Il metropolita Mark di Vjat’ka sfida il patriarca di Mosca
Tensioni all’interno della Chiesa russa dopo i mesi della pandemia di Covid-19. Tužikov ha rifiutato un’onorificenza conferitagli da Kirill. La posizione di Mark è forse legata al discusso pellegrinaggio a Velikoretskoe, che a giugno ha causato molte infezioni di coronavirus, ed ha avuto luogo proprio nella metropolia di Vjat’ka.
Mosca (AsiaNews) - Mark Tužikov, metropolita di Vjat’ka, ha rifiutato lo scorso 11 settembre un’onorificenza ecclesiastica conferitagli dal patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev). Egli ha spiegato il suo rifiuto in una lettera inviata al capo della Chiesa russa. La lettera non è mai arrivata alla cancelleria patriarcale, ma è stata diffusa dai canali social.
Il metropolita è stato paragonato a Solženitsyn, che restituì al presidente Boris Eltsyn un premio statale. Il gesto di Mark rivela il periodo particolarmente turbolento delle relazioni all’interno del patriarcato russo, come si era intuito al recente Sinodo dei vescovi, che ha deciso una impressionante girandola di rimozioni e nomine nelle diocesi.
Lo scorso 7 settembre il patriarca si era già complimentato con il metropolita Mark per il suo 25mo anniversario di consacrazione episcopale, e aveva comunicato la proposta di elevarlo alla dignità dell’ordine del Santo Sergij di Radonež del III livello. Il metropolita aveva ringraziato per gli auguri, ma si era categoricamente rifiutato di ritirare l’onorificenza.
Non è stato reso pubblico il motivo del rifiuto: forse il metropolita si aspettava un riconoscimento più elevato, dato che è già in possesso dell’odine di S. Sergij del II livello, superiore a quello proposto attualmente. Il direttore del Centro di ricerca sulle religioni dell’Istituto Europeo, Roman Lunkin, ha commentato che “i reali conflitti tra i principali gerarchi della Chiesa russa oggi sono ricoperti da molti misteri, e si può solo avanzare supposizioni sulle loro motivazioni. Il rifiuto del metropolita Mark mostra per la prima volta che tali conflitti esistono davvero”.
Il metropolita di Vjat’ka è un uomo molto indipendente, dal forte carattere, noto per il suo amore alle gite in motocicletta e molto severo nelle relazioni con il clero della sua diocesi. Più volte è stato criticato per i conflitti con le parrocchie, per il brusco allontanamento di vari parroci, che hanno portato perfino a un infarto e a un suicidio tra di essi. Eppure non ha espresso posizioni radicali di Covid-dissenso o di appoggio allo scomunicato skhiigumen Sergij degli Urali, la cui posizione sta dividendo l’intera Chiesa russa negli ultimi mesi.
La posizione di Mark è forse legata al discusso pellegrinaggio a Velikoretskoe, che a giugno ha causato molte infezioni di coronavirus, ed ha avuto luogo proprio nella metropolia di Vjat’ka, senza che egli potesse fermarlo. Il patriarcato non ha aiutato il metropolita a risolvere la delicata situazione, e questo è probabilmente il motivo dei rancori nei suoi confronti. Il metropolita è noto per il suo carattere impulsivo, e per essersi occupato nel 2008 del caso delicato della diocesi di Anadyr, il cui vescovo Diomid (Dzjuban) si era contrapposto all’allora patriarca Aleksij II, fino ad essere scomunicato dalla Chiesa russa.
Il caso del metropolita Mark rischia di essere un vaso di Pandora scoperchiato, viste le molte tensioni all’interno della Chiesa russa dopo i mesi della pandemia di Covid-19. Molti vescovi ritengono di non essere stati aiutati dal patriarcato nel far fronte all’emergenza sanitaria e sociale, e ora pare si stia arrivando alla resa dei conti tra i gerarchi ortodossi.
14/06/2017 08:59
19/01/2018 10:53