18/09/2024, 08.30
TAGIKISTAN
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Il mercato di Pančšanbe: la storia viva del Tagikistan

Dopo un recente restauro attira migliaia di turisti da tutto il mondo a Khudžand, la seconda città del Paese. Testimonianza non solo delle tradizioni locali, ma anche punto di riferimento di un’economia ancora molto vacillante che vuole ritrovare le strade del commercio regionale e globale.

Dušanbe (AsiaNews) - Una delle attrazioni principali del Tagikistan, che dopo un recente restauro attira migliaia di turisti da tutto il mondo, è il mercato di Pančšanbe, uno dei più grandi di tutta l’Asia centrale. La sua storia risale all’antichità, e risulta il luogo più suggestivo di Khudžand, la seconda città del Paese dopo Dušanbe. Il mercato è legato in modo indivisibile al fiume Syrdarja, in quanto tutto quello che vi si vende è prodotto sulle sue rive.

Il Syrdarja è il fiume principale di tutta l’Asia centrale, e attraversa quattro Paesi: il Kirghizistan, il Tagikistan, l’Uzbekistan e il Kazakistan, sfociando infine nel mare d’Aral. Il suo destino condiziona la vita e le relazioni reciproche dei popoli che vi si affacciano, e il giornalista di Azattyk Petr Trotsenko lo ha percorso per raccontare come appare oggi attraverso le storie delle persone semplici, pescatori, commercianti, agricoltori, e anche consultando gli esperti che si occupano delle problematiche del suo bacino idrico, cercando le possibili soluzioni a vantaggio di tutti.

Il mercato è sempre stato il principale luogo d’incontro delle persone di Khudžand, dove oltre agli acquisti si viene a mangiare insieme il plov, la pietanza nazionale a base di riso, carote e carne, ad ascoltare le novità mentre si assaporano i dolci e si beve il tè. Anticamente il fiume scorreva proprio a fianco del mercato, rendendo ancora più semplice il commercio, ma ora ha cambiato il suo corso, allontanandosi dalle bancarelle. Del resto la città di Khudžand è essa stessa una delle più antiche di tutta la regione centrasiatica, risalendo a circa 2 mila e cinquecento anni fa, e il fiume univa la valle di Fergana a una delle capitali della Via della Seta, la città di Bukhara. A tutti i crocevia delle strade si formavano i bazar, per poi concentrarsi nelle giornate principali a Pančšanbe, termine che in tagico significa “giovedì”, il grande giorno del mercato.

Anche le altre città del Tagikistan sono legate ai giorni del commercio: Dušanbe significa “lunedì”, Čoršanbe è il “mercoledì”, Šanbe il “sabato” e Jakšanbe la “domenica”. Il grande padiglione che ricopre il mercato di Pančšanbe è stato eretto in epoca sovietica nel 1964, come il principale mercato coperto dell’Asia centrale, ma conservando l’aspetto degli antichi bazar. Qui si possono acquistare i prodotti più freschi e meno cari, ci sono molti venditori e una grande concorrenza tra di loro, alcuni di essi provengono dal vicino Uzbekistan, mentre i kirghisi sono scomparsi con i conflitti di frontiera. Vicino c’è anche il cosiddetto Afgan-bazar, dove tradizionalmente commerciano i tagichi originari dell’Afghanistan, ma anch’essi hanno smesso di venire dopo il ritorno dei talebani.

Accanto a Pančšanbe sorge il mausoleo di Šaikh Muslukhuddin, poeta e governatore di Khudžand nel XII secolo, con accanto una grande moschea dove si prega tutti insieme prima dell’apertura serale del mercato, quando arrivano i coltivatori a vendere frutta, verdura, carne e prodotti caseari fino alla mattina successiva. La sera si prepara anche il plov per tutti in due grandi pentoloni, usando almeno 100 chili di riso, nel più grande Street Food centrasiatico. La piazza nei giorni di festa si riempie per la preghiera, soprattutto nella solennità del Kurban-Ajta, quando si radunano alcune migliaia di persone, che invadono anche le vie circostanti.

Oggi il mercato di Pančšanbe cerca di rilanciarsi ulteriormente, non soltanto come testimonianza del folclore e delle tradizioni locali, ma anche come punto di riferimento di un’economia ancora molto vacillante in Tagikistan, ma che vuole ritrovare le strade di un commercio sempre più in evoluzione a livello regionale e globale, un mercato di poveri che si trasforma nella rinascita dei tanti popoli che percorrono i fiumi dell’Asia centrale.

 

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