21/05/2024, 05.24
RUSSIA
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Il ministro russo della difesa dell'Ortodossia

di Vladimir Rozanskij

A differenza dei politici “convertiti” post-sovietici Andrej Belousov è uno dei patroni del monastero di Diveevo, la storica sede di san Serafino di Sarov. Fin dai primi anni Duemila, qui si concentra l’influsso della “ortodossia presidenziale” nel luogo simbolo di una spiritualità che all'inizio del Novecento era considerata troppo contigua all'eresia dei Vecchi Credenti, convinti della superiorità del cristianesimo russo su quello bizantino. 

Mosca (AsiaNews) - Ha attirato l’attenzione di tutti in Russia la nomina a nuovo ministro della difesa di Andrej Belousov, economista e figlio di un grande economista sovietico, ma soprattutto membro attivo di una fraternità ortodossa, tanto che molti si chiedono se per il suo compito sia stato considerato più il suo servizio ecclesiastico, che la stessa competenza economica. A differenza dei politici “convertiti” post-sovietici, come lo stesso presidente Vladimir Putin, Belousov è infatti un ortodosso a pieno titolo e uno dei patroni del monastero di Diveevo, la storica sede del santo Serafino di Sarov.

La Fraternità di Diveevo che amministra la comunità lo ha infatti eletto a suo principale tutore alcuni anni fa, per curare la buona gestione dei cosiddetti “misteri di Diveevo”, le grazie sacramentali e profetiche che discendono dall’eredità del santo ottocentesco, molto amato anche in Occidente come il “san Francesco” russo. In realtà anche Belousov è un convertito abbastanza recente, avendo ricevuto il battesimo a 47 anni nel 2007, nel suo villaggio natale di Pučkovo in provincia di Mosca, accompagnato dal fratello minore, anch’egli economista, già inserito da anni nella comunità. Insieme i due fratelli hanno servito per anni all’altare parrocchiale del protoierej Leonid Tsarevskij.

Ora invece è il capo della Fraternità legata al grande monastero a 600 km ed est di Mosca, considerato il “centro mistico” della Russia contemporanea. In esso si pratica un’ortodossia mista a pratiche di guarigione e occultismo, in cui si conserva una grande nostalgia per i tempi sovietici, quando tutta la zona era proibita alle visite per la presenza del centro militare di Arzamas, luogo di esperimenti con le armi atomiche. Questo rende la sensibilità bellica di Belousov ben più significativa della sua stessa esperienza di governo, dove svolgeva nel precedente mandato putiniano il ruolo di vice-ministro dell’economia, considerando che la “operazione speciale” in Ucraina è fortemente motivata da visioni religiose che proprio a Diveevo trovano una delle principali fonti di ispirazione.

Oggi il monastero di S. Serafino eredita quella “paternità spirituale” sulla nuova Russia che una ventina d’anni fa era affidata all’Associazione russa dell’Athos, curata dalla stessa amministrazione presidenziale di Vladimir Putin. L’attuale stato di scisma con la Chiesa ortodossa greca ha interrotto questo rapporto storico con la Santa Montagna della Calcidica; nell’ultimo anno di comunione ecclesiastica, il 2018, all’Athos furono destinati da politici e oligarchi russi oltre 500 milioni di dollari, e ora questo patrimonio si riversa su Diveevo, oltre che su altri monasteri per cui sono state create analoghe strutture di sostegno, come la Lavra della Trinità di S. Sergio, quelli delle isole Solovki, di Valaam, di Novyj Ierusalim e altri.

Il patriarca di Mosca Kirill si è affrettato ad intestarsi il patronato di tutte queste associazioni oligarchico-monastiche, temendo di perdere il controllo sull’intero corpo ecclesiale, e la storia del gruppo di Valaam dimostra quanto questi timori fossero fondati. Fin dai primi anni Duemila, qui si concentra l’influsso della “ortodossia presidenziale” che si afferma anche al di sopra di quella patriarcale. Del resto questa è proprio la storia del monastero, rievocata fin dal centenario della canonizzazione di san Serafino, proclamata nel 1903 dallo zar Nicola II contro la volontà del Sinodo dei metropoliti e vescovi ortodossi (allora il patriarcato non era ancora stato restaurato), che vedevano nel santo, molto mistico e originale, una contiguità con l’eresia dei Vecchio-Credenti, la setta di coloro che ritengono la superiorità del cristianesimo russo anche su quello bizantino. Putin non a caso ha dimostrato più volte la simpatia per gli eredi di questa “superiorità spirituale” affermata nei torbidi seicenteschi, e la nomina del fido Belousov oggi ridisegna anche la dimensione della “sinfonia” tra Stato e Chiesa in Russia, dove il ministro della difesa diventa la vera guida spirituale del popolo in guerra.

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