, e tutti rispondono con entusiasmo “Sì, sì, sì!”. Molti russi erano venuti ai tempi di Khruščev, per coltivare le “terre vergini”, e ora rivendicano la “verginità russa” di questo vasto territorio, disteso tra la tundra siberiana e le steppe kazache.

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