Il governo di Singh guarirà la ferita di Amritsar
Con la vittoria del Congress si ricostituisce il tessuto pluralistico del paese
L'investitura di Singh sembra assumere un valore di riappacificazione nazionale, in particolare nei confronti della minoranza sikh, come spiega la nostra corrispondente da Mumbai.
La ferita psicologica dei Sikh sta guarendo in questi giorni ed è Sonia Gandhi a giocare ironicamente un ruolo fondamentale in questa guarigione. Con la nomina del sikh Manmohan Singh a tredicesimo primo ministro indiano il Congress ha espiato il suo peccato del 1984 [quando Indira Gandhi fece profanare il Tempio d'Oro di Amritsar (Punjab) ndr].
Nel paese tutti i Gurunwaras (i templi sikh) sono in festa, i seguaci di questa religione mistica fanno festeggiano per le strade fra fuochi d'artificio e danze, orgogliosi che un membro della loro comunità, oltraggiata 20 anni fa dallo stesso governo del Congress, sia ora salito con il partito alla carica più elevata del paese. Gruppi di Sikh nei loro variopinti turbanti visitano il Tempio d'Oro e pregano per una lunga e fruttuosa permanenza di Singh al governo. I fantasmi del passato sono stati accantonati e le ferite delle rivolte del 1984 e dell'operazione "Blue Star" sono state sanate.
Per i Sikh, il Tempio d'oro è la loro "Mecca". Sotto la guida del Congress negli anni Ottanta, Indira Gandhi primo ministro, l'operazione "Blue Star" portò alla profanazione del Tempio d'Oro proprio quando i Sikh erano in forte ascesa ed era messa in dubbio la loro lealtà. A seguito dell'assassinio della Gandhi da parte della sua guardia del corpo sikh, circa 3 mila sikh vennero sacrificati sull'onda di un'isteria collettiva. A decine vennero trascinati fuori dalle proprie case e brutalmente uccisi. Migliaia furono torturati. Molte centinaia di sikh si tagliarono la barba e gettarono i loro turbanti, il fiero simbolo della loro identità sikh.
L'India è un paese pluralistico con molte religioni, culture, lingue e gruppi etnici. Ma questa caratteristica della realtà indiana è stata fortemente minacciata. Le forze Hindutva hanno cercato nel corso degli anni di uniformare la cultura indiana all'interno di una casta superiore. Ma i tribali e i dalit (gli intoccabili) rifiutano un'identità imposta. Essi lottano per la loro sopravvivenza, per veder riconoscere la loro dignità umana e la propria identità culturale. Dalit, tribali e altre comunità religiose faticano a soddisfare i bisogni fondamentali di un essere umano. Per la maggior parte della storia sono stati oppressi e trattati con disprezzo. Un gran numero sono diventati buddisti, sikh, musulmani e cristiani. Oggi più del 60% dei cristiani indiani fanno parte delle classi più basse della società indiana.
Il governo dei 68 ministri del Congress e dell'United Progressive Alliance ricuce il tessuto sociale pluralistico e laico dell'India, visto che hanno giurato in parlamento anche membri dalit e tribali. Attraverso questi ministri, il Congress dimostra la propria abilità nel corteggiare i parlamentari delle caste più basse trattandoli da buoni alleati. Comunque, il Congress non sembra aver rotto la barriera politica dei sessi: solo un ristretto numero di donne ha giurato nel governo. Ma con un primo ministro sikh e un presidente musulmano, l'India a maggioranza indù invia un messaggio simbolico al mondo della sua identità panindiana e del suo carattere laico.
La tranquilla transizione di potere mette fine a 4 mesi di duro confronto elettorale con tutta la classe politica passata dal palazzo presidenziale, l'Ashoka Hall di Rashtrapati Bhavan. In un gesto che dimostra la sua saggezza politica, Manmohan Singh si è premurato di salutare il suo predecessore, Atal Binari Vajapayee, leader del BJP. L'ex primo ministro ha fatto altrettanto, formulando i migliori auguri al nuovo governo.
22/12/2023 12:12