Il futuro di Putin e la salma di Lenin
Il (quarto) mandato presidenziale di Vladimir Putin si concluderà nel 2024, giusto un secolo dalla tumulazione di Lenin sulla piazza Rossa. Egli sembra escludere nuove candidature sue e del suo delfino Dimitri Medvedev. Il futuro potere in Russia sarà quello di un’anonima nomenclatura che unisce gli antichi e nuovi zar, insieme a Lenin e Stalin.
Mosca (AsiaNews) – Nel Paese molti si domandano quale sarà il futuro del lungo regno dello “zar” Vladimir. Tali interrogativi si sono accresciuti dopo la conferenza stampa di Putin lo scorso 19 dicembre. A livello internazionale ha fatto impressione il sostegno putiniano al presidente americano Trump, la cui procedura di impeachment è stata giudicata da Putin “un’invenzione propagandistica”. Ma a livello interno il dibattito è alimentato da un paio di altre risposte che coinvolgono il futuro della salma di Lenin e quello dello “zar”.
La prima domanda ha riguardato l’eterna questione del trasferimento del corpo di Lenin, dal mausoleo della piazza Rossa (foto 2) a una possibile sepoltura, come auspicato dai vertici della Chiesa ortodossa. Putin ha dichiarato di “non ritenere opportuna” la traslazione della “mummia idolatrica” del profeta della rivoluzione, e ha aggiunto una riflessione sul ruolo di Lenin nella memoria russa.
Putin ha spesso criticato la politica leninista, e questa volta ha aggiunto che “Lenin era soltanto un rivoluzionario, non uno statista”. Il suo errore fu la politica delle nazionalità, inventando una “confederazione in cui le etnie erano separate amministrativamente”, creando i presupposti per la loro futura separazione: “Questo ha generato mille problemi, che era difficile tenere sotto controllo; Stalin era contrario, ma ha dovuto accettare la formula leninana”. A suo parere, questa è la causa dei conflitti odierni: “Territori puramente russi, come il Donbass prima e la Crimea poi, sono stati dati all’Ucraina, solo per aumentare il numero dei proletari in quella repubblica... appena il partito si è dissolto, si è dissolto anche il nostro Paese”
Secondo il presidente russo bisognava mantenere tutti i popoli uniti sotto la “grande Russia”, come ha cercato di fare a modo suo lo stesso Stalin, la cui figura viene quindi esaltata dall’ideologia putinista. In questo modo si cerca di “purificare” la memoria del leader dell’Ottobre, mantenendo solo la sua aura di capo della rivoluzione, imponendo una nuova versione della classica “idea russa”, “la nostra millenaria eredità” che dai tempi degli zar ritrova oggi la sua dimensione, senza rinunciare allo stalinismo sovietico, i cui crimini e orrori sono ricondotti da Putin agli errori di Lenin, che li rese “quasi inevitabili”.
La salma di Lenin non va quindi spostata, secondo le parole di Putin, vista la “nostalgia ancora presente nel popolo”, almeno fino a quando non verrà compresa correttamente la sua funzione nella storia russa.
Tale sottolineatura si lega alla seconda risposta di Putin ai giornalisti (evidentemente non casuale) circa il suo stesso futuro. Il suo attuale mandato presidenziale (il quarto) si concluderà nel 2024, giusto un secolo dalla tumulazione di Lenin sulla piazza Rossa, e il presidente ha dichiarato che “sarebbe meglio togliere dalla Costituzione il divieto di superare i due mandati consecutivi”, lasciando quindi il limite assoluto dei due mandati.
Questa affermazione ha suscitato molte reazioni e tentativi di interpretazione. Da un lato Putin sembra sancire la fine del suo lungo dominio sulla politica russa, escludendo sue future ricandidature, anche dopo una nuova “pausa” con mandato transitorio al suo delfino Medvedev. D’altro canto, ci si chiede se lo stesso Medvedev (ammesso che sia lui il successore) possa fare altri due mandati, avendone già passato uno dal 2008 al 2012, con Putin primo ministro; e comunque a nessuno sarebbe possibile rimanere al potere un quarto di secolo, come l’attuale leader.
In ogni caso, nessuno pensa che Putin si farà davvero da parte nel 2024. Con ogni probabilità assumerà qualche funzione di controllo, come la presidenza del Consiglio di sicurezza. Di sicuro non verrà più esaltato il consenso popolare, che da qualche anno è decisamente in calo, a causa anche delle non facili condizioni economiche del Paese. Il futuro della Russia appare sempre più “sovietico”, affidato ad un’anonima nomenclatura, lasciando il culto di Lenin e Stalin e degli antichi zar, ma con una nuova pretesa di “unità universale” del popolo russo, che vuole essere protagonista della scena internazionale.
10/05/2018 08:20
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