Il governo turco espropria le case - agibili - dei sopravvissuti al terremoto
Un'inchiesta rivela gli effetti di un emendamento approvato a novembre e che riguarda migliaia di persone. I sequestri finalizzati alla creazione di “aree edificabili di riserva”, una misura temporanea per accelerare la ripresa. La protesta dei cittadini: “Siamo in grado di riparare le nostre abitazioni”.
Istanbul (AsiaNews) - Il sollievo e la fortuna, nella devastazione, di vedere la propria casa ancora in piedi mentre tutto attorno il terremoto aveva raso al suolo interi quartieri. E, a meno di un anno, l’amara sorpresa di vederla sequestrare dal governo con un breve e freddo messaggio di testo sul telefono in cui viene notificato il provvedimento di esproprio. È quanto è accaduto al 61enne Habip Yapar, originario del sud della Turchia, anch’egli colpito dal sisma del 6 febbraio 2023 e che, lo scorso ottobre, ha dovuto consegnare simbolicamente le chiave della sua abitazione nella provincia di Hatay ai funzionari del ministero del Tesoro. È quanto emerge da un’inchiesta pubblicata oggi dalla Reuters, che ha colpito Yapar come molti migliaia di altri concittadini sopravvissuti alla scossa interessati da un emendamento alla legge sulla pianificazione urbana.
Il ministro turco dell’Urbanistica Mehmet Ozhaseki ha dichiarato a inizio febbraio che il governo ha bisogno dei nuovi poteri stabiliti nella modifica alla legge per accelerare la riqualificazione dei quartieri delle città gravemente danneggiate dal terremoto. Hatay, al confine con la Siria, ha subito i danni maggiori durante la scossa più letale della storia moderna del Paese e, da allora, la ricostruzione sembra essere rimasta al palo rispetto alle ambiziose scadenze - e piani - fissati dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Secondo il regolamento, approvato a novembre, i sequestri erano finalizzati alla creazione di “aree edificabili di riserva”, misura temporanea per accelerare la ripresa e le persone affette avrebbero avuto diritto a una nuova proprietà dopo aver pagato il costo di costruzione, senza peraltro fornire dettagli sull’onere finanziario.
Sebbene l’assicurazione contro i terremoti sia obbligatoria, la norma non è sempre applicata e spesso copre solo una parte dei costi di ricostruzione o di acquisto di una proprietà. Dall’inchiesta della Reuters, che ha interpellato decine fra residenti, avvocati e funzionari, emerge che migliaia di proprietari di case sono stati colti alla sprovvista dai piani di sequestro, e molti hanno appreso dai social che le loro proprietà sarebbero state colpite. Come Yapar, decine di persone della città costiera di Samandag hanno ricevuto messaggi prima ancora che l’emendamento fosse approvato a novembre. Cinque mesi dopo, il governo non ha ancora fornito informazioni sui pagamenti, cosa accadrà se non saranno in grado di farlo, eventuali risarcimenti a cui potrebbero avere diritto e quando e per quanto tempo esattamente i loro titoli saranno in possesso dell’esecutivo.
Yapar vive con la moglie, il figlio e la figlia adulti in un rifugio temporaneo in tenda. E come lui almeno 215mila sopravvissuti di Hatay vivono in campi container o in tende. Ingegnere civile in pensione, egli aveva risparmiato per riparare la sua casa a due piani ma con il trasferimento della proprietà al governo non può avviare i lavori ed è, ad oggi, prevista la demolizione. Contro l’abbattimento egli ha intentato una causa, negando che l’edificio sia irrecuperabile e inagibile. “Possiamo - afferma - ricostruire le nostre case da soli e non vogliamo un centesimo dallo Stato”.
La vicenda del 61enne ingegnere non è un caso isolato ad Hatay, perché sono diverse le cause già avviate nei tribunali contro gli espropri forzati, mentre dal ministero dell’Urbanistica e dall’ufficio del presidente non vi sono commenti ufficiali. Nel frattempo diversi partiti di opposizione hanno presentato interrogazioni parlamentari per chiedere maggiori informazioni al ministero sulla nuova legge, ma sono rimaste senza risposta.
Hatice Altinoz ha raccontato che lei e il figlio Ahmet hanno dovuto lasciare il loro appartamento danneggiato ad Antiochia perché si trova in un’area in gran parte sgomberata per la ricostruzione. “Le autorità - sottolinea - non ci hanno fornito un container in cui stare perché il nostro edificio non era crollato, così mi sono trasferita nella casa container di mia figlia”. “Io e la mia famiglia - commenta Dilay Dolar, 57 anni, imprenditore - abbiamo lavorato duramente per possedere questi beni […] Ma ora non è chiaro cosa ci riserverà il futuro”. Di recente mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente - da poco riconfermato - di Caritas Turchia, aveva avvertito delle “criticità” nella gestione post-sisma sia per le “dimensioni enormi” della tragedia, sia per le incertezze. “Serviranno dei piani regolatori - avvertiva il prelato - idee e progetti, una gestione che non sia clientelare”.
In totale, Erdogan ha promesso 254mila nuove case per la provincia di Hatay; finora la costruzione è stata completata per meno di 7.300 di queste, secondo i dati dell’ufficio del governatore.
06/02/2024 10:53