Il governo birmano libera oltre 3mila detenuti, ma nessun prigioniero politico
Yangon (AsiaNews) - Il governo birmano ha annunciato il rilascio di migliaia di prigionieri dalle carceri del Paese, fra cui ex alti ufficiali dell'intelligence militare, ma nessuno prigioniero politico. La decisione giunge a poche settimane di distanza dal 25mo summit Asean (associazione che riunisce le nazioni del Sud-est asiatico), in programma dal 9 all'11 novembre a Naypyidaw, al quale parteciperanno il capo di Stato Usa Barack Obama e altri leader mondiali. In questi giorni il presidente del Myanmar Thein Sein ha perdonato 3.073 carcerati in nome della "pace e stabilità" e per il "rispetto dello Stato di diritto". L'esecutivo non ha voluto identificare nomi e reati commessi dai detenuti, ma la grande maggioranza era stata condannata per reati comuni, non per attività politiche.
Attivisti di Assistance Association for Political Prisoners (AAPP - Burma), fra i più importanti gruppi della dissidenza in Myanmar a operare in favore dei detenuti politici, riferiscono che il provvedimento di amnistia non riguarda prigionieri politici. Sei o sette fra le persone liberate, sottolinea Bo Kyi, sono ex funzionari di primo piano dell'intelligence "ma non si possono certo considerare prigionieri politici".
Esperti di politica locale spiegano che si tratta di membri della sicurezza interna e militari imprigionati una decina di anni fa, al tempo delle purghe ordinate dalla dittatura militare al potere in Myanmar sino al 2010. Fra questi vi sarebbe anche il generale di brigata Thein Swe, come confermato dal figlio Myat Swe che nella pagina Facebook ha annunciato il rilascio imminente del padre.
Fonti dell'esecutivo aggiungono che fra le 3mila persone liberate vi sono anche 58 stranieri, senza specificarne la nazionalità; l'amnistia decisa in queste ore è solo l'ultimo di una dozzina di provvedimenti attuati dal governo riformista e semi-civile birmano, dall'ascesa al potere nel marzo 2011. Tuttavia, a dispetto degli annunci del presidente Thein Sein, che aveva assicurato il rilascio di tutti i detenuti politici entro la fine del 2013, ancora oggi nelle carceri birmane restano rinchiuse decine di persone per reati di opinione.
Le ultime stime elaborate da AAPP, aggiornate al mese di settembre, parlano di almeno 80 attivisti incarcerati e altri 130 in attesa di processo per reati di opinione. Dietro gli arresti e le condanne la famigerata Sezione 18 della Legge sulle assemblee e riunioni pacifiche, pretesto usato dalle autorità per fermare, arrestare e condannare quanti si battono per le libertà politiche, civili e i diritti umani nel Paese. Solo il mese scorso, riferiscono gli attivisti AAPP in una nota inviata ad AsiaNews, vi sono state 11 condanne di attivisti, il rinvio a giudizio di 13 persone (fra cui due già in carcere) e il rilascio di due prigionieri politici.