Il mare di fango di Porong sarà incanalato nel Mar di Java
Jakarta (AsiaNews) – Un condotto per incanalare il fango bollente fino al mar di Java, distante circa 25 chilometri dal luogo del disastro. E’ l’ipotesi del governo dopo il fallimento dei tentativi per fermare la fuoriuscita del fango dal sottosuolo di Porong ed impedire che continui a sommergere campi, abitazioni e strade.
La proposta è già stata avanzata nel 2007, ma poi abbandonata per le proteste di ambientalisti e residenti preoccupati per i possibili danni alla fauna marina. Ma dal maggio 2006 il fango continua a uscire per oltre 100mila metri cubi al giorno e ha già costretto a sfollare oltre 50mila persone. L’idea è stata discussa in un incontro a porte chiuse a Jakarta tra il ministro degli Aiuti pubblici, funzionari locali e del dipartimento Ambientale e dirigenti della Lapindo Brantas, la ditta che ha scavato il pozzo da cui erutta il fango.
Secondo indiscrezioni, il condotto avrà un diametro di 2 metri e sarà lungo almeno 14,6 chilometri, da Porong a una località non rivelata. Il progetto avrebbe già ricevuto l’assenso di gruppi di studio, anche per l’impatto ambientale.
Si eviterebbe così “di incanalare il fango in un fiume” ha spiegato Rasio Ridho Sani, dirigente del ministero per l’Ambiente, come pure si era proposto ma che sarebbe più rischioso per l’ambiente, anche considerato che la lava potrebbe tracimare dai fiumi della zona (il fiume Porong e il Surabaya) e invadere le zone circostanti, inclusi i distretti di Sidoarjo, Mojokerto e Pasuruan, come pure la capitale provinciale di Surabaya.
Intanto il vicepresidente Jusuf Kalla ha detto “non vero che ci sia la volontà di abbandonare le vittime” del disastro. Ma gli sfollati lamentano che non hanno ancora ricevuto adeguati indennizzi e sono spesso costretti a vivere in ripari provvisori con scarsi sussidi. Kalla è noto per gli ottimi rapporti con ambienti dell’imprenditoria e per la sua vecchia amicizia e comilitanza politica con il ministro per gli Affari sociali Aburizal “Ical” Bakrie, considerato l’uomo più ricco del Paese. La famiglia di Bakrie, che si pensa controlli la Lapindo Brantas, è accusata di avere realizzato il pozzo senza adeguate cautele che impedissero l’eruzione del fango. Essa però si difende dicendo che il disastro è dovuto alla normale attività tettonica. Il governo le ha ordinato di pagare 3,8 trilioni di rupie (circa 284 milioni di euro) di risarcimento alle vittime e di eliminare tutti i danni.