Il giudice Chaudhry invita alla “sollevazione” popolare
Il capo della Corte Suprema deposto il 3 novembre chiede di scendere in piazza. Nonostante la repressione, continuano le proteste contro lo stato d’emergenza. Ambigue le garanzie sul regolare svolgimento delle elezioni parlamentari. Gli Usa chiedono a Musharraf di abbandonare l’uniforme. Minoranze avvertono: così il presidente rafforza gli estremisti.
Islamabad (AsiaNews) – Prosegue in Pakistan la repressione nei confronti dei manifestanti per la democrazia, scesi anche oggi in piazza in tutto il Paese per protestare contro lo stato di emergenza imposto sabato scorso dal presidente, generale Pervez Musharraf: Più di 110 solo oggi le persone arrestate, almeno metà delle quali avvocati, in prima linea contro il regime e solidali all’ex presidente della Corte Suprema di Islamabad, Iftikhar Chaudhry. Proprio Chaudhry, in un collegamento telefonico con i legali, ha chiamato oggi la popolazione a “sollevarsi” e scendere in piazza. Il popolare giudice è stato arrestato, rimosso e sostituito da Musharraf per essersi rifiutato di avallare l'ordine con cui il capo dello Stato ha sospeso la Costituzione “facendola così a pezzi”.
Dallo scorso 3 novembre sono migliaia gli avvocati arrestati tra Lahore e Islamabad. Secondo quanto riporta la Cnn, ormai un quarto degli avvocati del Paese - tremila su 12mila – è finito in carcere, mentre molti giudici si trovano agli arresti domiciliari. I soldati dell’esercito pakistano hanno attaccato anche gli uffici della Commissione pakistana per i diritti umani, ed arrestato uno dei membri della Commissione episcopale Giustizia e Pace, Irfan Barkat.
La All Pakistan Minorities Alliance (APMA) ha condannato oggi l’ondata di arresti di attivisti, legali e le restrizioni imposte ai mass media. Il governo ha deciso di “monitorare” i giornali nazionali in urdu e inglese e addetti speciali vagliano notizie, lettere ed editoriali contenenti materiale contrario al capo di Stato o alle forze armate. Secondo il comunicato a firma del presidente della APMA, Shahbaz Batti, le misure varate dal presidente reprimono la fascia sociale moderata del Paese e rafforzano gli estremisti. Il testo ricorda che il Pakistan è membro del Consiglio Onu per i diritti umani e a maggior ragione deve rispettare i diritti fondamentali dei suoi cittadini in ogni circostanza.
Intanto alle richieste della comunità internazionale di ripristinare la democrazia, il Pakistan risponde in modo ambiguo. “L'imposizione dell'emergenza è una questione interna pakistana”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Affari Esteri. Ieri il primo ministro Shaukat Aziz ha assicurato che le elezioni si terranno a gennaio come previsto, ma Musharraf non ha ancora dato la conferma definitiva e il ministro dell’Informazione ha avvertito che potrebbe verificarsi un ritardo anche di un anno. Oggi l'ufficio del presidente si riunirà per discutere dello stato di emergenza.
Al coro di chi come l'ex premier pakistana Benazir Bhutto, chiede che il presidente abbandoni come promesso l’uniforme di capo dell'esercito, si sono aggiunti oggi anche gli Stati Uniti, che nel Pakistan hanno uno dei loro principali alleati nella lotta al terrorismo. Ma al di là delle parole di condanna, Washington non ha preso misure concrete: ad esempio, non è stato chiarito, ancora, se e come “rivedrà” gli aiuti economici ad Islamabad, pari a circa 10 miliardi di dollari negli ultimi 5 anni.
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