12/01/2018, 12.11
RUSSIA
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Il futuro di Putin secondo il patriarca Kirill

di Vladimir Rozanskij

Il Patriarca ortodosso di Mosca è stato intervistato da Dmitrij Kiselev, uno dei più importanti giornalisti della Tv di Stato. Difendere la civiltà dalla degradazione dei valori morali. L’economia digitale e le carte di credito. Al Natale russo hanno partecipato 2,5 milioni di fedeli (su 145 milioni di russi)

Mosca (AsiaNews) - Tra il Natale del 7 gennaio e la festa del Battesimo del 19 (corrispondente all’Epifania), in Russia si trascorrono i giorni dell’allegria o degli svjatki, i “santerelli” che assomigliano alle maschere del Carnevale occidentale. La rottura del digiuno pre-natalizio e l’inizio dell’anno nuovo (che secondo il calendario giuliano comincia il 14 gennaio), è ancora in uso l’antica tradizione degli scherzi e delle pagliacciate, per scacciare i timori con mezzi apotropaici, con il Nonno Gelo e la Baba Jaga delle favole russe invece di Babbo Natale e della Befana.

Nel clima rilassato di questi giorni, uno dei più importanti giornalisti della TV di Stato, Dmitrij Kiselev, ha intervistato il Patriarca russo Kirill (Gundjaev), cercando di stuzzicarlo anche sui temi politici della campagna elettorale appena lanciata, in vista delle elezioni presidenziali del 18 marzo prossimo. La prospettiva della quarta rielezione di Vladimir Putin viene infatti inquadrata nel suo nuovo ruolo di “candidato del popolo”, non legato ai partiti e ispirato oggi più che mai da ideali religiosi, che si radicano nella tradizione cristiana ortodossa.

Nell’intervista il patriarca ha insistito sulle prospettive apocalittiche da lui evocate sempre più spesso, e che a suo parere richiamano alla necessità di prepararsi a sfide decisive per l'umanità intera. Richiamando il passato, Kirill ha ricordato i tempi degli zar, in cui la Russia si era assunta la responsabilità di essere la “coscienza” (sovestlivost’) della comunità internazionale. Questo atteggiamento si riferisce soprattutto al periodo post-napoleonico, quando l’impero russo guidato dallo zar Alessandro I, il trionfatore della guerra contro il dittatore corso, propose la “Santa Alleanza” tra gli imperi cristiani d’Europa per evitare nuove avventure rivoluzionarie. Il suo successore Nicola I, detto il “gendarme d’Europa”, s’impegnò a sostenere le grandi monarchie, a cominciare dal papato, per difendere la civiltà dai moti liberali e dalla degradazione dei valori morali. Secondo le parole del patriarca russo, questo sarebbe anche oggi il compito della Russia di Putin.

Pur senza esporsi direttamente in favore del leader politico che guida il Paese da quasi 20 anni, la guida spirituale degli ortodossi russi ha rivolto un accorato appello ai suoi fedeli e a tutti i cittadini, invitandoli a recarsi in massa alle urne: “La Chiesa ritiene molto, molto importante la partecipazione alle elezioni del prossimo presidente, soprattutto per i fedeli ortodossi”. L’invito nasce dal timore di una scarsa affluenza e di un diffuso scetticismo nella popolazione, che non vede nel meccanismo elettorale una reale possibilità di influire sul corso politico del Paese, saldamente in mano a Putin e al suo apparato di potere, a cui viene associata anche la gerarchia ecclesiastica.

Pensando al futuro e alle prospettive del dopo elezioni, Kiselev ha chiesto al patriarca un parere circa il programma putiniano, in particolare sulla proposta della “economia digitale” su cui molto insiste la propaganda presidenziale. Si tratta di un tema particolarmente delicato per la Chiesa, che da anni si oppone all’obbligo delle transazioni informatiche perché “strumento satanico”. In particolare, i gruppi ortodossi più radicali si oppongono all’adozione obbligatoria dei codici fiscali che contengono le cifre 666, in cui vedono un segno apocalittico della vittoria dell’Anticristo.

Cercando di evitare toni eccessivi, il patriarca ha ricordato che “la Chiesa ha molto a cuore il concetto di sicurezza, non solo per i tentativi fraudolenti di usare le tecnologie digitali per recare danni irreparabili alla società, al Paese intero o a singole persone. Non si tratta solo di questioni tecnologiche, ma di dimensioni spirituali: la Chiesa è molto preoccupata del fatto che i mezzi tecnici contemporanei possano limitare la libertà delle persone”. Il presule ha poi insistito sulla minaccia delle forme digitali dell’economia, a cominciare dalle carte di credito: “Se improvvisamente, in un qualunque momento dell’evoluzione storica, venisse condizionato l’accesso a queste carte digitali in cambio di una dichiarazione di lealtà al potere dominante? Oggi, per ottenere la cittadinanza in qualsiasi Paese europeo, a qualunque persona che voglia naturalizzarsi o avere un visto di soggiorno, viene fatto vedere un filmato in cui si racconta della vita di quel Paese, dei suoi usi e costumi e delle sue leggi. Nel filmato di solito si mette bene in evidenza il tema LGBT, e dopo la proiezione viene posta la domanda: “Siete d’accordo su tutto?”. Se la persona risponde: “Sì, sono d’accordo, per me tutto questo è normale”, allora egli passa la selezione e diventa cittadino di quel Paese. Se dice di no, non riceverà niente. E se l’accesso alle proprie finanze venisse limitato con simili condizioni? Sono questi i pericoli contro cui la Chiesa oggi fa sentire la propria voce”, ha concluso minacciosamente l’intervista il patriarca Kirill.

In attesa di conoscere i dati dei sondaggi e delle successive elezioni, il Ministero dell’Interno russo ha diffuso ieri i dati relativi all’affluenza dei fedeli alle funzioni natalizie. In tutto il Paese sono state celebrate 11 mila Divine Liturgie nella notte tra il 6 e il 7 gennaio, a cui hanno partecipato 2,5 milioni di russi (su 145 milioni di cittadini); a Mosca le celebrazioni si sono tenute in 400 chiese, con la presenza complessiva di meno di un milione di persone su 12 milioni di moscoviti. Sono cifre di poco inferiori a quelle delle scorse festività pasquali, a cui prese parte circa il 3% della popolazione, e il 7% degli abitanti della capitale; del resto, nella tradizione ortodossa la Pasqua è molto più sentita del Natale. In ogni caso, secondo le teorie che fanno più o meno coincidere i sostenitori di Putin con i cittadini di fede ortodossa, gli appelli patriarcali alla partecipazione appaiono quanto mai giustificati.

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