Il governo di Hong Kong "pronto al dialogo" con Occupy, ma nei termini fissati da Pechino
Hong Kong (AsiaNews) - Il governo è "pronto al dialogo con i dimostranti" di Occupy, ma solo all'interno dello schema fissato da Pechino. E' quanto ha detto il governatore di Hong Kong Leung Chun-ying (a sin. nella foto) in una conferenza stampa tenutasi oggi pomeriggio. L'incontro potrebbe avvenire anche "la prossima settimana", ma già molti membri di Occupy Central e degli studenti rigettano la proposta come "inutile".
Da due settimane il movimento di Occupy blocca alcune strade centrali esigendo piena democrazia per il territorio. Pechino, che nel 2004 aveva promesso elezioni democratiche entro il 2017, alla fine di agosto ha stabilito (attraverso l'Assemblea nazionale del popolo, Anp) che tutta la popolazione di Hong Kong potrà votare per il nuovo governatore, ma si è riservata la scelta e il numero dei candidati da votare.
Il lungo sit-in di studenti e gruppi pro-democratici tende proprio a scalzare queste condizioni imposte dalla Cina, domandando anche le dimissioni di Leung, che è stato incapace a rappresentare i desideri del territorio di fronte a Pechino. In effetti, lungo lo scorso anno, vi sono state manifestazioni, referendum, pubblicazioni del movimento Occupy Central che hanno raccolto l'adesione di quasi 800mila persone. Ma negli incontri previ con Pechino Leung non ha nemmeno accennato a tutto questo.
Siu Kam-to, studente all'università di Hong Kong, al South China Morning Post commenta: "Dicono che vogliono negoziare senza alcuna precondizione da parte nostra, ma loro ne mettono una: lo schema fissato dall'Anp. Se il governo insiste sul fissarsi con ciò che l'Anp dice, non vedo a quale risultato può giungere questo negoziato".
Un altro elemento molto strano è che il governatore è pronto a parlare con la Federazione degli studenti, escludendo dai dialoghi altre organizzazioni studentesche, il movimento Occupy Central e membri pro-democrazia, che in questi giorni hanno partecipato ai sit-in e sono impegnati da anni sulla questione.
Secondo un altro studente, Leung "sta solo cercando di distruggere la protesta, così alla fine, quando ci sono meno persone, egli ci può sopprimere con durezza".
In queste due settimane la polizia si è resa responsabile di alcune violenze gratuite contro manifestanti indifesi e pacifici. Due giorni fa, è stato picchiato per diversi minuti un membro pro-democratico, Ken Tsang Kin-chiu, che è stato anche fermato. Un video, che ha fatto il giro del mondo, mostra con eloquenza i poliziotti e le battitute. Quest'oggi sette poliziotti sono stati identificati e sospesi dal servizio.
All'inizio dei sit-in centinaia di poliziotti hanno colpito con manganelli, gas lacrimogeni e spray urticanti un gruppo di studenti. Nella zona di Mong Kok gruppi di teppisti - fra cui membri della mafia cinese - hanno assalito i dimostranti mentre la polizia stava a guardare.
La notte scorsa vi sono stati ancora scontri fra la polizia e un gruppo di giovani che cercava di riconquistare una zona che ieri la polizia aveva sgombrato.
La Chiesa cattolica di Hong Kong sostiene le richieste di democrazia e ammette la disobbedienza civile. Fra molti, il card. Joseph Zen, è vicino agli studenti nei sit-in, anche di notte. Ma anche lui, come molti attivisti e democratici, pensano che per ora sia meglio togliere l'occupazione e trovare altri modi per continuare a lottare per la democrazia, avendo già raggiunto l'enorme risultato di polarizzare tutta la popolazione sulla questione.