Il ministro delle Finanze Yoshihiko Noda nuovo premier del Giappone
Eletto presidente del Partito democratico, assumerà anche la guida del Paese. La nomina dovrebbe essere ratificata domani dal Parlamento. È il sesto Primo Ministro in soli cinque anni e dovrà affrontare la crisi economica e l’emergenza nucleare di Fukushima, assieme alla ricostruzione post-terremoto.
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Il nuovo leader del Partito democratico giapponese (Dpj) è Yoshihiko Noda, attuale ministro delle Finanze e successore dell’ex Primo ministro Naoto Kan, il quale ha rassegnato le dimissioni lo scorso 26 agosto. Come da prassi consolidata, il neo-presidente del partito di maggioranza in Parlamento sarà anche il nuovo premier del Giappone. Sarà il sesto capo dell’esecutivo in soli cinque anni e dovrà affrontare – con maggiore decisione rispetto al predecessore – la crisi economica che ha investito il Paese e l’emergenza nucleare di Fukushima.
Nella corsa alla premiership Yoshihiko Noda ha sconfitto il ministro del Commercio Banri Kaieda, al termine di una prima votazione in cui nessuno dei candidati aveva ottenuto una solida maggioranza. Domani il Parlamento dovrebbe ratificare la sua nomina alla guida del Giappone. Noda, 54 anni, ha conquistato 215 voti, contro i 177 del suo sfidante. Il principale candidato alla leadership – il ministro degli Esteri Seiji Maehara – è stato eliminato alla prima votazione.
Al neo-premier il compito di ricostruire vaste aree della costa est, danneggiate dal potente terremoto dell’11 marzo scorso. Il sisma ha inoltre generato un gigantesco tsunami, che ha danneggiato la centrale nucleare di Fukushima, cui è seguita la fuoriuscita di materiale atomico tuttora in corso. All’emergenza nucleare si aggiunge la crisi economica, che ha investito anche il Giappone.
I primi commenti degli esperti di politica e finanza del Sol Levante sono improntati all’insegna dello scetticismo. In un editoriale apparso in questi giorni sul Tokyo Shimbun si legge che l’amministrazione Kan aveva condotto la nazione “in una sorta di vicolo cieco”, ma con le sue dimissioni e la formazione di un nuovo governo “la speranza, sinceramente, non cresce più di tanto”.
I democratici hanno conquistato il potere due anni fa, promettendo una serie di cambiamenti dopo decenni di governo del partito liberal-democratico (Ldp). Divisioni interne, lo stallo in Parlamento in un momento di grave crisi economica e il disastroso sisma che ha colpito nel marzo scorso – 20mila fra morti e dispersi – ha affievolito le speranze di trasformazione del Paese.
Nella corsa alla premiership Yoshihiko Noda ha sconfitto il ministro del Commercio Banri Kaieda, al termine di una prima votazione in cui nessuno dei candidati aveva ottenuto una solida maggioranza. Domani il Parlamento dovrebbe ratificare la sua nomina alla guida del Giappone. Noda, 54 anni, ha conquistato 215 voti, contro i 177 del suo sfidante. Il principale candidato alla leadership – il ministro degli Esteri Seiji Maehara – è stato eliminato alla prima votazione.
Al neo-premier il compito di ricostruire vaste aree della costa est, danneggiate dal potente terremoto dell’11 marzo scorso. Il sisma ha inoltre generato un gigantesco tsunami, che ha danneggiato la centrale nucleare di Fukushima, cui è seguita la fuoriuscita di materiale atomico tuttora in corso. All’emergenza nucleare si aggiunge la crisi economica, che ha investito anche il Giappone.
I primi commenti degli esperti di politica e finanza del Sol Levante sono improntati all’insegna dello scetticismo. In un editoriale apparso in questi giorni sul Tokyo Shimbun si legge che l’amministrazione Kan aveva condotto la nazione “in una sorta di vicolo cieco”, ma con le sue dimissioni e la formazione di un nuovo governo “la speranza, sinceramente, non cresce più di tanto”.
I democratici hanno conquistato il potere due anni fa, promettendo una serie di cambiamenti dopo decenni di governo del partito liberal-democratico (Ldp). Divisioni interne, lo stallo in Parlamento in un momento di grave crisi economica e il disastroso sisma che ha colpito nel marzo scorso – 20mila fra morti e dispersi – ha affievolito le speranze di trasformazione del Paese.
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