26/10/2022, 08.54
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Il giardino europeo e la giungla russa

di Vladimir Rozanskij

Suscita critiche il paragone fatto dal capo della diplomazia Ue Josep Borrell. Direttore Ermitage: “Ognuno coltiva il proprio giardino”. Secondo l’accademico, la guerra in Ucraina risponde a un problema di sopravvivenza: meglio la “serra” sovietica della giungla capitalista.

Mosca (AsiaNews) – Il direttore del Museo russo dell’Ermitage di San Pietroburgo, Mikhail Piotrovskij (v. foto), ha risposto al responsabile della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, che ha definito la Russia (insieme ad altri Paesi) “una giungla” in confronto al “giardino” dell’Europa. Il diplomatico spagnolo si è in realtà subito scusato per la sua espressione, che però risulta essere molto rivelatrice delle dimensioni culturali e psicologiche del conflitto tra Mosca e l’Occidente.

In Russia vedono la cultura europea come “affetta dal veleno del colonialismo”. In ottica russa, la frase di Borrell fa capire che questa dimensione non è ancora del tutto superata e che dalle profondità della coscienza essa può riemergere, come una pretesa di imporre a tutti la propria idea di civiltà: proprio l’accusa che avrebbe spinto la Russia di Putin alle conseguenze estreme della “guerra difensiva”.

L’immagine del “giardino”, in effetti, è molto radicata nella tradizione europea, dalle evocazioni bibliche dell’Eden o dell’ “hortus clausus” del Cantico dei Cantici, fino alle famose definizioni laiche del “Candido” di Voltaire. “Ognuno coltiva il proprio giardino”, ha risposto Piotrovskij, rivelando una coscienza speculare e contrapposta da parte della Russia, appartenente all’Europa, ma anche sua avversaria.

“Il giardino è la cultura”, secondo il direttore, forte sostenitore di Putin, ma anche uno dei più brillanti esponenti dell’intelligentsija russa contemporanea. “Il suo destino è comunque quello della condivisione”, lo stesso termine “cultura” proviene dal lavoro agricolo; “Cicerone parlava della cultura come condivisione dell’anima e dell’intelletto, i più importanti frutti della natura umana”. Il giardino è il simbolo della “trasformazione della natura selvaggia”, e non si dovrebbe “contrapporlo alla giungla, ma al bosco”.

Citando un grande storico russo della letteratura, Dmitrij Lichačev, Piotrovskij spiega che “sia il giardino sia il bosco hanno uguale diritto di esistere”. Per l’accademico, “il bosco è la natura primordiale e attiva, il giardino è la natura coltivata, naturale e artificiale insieme, e non vanno confusi tra loro”. Usando la metafora di Borrell per commentare la situazione attuale, “ognuno deve essere lasciato libero di coltivare il proprio giardino”.

Del resto, commenta il direttore dell’Ermitage, “la giungla si è formata in Russia quando abbiamo iniziato a vivere nel capitalismo e nell’economia di mercato, dopo esserci abituati alla serra confortevole del socialismo per tanto tempo”. La lotta tra le bestie feroci dei mercati e della concorrenza spietata ha messo la Russia di fronte a un problema di sopravvivenza, fino alla reazione della guerra per liberarsi da queste soffocanti “vegetazioni incontrollate”.

La “gaffe” di Borrell, insomma, getta una luce sulla reale accoglienza e contraddizione del confronto culturale in Europa, conducendo a “un risultato inatteso nella lotta contro il globalismo omologante” che obbliga al multiculturalismo, in cui le culture vengono gettate nella confusione della giungla senza avere un proprio spazio vitale. La pretesa dei pari diritti delle culture porta in realtà al loro sradicamento dal terreno originario, ma “il giardino europeo non è predisposto alla convivenza dei diversi”, insiste Piotrovskij, e conduce al crollo totale della cultura plurale.

Nei musei, avverte il direttore, successore e figlio del più grande custode della cultura nelle collezioni russe, “le tante culture del mondo vengono conservate ed esposte per suscitare stupore e ammirazione, non per fare confusione”, non si tratta di colonialismo o prevaricazione, ma “salvezza dei tanti giardini del mondo”. Questo, anche nella tragedia della guerra, è il compito della Russia, secondo uno dei maggiori esponenti della sua cultura.

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